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Gli Anni '60

Gli anni ’60 furono anni di cambiamento per la NFL. L’era dei “two-way players”, i giocatori che erano in campo in ogni down sia in attacco che in difesa, praticamente ebbe fine col game-saving tackle di Chuck Bednarik dei Philadelphia Eagles nel Championship del 1960.
Stesso anno in cui i Cardinals, storica franchigia che era stata di stanza a Chicago per 62 anni, alzarono bandiera bianca allo strapotere cittadino dei Bears e si trasferirono a St.Louis. E ben quattro franchigie di espansione: Dallas, Minnesota, Atlanta e New Orleans, cambiarono un assetto della lega che resisteva dal 1951. La schedule passò da 12 a 14 partite di regular season e, prima della fine della decade, la Eastern e la Western Conference furono ulteriormente frazionate, aprendo la strada all’introduzione di un ulteriore turno di playoffs. Il feeling con la televisione maturò ulteriormente: Paul Hornung , star dei Green Bay Packers, divenne ben presto un idolo del pubblico femminile, mentre per Jim Brown si spalancarono le porte dorate di Hollywood.

Sul piede di guerra

Sembrerà paradossale, ma ciò che in questa decade influì maggiormente sulla NFL fu la nascita dell’ennesima lega rivale: la American Football League. Nell’estate del 1959 Lamar Hunt, a capo di un gruppo di investitori, chiese al commissioner della NFL, Bert Bell, di dirigere anche la neonata AFL. Bell considerò attentamente la proposta, a dispetto del timore degli altri proprietari che mal gradivano dell’ulteriore concorrenza. Ma nell’Ottobre 1959 Bell morì di attacco cardiaco, e con lui le speranze di cooperazione tra le due organizzazioni.
Così la AFL si preparò ad aprire i battenti nella stagione 1960. All’ultimo momento si tirò indietro il gruppo di Minneapolis guidato da Max Winter, dopo che la NFL gli assegnò una franchigia di espansione. Il posto divenuto vacante fu assegnato alla città di Oakland, mentre l’ingresso di due nuovi membri, Ralph Wilson Jr. di Buffalo e William H.Sullivan Sr. di Boston, portò a otto il numero di compagini.
Come commissioner fu eletto Joe Foss, ex senatore del South Dakota nonché pluridecorato pilota nella Seconda Guerra Mondiale.

Il primo atto della guerra mossa alla NFL fu il draft. Era chiaro che i proprietari cercarono di rimediare alla mancanza di esperienza col denaro sonante. Questo divenne evidente quando si scatenò la corsa al running back Billy Cannon, stella di Louisiana State e vincitore dell’Heisman Trophy nel 1959. Pete Rozelle, general manager dei Los Angeles Rams, gli offrì 10.000 dollari di bonus ed un contratto che gli avrebbe fatto guadagnare altri 10.000 dollari il primo anno e 15.000 nel secondo e nel terzo. Cannon firmò il 29 Novembre 1959, ma la data sul contratto fu volutamente omessa per consentirgli di giocare lo Sugar Bowl.
Ma alla fine di quella partita successe l’impensabile: Billy Cannon era nella end zone in compagnia di Adrian Burk, rappresentante degli Houston Oilers della AFL, che gli fece firmare seduta stante un contratto triennale da 100.000 dollari (più un bonus di 10.000).
I Rams cercarono di opporsi, ma un tribunale dichiarò valido il contratto firmato con gli Oilers. Per le due leghe era solo l’inizio di un periodo fatto di sotterfugi, incontri segreti e trucchi di ogni genere per poter mettere le mani sui migliori talenti in uscita dal college.

Giovani Cowboys

La neonata AFL contò anche e soprattutto su un buon numero di veterani della NFL in cerca di nuovi stimoli. Tra questi c’era il quarterback George Blanda, rilasciato dai Chicago Bears nel 1958. Blanda firmò con gli Houston Oilers e divenne immediatamente una stella. Grazie anche ai 24 passaggi in touchdown gli Oilers avanzarono al primo AFL Championship Game, dove si sbarazzarono dei Los Angeles Chargers. In questi ultimi militava Jack Kemp, miglior passatore della lega nonché futuro senatore degli Stati Uniti.
Sebbene la qualità del gioco lasciasse spesso a desiderare, la AFL si guadagnò la fama di lega innovativa, grazie anche all’introduzione della conversione da 2 punti in alternativa all’extra point kick.
Oltretutto l’orientamento di parecchie sue squadre al gioco aereo ed i punteggi elevati (dovuti anche alla scarsezza di parecche difese) beneficiarono all’appeal televisivo, tanto da indurre la ABC a sottoscrivere un contratto di esclusiva per 5 anni a 2 milioni di dollari.
Ma era ovvio che nel pianeta football il piatto principale restava ancora la NFL. Norm Van Brocklin, quarterback dei Philadelphia Eagles al crepuscolo della carriera, fu insieme al flanker Tommy McDonald e al tight end Pete Retzlaff l’anima di un attacco straripante. Le 2471 yards su passaggio e i 24 TD di Van Brocklin fruttarono per gli Eagles un record di 10-2 ed un biglietto per il Championship Game, dove sconfissero 17-13 i Green Bay Packers. Al termine di quella gara, Van Brocklin si tolse per sempre casco e protezioni, incamminandosi verso la Hall of Fame.
Nel frattempo crescevano i Packers, che avrebbero presto fatto parlare di sé. La potenza del fullback Jim Taylor e la versatilità di Paul Hornung sarebbero stati dei marchi di fabbrica della squadra di Vince Lombardi. In particolare quell’anno Hornung riuscì a segnare ben 176 punti (record battuto solo nel 2006 da LaDainian Tomlinson) grazie a 15 TD, 15 field goals e 41 extra points.
Il miglior attacco fu però quello dei Cleveland Browns, grazie alle prestazioni dei runners Jim Brown e Bobby Mitchell e al quarterback Milt Plum.

Ma il 1960 vide anche l’esordio dei Dallas Cowboys: il 24 settembre al Cotton Bowl ci fu la loro prima assoluta (sconfitta contro i Pittsburgh Steelers, 35-28, nonostante le 345 passing yards del qb Eddie LeBaron). Sebbene il record di quella stagione inaugurale (0-11-1) fosse inesorabile, l’head coach Tom Landry e il general manager Tex Schramm avrebbero presto tramutato la cenerentola della lega nell’America’s Team.

Novità nella Baia

Uno degli aspetti più interessanti della stagione 1961 fu lo Shotgun Offense di Red Hickey, coach dei San Francisco 49ers . Questo attacco non solo diede problemi alle difese avversarie, ma fu la causa dello scambio più clamoroso avvenuto quell’anno.
A differenza della T-Formation, parecchio in voga in quel periodo, nello Shotgun il quarterback si piazzava diverse yards dietro la linea di scrimmage, ottenendo una migliore visuale dello schieramento difensivo avversario. Hickey era convinto che il suo qb, il veterano Y.A. Tittle, una delle star della lega, fosse poco adatto a quel tipo di schieramento, così lo spedì ai New York Giants in cambio dell’offensive lineman Lou Cordileone. Tittle non fu l’unico a stupirsi dello scambio. ??“Io per Tittle ? Soltanto io ?”?? chiese l’incredulo Cordileone.
Col senno di poi, furono i Giants a guadagnare da quello scambio, dato che Tittle li avrebbe condotti a tre Eastern Conference Championships, venendo anche nominato MVP della lega. Ma nel 1961 tutti erano conquistati dal rivoluzionario attacco di Hickey, con ben tre quarterbacks, John Brodie, Bill Kilmer e Bobby Waters ad alternarsi nel corso della stessa partita. Brodie era un ottimo passatore, Kilmer era agile mentre Waters se la cavava sia nel lancio che nella corsa. I 49ers vinsero quattro delle prime cinque partite, incluso un 49-0 inflitto ai Detroit Lions e un 35-0 rifilato dai Los Angeles Rams. “Appena capivi come prendere le misure a uno dei loro quarterbacks, ne entrava un altro capace di fare altre cose”, commentò Joe Schmidt, linebacker dei Lions.

Ma la bella favola dei 49ers finì presto, alla sesta giornata, quando i Chicago Bears li fecero tornare coi piedi per terra sconfiggendoli 31-0. Clark Shaughnessy, assistant coach dei Bears, ebbe l’intuizione di spostare il middle linebacker Bill George a nose guard. Così non appena partiva lo snap del centro dei 49ers, George si fiondava immediatamente nel backfield. “Bill raggiungeva il tailback in un batter d’occhi”, osservò il compagno di squadra Abe Gibron.

Profondo nord

La NFL giunse nel Minnesota nel 1961. Primo coach dei Vikings fu Norm Van Brocklin, che aveva a disposizione un roster dal talento modesto. Ma non ci mise molto a forgiare con duri allenamenti quella banda di rookies sconosciuti e veterani scartati dalle altre squadre. Tra i rookies c’era un certo Fran Tarkenton, quarterback da Georgia scelto al terzo giro, che si apprestava ad iniziare una carriera di 18 anni in cui avrebbe riscritto ogni genere di record in termini di passaggi tentati, completati, yards guadagnate su passaggio e touchdowns. L’agile Tarkenton, che di lì a qualche anno sarebbe diventato “Sir Francis Scramble”, diede un assaggio del suo talento già nella sua prima partita da professionista: quattro passaggi in TD ed un altro su corsa contro i Chicago Bears, tanto per cominciare. Di fatto lo stile funambolico di Tarkenton mise fine ad un’era in cui “i quarterbacks devono restare nella tasca”, tanto per usare le parole di Norm Van Brocklin.

Nella AFL il quarterback dell’anno fu George Blanda, che con 3330 passing yards e 36 passaggi in touchdown innescò efficacemente l’attacco degli Oilers, che quell’anno segnarono quasi 37 punti di media a partita. Gli Oilers riuscirono ad aggiudicarsi ancora una volta l’AFL Championship Game contro i Chargers.
Nella NFL si imposero i Green Bay Packers, dove il duro lavoro di Vince Lombardi cominciava a dare i suoi splendidi frutti. Disciplina e cura dei fondamentali erano il suo verbo, e il primo risultato fu un record di 11-3 e il tripudio nel Championship Game contro i Giants di Tittle, 37-0.
La filosofia di Lombardi era semplice, come ricordò il wide receiver Max McGee: “Chi non vuole giocare per vincere, se ne vada subito all’inferno”.
“Disse a tutte le persone nell’organizzazione di mettere il proprio talento al servizio della squadra”, osservò il quarterback Bart Starr.
La power sweep divenne il segno distintivo di quella squadra, con il potente Jim Taylor splendido interprete: 1307 yards guadagnate su corsa e 15 touchdowns. Quell’anno ben 8 Packers furono convocati per il Pro Bowl, e la stessa cosa si ripeté nel 1962. C’erano pochi dubbi su quale fosse la migliore squadra nella NFL.

AFL in ascesa

Il biennio 1961-1962 fu cruciale per la sopravvivenza della AFL: dapprima i Chargers lasciarono Los Angeles per San Diego, poi i Denver Broncos e gli Oakland Raiders cambiarono proprietari. Gli eroi avevano soprattutto il nome di Billy Cannon degli Oilers, Lionel Taylor dei Broncos, Don Maynard dei New York Titans, Paul Lowe dei Chargers. A loro si aggiunsero ben presto il running back Carlton “Cookie” Gilchrist, che lasciò la Canadian Football League per unirsi ai Buffalo Bills, e il quarterback Len Dawson, che firmò con i Dallas Texans.
Nel 1962 Gilchrist fu il rushing leader della lega (1096 yards) e con lui, Abner Haynes di Dallas e Charlie Tolar di Houston furono i primi 3 giocatori ad abbattere la barriera delle 1000 yards stagionali su corsa.
“Non aveva la velocità di Jim Brown, ma era potente quanto lui”, fu il giudizio di Tom Bass, assistant coach dei Chargers, su Gilchrist.

L’impatto di Dawson fu ancora più profondo. In cinque stagioni nella NFL, trascorse da backup prima a Pittsburgh e poi a Cleveland, aveva visto pochissimo il campo (solo 21 passaggi completati su 45 tentati). Ma nel sistema offensivo di coach Hank Stram, Dawson esplose, lanciando 29 passaggi in touchdown (primato di lega) e portando i Texans al titolo.
Il 23 Dicembre 1962, dopo due overtime in una partita che durò ben 77 minuti e 54 secondi (la più lunga giocata fino ad allora), i Dallas Texans sconfissero gli Houston Oilers 20-17.
Era l’ultima partita per i Texans, che due mesi dopo lasciarono Dallas per spostarsi a Kansas City, dove divennero i Chiefs in onore del sindaco H.Roe “Chief” Bartle, uno dei fautori del trasferimento.

Jim Taylor domina

Nella NFL una delle maggiori novità della stagione 1962 fu la fine, dopo 5 anni, del predominio di Jim Brown come leading runner. L’eredità fu raccolta da Jim Taylor dei Green Bay Packers, che riuscì a guadagnare 1474 su 272 portate, segnando 19 TD. Sam Huff dei New York Giants ricordò così lo stile di Taylor: “Correva in modo potente e gli piaceva colpirti alla testa con le ginocchia. Adoravo giocare contro di lui perché non dovevo rincorrerlo chissà dove. Andava dritto verso di te per correrti in faccia.”
E proprio i Packers e i Giants ebbero i record migliori: 13-1 la franchigia del Wisconsin e 12-2 i G-Men. Entrambe le squadre ebbero l’onore di avere ben sei titolari al Pro Bowl.
Si affrontarono nel title game il 30 Dicembre 1962, nei venti gelidi dello Yankee Stadium in una delle più grandi battaglie difensive della storia. I Packers segnarono grazie ad un fumble recuperato e a 3 field goals, mentre il touchdown dei Giants arrivò grazie ad un punt bloccato. Il terreno ghiacciato e la ferocia dei placcaggi prevalsero sull’efficacia degli attacchi, e Green Bay si impose per 16-7.
Quale fu lo stimolo maggiore per i Packers ? Un veterano ammise: “Avevamo paura di perdere e di affrontare Lombardi dopo l’incontro”.

Prima del termine della stagione 1962, i proprietari elessero come commissioner della lega Pete Rozelle, un uomo che avrebbe fatto moltissimo per lo sviluppo della NFL.
Tre giorni dopo, i rivali della AFL confermarono la fiducia al commissioner Joe Foss.

Decisioni difficili

Il 17 Aprile 1963, Pete Rozelle dovette prendere la decisione più difficile della sua carriera da commissioner. Dopo una notte insonne, annunciò la sospensione a tempo indeterminato di Paul Hornung , running back dei Packers, e di Alex Karras, defensive tackle dei Lions, per aver scommesso su delle partite di football.
“E’ stata la decisione più difficile che abbia mai dovuto prendere”, ammise Rozelle.
A cinque giocatori dei Lions furono inflitte delle pene minori: John Gordy, Gary Lowe, Joe Schmidt, Wayne Walker e Sam Williams furono multati di 2000 dollari, mentre i Lions dovettero pagare una sanzione di 4000 dollari.
Hornung e Karras saltarono la stagione 1963, per essere poi riammessi nel 1964.
Rozelle prese la seconda decisione difficile quando annunciò che le partite previste per il 24 Novembre, due giorni dopo l’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy, si sarebbero comunque giocate. Il commissioner volle dare al Paese un’occasione di svago in quei giorni difficili, andando contro le critiche che giunsero quasi unanimi.
Anni dopo lo stesso Rozelle si sarebbe detto pentito di quella scelta.

Passaggi di consegne

La stagione 1963 vide parecchi avvicendamenti tra gli head coach.
Il leggendario Paul Brown, fino ad allora unico coach nella storia dei Cleveland Browns, fu silurato dal proprietario Art Modell e sostituito da Blanton Collier.
Weeb Ewbank, head coach dei Baltimore Colts, fu licenziato dall’owner Carroll Rosenbloom, che lo rimpiazzò con un giovane assistente proveniente dai Detroit Lions, il 33enne Don Shula.
Sul fronte giocatori, i Los Angeles Rams imbastirono con i New York Giants uno scambio che portò Roosevelt “Rosie” Grier in California e John LoVetere (più una scelta del draft) nella Grande Mela.
Grier era l’ultimo pezzo di quella che sarebbe stata una delle più forti linee difensive di sempre: “The Fearsome Foursome”, composta dallo stesso Rosey Grier, Merlin Olsen, David “Deacon” Jones e Lamar Lundy.

Il giorno più buio di quell’anno per la NFL fu il 10 Maggio, quando il defensive lineman Gene “Big Daddy” Lipscomb morì di overdose.
Il 7 Settembre fu invece una data da incorniciare: a Canton,Ohio, nasceva la Pro Football Hall of Fame. Ben 11 dei 17 membri originari furono presenti alla cerimonia di inaugurazione: Mel Hein, Curly Lambeau, Red Grange, Cal Hubbard, Earl “Dutch” Clark, Don Hutson, Bronko Nagurski, Johnny “Blood” McNally, Sammy Baugh , George Halas ed Ernie Nevers. Era assente il presidente dei Washington Redskins, il convalescente George Preston Marshall, mentre Joe Carr, Bert Bell, Tim Mara, Jim Thorpe e Pete “Fats” Henry furono introdotti postumi.
L’elezione nella Hall of Fame non fu l’unico motivo di gioia per George Halas, che condusse i Chicago Bears all’ottavo Championship. La difesa, guidata dal linebacker Larry Morris, riuscì a contenere i New York Giants di Y.A. Tittle, dando ai Bears la vittoria per 14-10.
Campioni AFL furono invece i San Diego Chargers di coach Sid Gillman, che fecero a pezzi i Boston Patriots: 51-10 il risultato finale.

La NFL sulla CBS

Il 24 Gennaio 1964 la CBS e la NFL firmarono un contratto di 2 anni per un totale di 28.2 milioni di dollari. In pratica ciascuna franchigia riceveva più di un milione di dollari l’anno.
Ma la AFL siglò un accordo quasi altrettanto conveniente con la NBC: contratto di 5 anni, per un totale di 36 milioni di dollari (900.000 dollari l’anno per ciascuna delle 8 franchigie).
Ormai era chiaro che il football era anche e soprattutto un business, grazie al numero sempre crescente di fans.
Nella AFL si misero in luce in particolar modo Lance Alworth, leggiadro wide receiver dei San Diego Chargers, Charley Hennigan e Gino Cappelletti, ricevitori rispettivamente degli Houston Oilers e dei Boston Patriots.

Nella NFL fu un anno di grazia per i veterani dei Colts (vincitori della Western Conference) Lenny Moore, versatile running back che segnò 20 TD tra corse e ricezioni, e il quarterback Johnny Unitas, che passò per 2824 yards e 19 TD.
Da incorniciare anche la stagione di Jim Brown, che riuscì a vincere il suo settimo rushing title, del qb Frank Ryan (25 passaggi in TD) e del rookie wide receiver Paul Warfield (9 ricezioni in TD), tutti dei Cleveland Browns, vincitori della Eastern Conference.
Un giorno indimenticabile non solo di quella stagione ma di tutta la storia della NFL fu il 25 Ottobre 1964: con i Minnesota Vikings avanti 27-17 contro i padroni di casa San Francisco 49ers , il defensive end Jim Marshall recuperò un fumble di Billy Kilmer e si involò per 66 yards… nella direzione sbagliata !
“Stavo mettendo pressione a Kilmer, quando vidi la palla sul terreno”, disse Marshall. “Così la recuperai e iniziai a correre. Vidi che a bordo campo tutti stavano facendo gesti con le braccia gridandomi qualcosa, ma pensai che stessero festeggiando”.
Dopo aver raggiunto la end zone, Marshall scagliò la palla per terra per celebrare quello che credeva fosse un touchdown. Invece fu una safety a favore dei 49ers.
Bruce Bosley, lineman di San Francisco, raggiunse Marshall per complimentarsi.
“Quello”, aggiunse Marshall, “fu il primo sentore che mi fece capire che qualcosa era andata male”.
Ma per la NFL l’evento principale di quella stagione fu il Championship Game, dove gli sfavoriti Cleveland Browns inflissero un clamoroso 27-0 ai Baltimore Colts. Jim Brown fece a pezzi la difesa dei Colts, guadagnando 114 yards in 27 portate, mentre Frank Ryan lanciò 3 passaggi in touchdown per Gary Collins. I Browns, guidati da Blanton Collier, riuscirono così ad aggiudicarsi il primo titolo del dopo-Paul Brown.
Nella AFL, il titolo fu preda dei Buffalo Bills, grazie anche alla prova del runner Cookie Gilchrist, che riuscì a guadagnare 122 yards. I Bills sconfissero 20-7 i San Diego Chargers, privi degli infortunati Lance Alworth e Keith Lincoln.
“Potevamo sfidare la NFL”, affermò Gilchrist al termine dell’incontro.

Ecco Broadway Joe

Il primo vero colpo della AFL ai danni della NFL avvenne il Primo Gennaio 1965. Alla fine di una vera e propria guerra all’ultimo rialzo, i New York Jets ebbero la meglio sui St. Louis Cardinals e si aggiudicarono il quarterback Joe Namath, appena uscito da Alabama. Per la prima volta un giocatore professionista di football firmava un contratto da 400.000 dollari l’anno.
“Vedo in questo ragazzo le stesse qualità che aveva Unitas”, affermò il coach dei Jets, Weeb Ewbank. Quello che i cronisti si chiedevano fu perché Namath avesse preferito i Jets ai Cardinals.
“Non fu sono una questione di soldi”, dichiarò Namath. “Mi interessavano il coach e l’organizzazione. Weeb Ewbank è un coach formidabile”. Eppure una tale spiegazione deve aver sorpreso l’allora head coach dei Cardinals, Wally Lemm, la cui squadra era reduce da due stagioni vincenti (record di 9-5 e 9-3-2), mentre i Jets venivano da due 5-8-1 di fila.
Quattro anni dopo, Namath avrebbe fatto un altro affronto alla NFL, vincendo il Super Bowl III.
Nella Grande Mela, Namath diventò subito una superstar: oltre alle prestazioni in campo (che gli valsero il titolo di rookie dell’anno), si segnalò anche per uno stile di vita sempre nella corsia di sorpasso. Fu da subito Broadway Joe.

Giovani orsi ruggiscono

Nella NFL fu notevole l’impatto dei due rookies dei Chicago Bears, le prime scelte Dick Butkus e Gale Sayers.
Butkus era devastante nei placcaggi, veloce ed efficace anche nelle coperture, come dimostrano i 5 passaggi intercettati nella prima stagione da professionista. Sarebbe stato per i successivi 9 anni l’anima della difesa dei Bears.
Sayers non gli fu da meno. I 22 touchdown stabilirono un record NFL che sarebbe durato 10 anni, e restano tuttora un primato assoluto per un rookie. Di questi 22 TD, 14 arrivarono su corsa, 6 su ricezione, 1 su kickoff return e 1 su punt return. La media di 9.8 yards guadagnate ogni volta che aveva palla è più eloquente di mille parole.
La sua giornata di maggior gloria fu il 12 Dicembre 1965, contro i San Francisco 49ers. Nel primo quarto, Sayers segnò involandosi per 80 yards dopo aver ricevuto uno screen pass. Nel secondo quarto andò in touchdown altre due volte, stavolta su corse da 21 e 7 yards. Nel terzo quarto, altri due TD su corsa, rispettivamente da 80 e 1 yard. Nell’ultimo quarto il sigillo finale: touchdown su punt return da 85 yards. Con questi 6 touchdown pareggiò il record NFL.
“La migliore prestazione individuale che abbia mai visto in una singola partita”, osservò George Halas.

La prova più inusuale della stagione 1965 la fece Tom Matte, running back dei Baltimore Colts, durante una partita di playoff contro i Green Bay Packers, il 26 Dicembre. In palio il titolo della Western Conference.
Con i quarterbacks Johnny Unitas e Gary Cuozzo infortunati, Don Shula diede a Matte, che aveva all’attivo un solo passaggio completato in tutta la stagione, il compito di chiamare i segnali. Matte si procurò una lista scritta a mano dei giochi da chiamare e se la legò ad un polso. Alla fine Green Bay riuscì ad andare all’overtime grazie ad un field goal di Don Chandler (per la verità molto contestato), per poi spuntarla per 13-10 grazie ad un altro field goal dello stesso Chandler.
La settimana seguente, i Packers superarono 23-12 i Cleveland Browns, laureandosi campioni NFL nel gelo di Green Bay. Jim Brown riuscì a guadagnare solo 50 yards, mentre la power sweep di Lombardi funzionò a meraviglia: Paul Hornung totalizzò 105 yards, mentre Jim Taylor 96.
Il Championship della AFL fu una sfida tra i San Diego Chargers di Sid Gillman e i Buffalo Bills di Lou Saban. I Chargers avevano il miglior attacco della lega, grazie alle prestazioni stellari di Lance Alworth, miglior ricevitore con 1602 yards e 14 TD.
Ma Saban riuscì ad imbavagliare l’attacco di San Diego, raddoppiando la copertura su Alworth. Con un netto 23-0 i Bills riuscirono a bissare il successo dell’anno precedente. Saban decise di chiudere da vincitore con il mondo dei professionisti per tornare nella NCAA, accettando le proposte di Maryland.

La guerra infuria

La caccia ai giocatori in uscita dai college raggiunse livelli ancora più esasperati nel 1966. L’astronauta Frank Borman, in orbita intorno alla Terra su Gemini 7, comunicò al centro di controllo di Houston: “Dite a Nobis di firmare con gli Oilers”.
Tommy Nobis, linebacker di Texas vincitore dell’Outland Trophy, era uno dei migliori prospetti di quell’anno. Sia gli Atlanta Falcons della NFL che gli Houston Oilers della AFL lo scelsero con la prima assoluta.
Tra le due franchigie si scatenò una guerra all’ingaggio: alla fine la spuntarono i Falcons grazie ad un blitz di Rankin Smith. Questi fece fare a Nobis e ai suoi genitori un giro del nuovo Atlanta Fulton County Stadium, dopo che li aveva prelevati da San Antonio con un jet privato.
“Guardavo tutti quei seggiolini colorati in quello stadio nuovissimo”, ricordò Nobis. “E il signor Smith mi disse ‘Questa sarà la tua casa per i prossimi anni’. Giocare nella NFL era da sempre il mio sogno”.

Fece clamore il passaggio del kicker Pete Gogolak, il primo in assoluto a calciare “soccer-style”, dai Buffalo Bills ai New York Giants. Così Al Davis, proprietario degli Oakland Raiders divenuto commissioner della AFL, suggerì agli altri presidenti di ripondere colpo su colpo. Così gli Oilers offrirono un contratto decennale a John Brodie dei 49ers. I Raiders fecero lo stesso con Roman Gabriel, quarterback dei Rams, Houston iniziò a negoziare con Mike Ditka, mentre i Dolphins sondarono il terreno per Alex Karras. Nessuno di questi affari andò in porto, ma era chiaro che si era in piena isteria collettiva.

Il Grande Passo

La possibilità di una fusione tra NFL ed AFL era stata più volte ventilata, ma il primo vero passo avanti fu fatto nella primavera del 1966, quando si incontrarono il general manager dei Dallas Cowboys, Tex Schramm, e il proprietario dei Kansas City Chiefs, Lamar Hunt. Tra il 4 Aprile ed il 7 Giugno, i contatti tra i due furono estremamente fitti: per conto del commissioner Rozelle, Schramm sondò il terreno presso gli altri proprietari delle franchigie della NFL, mentre Hunt fece lo stesso con quelli della AFL.
L’8 Giugno 1966 fu annunciato l’accordo tra le due leghe, sulla base del quale i club della AFL avrebbero versato un totale di 18 milioni di dollari (da pagare in 20 anni) per unirsi alla NFL, Rozelle sarebbe diventato commissioner, e le due leghe avrebbero giocato un Championship Game a partire dalla stagione 1966.
Oltre a ciò, fu concordato che le franchigie esistenti sarebbero rimaste nelle proprie città, mentre dal 1968 ciascuna delle due leghe avrebbe accolto una franchigia di espensione. Dal Gennaio 1967 si sarebbe tenuto un unico draft, dal 1967 si sarebbero giocate delle partite di preseason tra squadre NFL ed AFL, mentre una schedule comune si sarebbe avuta dalla stagione 1970.

Oltre che da questo storico accordo, il mondo del football fu sconvolto dal ritiro di Jim Brown, che a soli 30 anni preferì dedicarsi al mondo del cinema.
L’annuncio fu dato da Brown mentre questi si trovava sul set del film “Quella Sporca Dozzina”. “C’è un tempo per ogni cosa. Questo per me è il tempo di dedicarmi ad altre cose”, fu il suo laconico commento.
La fusione tra NFL ed AFL divenne ufficiale il 21 Ottobre 1966, in tempo per preparare in maniera adeguata il primo AFL-NFL World Championship Game, quello che un paio di anni dopo sarebbe stato ribattezzato “Super Bowl”.
I Packers rappresentarono la NFL, e non fu una grossa novità. Chiusa la stagione con un record di 12 vittorie e 2 sconfitte, Green Bay sconfisse Dallas in una partita emozionante, finita 34-27, conquistando il quarto NFL Championship dell’era-Lombardi. Quei Packers erano una squadra solida ed esperta. Architetto del loro attacco era il sempre affidabile quarterback Bart Starr, mentre il tackle Forrest Gregg e la guardia Jerry Kramer avevano spesso gioco facile contro le linee difensive avversarie, aprendo varchi per i runners. Il linebacker Ray Nitschke era il perno di una difesa che contava anche su gente come l’end Willie Davis, il tackle Henry Jordan, il cornerback Herb Adderley e la safety Willie Wood.
I Kansas City Chiefs vinsero il titolo AFL, conquistando il diritto di sfidare i Packers al Coliseum di Los Angeles. Le stelle di quei Chiefs erano il quarterback Len Dawson, il rookie running back Mike Garrett e il defensive back Fred “The Hammer” Williamson, noto per i suoi placcaggi micidiali. Lo stesso Williamson promise di punire severamente i running backs dei Packers.
La partita fu a senso unico: Max McGee segnò 2 TD su ricezione, e i Packers segnarono altre 3 volte su corsa. L’azione che probabilmente simboleggiò l’intero incontro avvenne nell’ultimo quarto, quando Williamson, cercando di placcare Donnie Anderson, si prese una ginocchiata in pieno casco, perdendo i sensi. Dopodichè il linebacker Sherrill Headrick rovinò sullo stesso esanime Williamson, fratturandogli un braccio. Mentre il cornerbackdei Chiefs fu portato fuori dal campo in barella, la guardia dei Packers Fred “Fuzzy” Thurston fu sentito canticchiare il motivo di “If I Had a Hammer”. Il risultato finale rispecchiò i valori emersi in campo: Packers 35, Chiefs 10.
“Non c’è dubbio. Abbiamo incontrato una squadra superiore”, fu l’ammissione di Lamar Hunt.

Quarterbacks, che gente

L’ingresso nella lega dei New Orleans Saints, avvenuto nel 1967, portò a 16 il numero di franchigie NFL e alla riorganizzazione della Eastern e della Western Conference in divisions di 4 squadre.
Il 1967 fu un anno d’oro per i quarterbacks, sia nella AFL che nella NFL.
Nella AFL passò quasi sotto banco lo scambio che portò Daryle Lamonica dai Buffalo Bills agli Oakland Raiders. I lanci di Lamonica, che sarebbe presto diventato “The Mad Bomber”, portarono i Raiders dritti al Super Bowl II.
Come quarterback di riserva e kicker, i Raiders ingaggiarono dagli Houston Oilers il quarantenne George Blanda, che per più di una volta avrebbe dato il meglio di sé nell’ultimo quarto, quando la situazione pareva ormai compromessa.
Ma lo scambio più clamoroso fu quello coinvolse il quarterback dei Minnesota Vikings, Fran Tarkenton. Questi era ormai ai ferri corti con il coach Norm Van Brocklin, tanto che il 10 Febbraio 1967 dichiarò che non avrebbe più giocato nei Vikings. Quattro giorni dopo, Van Brocklin annunciò il ritiro dalle scene, ma ciò non indusse Tarkenton a tornare sui propri passi, venendo spedito ai New York Giants in cambio di tre scelte. Bud Grant fu assunto al posto di Van Brocklin, mentre Tarkenton sarebbe tornato a Minneapolis cinque anni più tardi.
Nel primo draft NFL-AFL i Baltimore Colts, detentori della prima scelta assoluta, optarono per il defensive end di Michigan State, Bubba Smith, ma il giocatore che avrebbe avuto un impatto decisivo fu scelto 3 chiamate dopo. Stiamo parlando di Bob Griese, quarterback di Purdue, che avrebbe portato per 3 volte i Miami Dolphins al Super Bowl.
Dal punto di vista prettamente statistico, i migliori qb del 1967 furono Joe Namath dei New York Jets nella AFL e Sonny Jurgensen dei Washington Redskins nella NFL.
Namath accumulò 4007 yards su passaggio e 26 touchdowns, contribuendo alla prima stagione vincente della storia dei Jets (8-5-1), mentre Jurgensen stabilì il record NFL di passaggi completati (288) e yards su passaggio (3747).
I Green Bay Packers arrivarono ancora una volta fino in fondo, grazie alle vittorie nei playoff contro i Los Angeles Rams (28-7) e contro i Dallas Cowboys (21-17), in una delle più memorabili partite della storia. Giocatasi il primo Gennaio 1968 in condizioni climatiche a dir poco estreme (-25 gradi, che nel vento diventarono -44), la partita è stata consegnata alla storia con il nome di Ice Bowl. A soli 13 secondi dalla fine dell’incontro, con i Cowboys in vantaggio 17-14, i Packers erano ad una sola yard dal touchdown. Bart Starr suggerì a Vince Lombardi di chiamare una sneak.
“Allora fallo, e andiamocene di qui”, fu la risposta del leggendario coach. Jerry Kramer piazzò il blocco decisivo su Jethro Pugh e Starr diede ai suoi il quinto e ultimo NFL Championship dell’era-Lombardi, oltre al biglietto per Miami per il Super Bowl II.
Avversari dei Packers, gli Oakland Raiders, spinti da un attacco che nella regular season segnò la bellezza di 468 punti.
La partita passò quasi in secondo piano quando si sparse la voce che sarebbe stata l’ultima in carriera per Vince Lombardi . Voce che venne confermata dallo stesso coach durante l’incontro con la squadra il giovedì prima del match.
“Voglio dirvi di quanto sono orgoglioso di tutti voi”, iniziò Lombardi. Un attimo dopo il silenzio calò nella stanza.
I Packers del 1967 non erano al livello di qualche anno prima, pieni com’erano di veterani che portavano gli acciacchi di tante battaglie. Ma quegli stessi veterani entrarono in campo con la convinzione di sempre, arrivando con la forza mentale e l’esperienza laddove non potevano con il solo fisico.
La difesa causò 3 turnovers e l’attacco fu ineccepibile: Green Bay prese il vantaggio e non lo mollò fino alla fine, imponendosi per 33-14.
Lombardi entrò nella leggenda portato a spalla dai suoi giocatori. “Questo”, disse, “E’ il modo migliore per uscire da un campo di football”.

A chi l’eredità ?

I Packers furono dominanti durante il regno di Lombardi: 5 Championships vinti in 7 anni e 2 Super Bowls. Nel 1968 si voltò pagina, e si aprì la corsa alla successione.
I Dallas Cowboys, per due volte secondi ai Packers nella NFL, parevano i legittimi pretendenti al trono. Guidati dal quarterback Don Meredith, all’ultima stagione in carriera, e dai ricevitori Bob Hayes e Lance Rentzel, i Cowboys partirono a razzo con 6 vittorie consecutive, chiudendo la stagione con un record di 12-2.
Dal profondo nord spuntarono gli outsiders Minnesota Vikings, grazie ad una maestosa linea difensiva, i leggendari “Purple People Eaters”, formata dai tackles Alan Page e Gary Larsen e dagli ends Carl Eller e Jim Marshall. I Vikings vinsero il titolo della Central Division grazie ad un buon 8-6, primo record vincente nella loro storia.

Ma la squadra migliore della NFL furono i Baltimore Colts: ben 13 vittorie e una sola sconfitta (contro i Cleveland Browns). I Colts finirono la stagione con ben 10 vittorie di seguito, compresa le vittorie contro i Vikings nel Conference Playoff Game e contro i Browns nel Championship (34-0). Baltimore seppe far fronte anche all’infortunio che tenne fuori Johnny Unitas per gran parte della stagione. Il suo backup, il veterano Earl Morrall, risultò il miglior passatore della lega con 2909 yards e 26 TD.
Nella AFL ci fu da registrare il ritorno di Paul Brown, come head coach e proprietario dei Cincinnati Bengals, che terminarono la stagione inaugurale come fanalino di coda della Western Division. Soltanto due anni dopo avrebbero vinto il titolo divisionale.
Nella AFL West fu battaglia tra i Kansas City Chiefs e gli Oakland Raiders. Guidati dal defensive tackle Buck Buchanan e dal linebacker Bobby Bell, entrambi futuri hall of famers, i Chiefs concessero soltanto 170 punti, chiudendo con un record di 12 vittorie e 2 sconfitte. Di converso, i Raiders basavano la propria forza su un attacco al fulmicotone, grazie ai lanci del qb Daryle Lamonica e alle ricezioni di Fred Biletnikoff e Warren Wells. I Silver & Black segnarono ben 453 punti, finendo la stagione con un record di 12-2 per poi spazzare via i Chiefs grazie ad un eloquente 41-6 nei playoffs. Ultimo ostacolo verso il Super Bowl, quegli stessi New York Jets che erano stati sconfitti 6 settimane prima per 43-32, in una delle rimonte più celebri della storia: l’ Heidi Bowl. Ma a New York le cose andarono diversamente, in quello che fu un emozionante shootout: Namath lanciò 3 passaggi in touchdown, mentre Lamonica collezionò 401 yards e Biletnikoff ricevette 7 passaggi per 190 yards. In una situazione di primo down sulle 24 dei Jets, con i Raiders sotto di appena 4 punti, Lamonica scelse di lanciare un passaggio laterale al rookie running back Charlie Smith. Il lancio fu troppo corto, e Smith non fece alcuno sforzo per conquistare la palla, essendo convinto che il passaggio fosse in avanti. Il linebacker dei Jets Ralph Baker recuperò il fumble, salvando il 27-23. New York conquistò così il diritto di sfidare i favoritissimi Colts nel Super Bowl III , quello del famoso “guarantee” di Joe Namath.
Le cose non andarono come tutti avevano pronosticato, ed i Jets vinsero clamorosamente 16 a 7.

Aria di novità

La stagione 1969 fu foriera di parecchie novità: nuove stelle emergenti, nuovi coach sulla cresta dell’onda e, più in generale, un rimescolamento dei valori in campo.
Vince Lombardi si dimise dal ruolo di general manager dei Packers per unirsi ai Washington Redskins nelle molteplici vesti di head coach, vice presidente esecutivo e co-proprietario. Riuscì a portare i Redskins alla prima stagione vincente in 14 anni, prima di morire di cancro.
John Rauch, head coach degli Oakland Raiders, lasciò la California per cercare fortuna con i Buffalo Bills. Al suo posto, un giovane e misconosciuto coach dei linebackers che avrebbe presto fatto parlare di sé. Il suo nome era John Madden.
Nuovo coach anche per i Pittsburgh Steelers che, reduci da un mortificante 2-11-1, diedero fiducia a Chuck Noll. Accolto dal sarcasmo della stampa locale: “Noll allenerà i Pittsburgh Losers”, avrebbe smentito tutti con 4 Super Bowls in 6 anni.
Il quarterback dei Cowboys, Don Meredith, fece posto al rookie Roger Staubach, mentre la prima scelta assoluta, il running back da USC O.J. Simpson, si unì ai Buffalo Bills lo stesso giorno (il 9 Agosto) in cui morì il presidente e fondatore dei Redskins, George Preston Marshall.
Dal punto di vista organizzativo, in vista della schedale comune fu stabilito che NFL ed AFL avessero 13 squadre ciascuna. Dopo una riunione-fiume durata 36 ore, furono decise le conference. Tre franchigie della NFL, gli Steelers, i Colts e i Browns, si unirono alla AFL per formare la American Conference, mentre le restanti squadre delle NFL costituirono la National Conference.
L’ultima stagione con la vecchia formula NFL-AFL culminò nel Super Bowl IV, giocato a New Orleans dai Minnesota Vikings (12-2) e i Kansas City Chiefs (11-3).
Nella postseason, i Chiefs sconfissero prima i Jets 13-6, poi i Raiders 17-7. Giunti al Super Bowl, tutti gli occhi erano puntati sul quarterback Len Dawson, coinvolto ingiustamente in un giro di scommesse clandestine. “Fu indubbiamente la settimana più difficile di tutta la mia vita”, disse Dawson. “Non sapevo quale sarebbe stata la reazione del pubblico qualora avessi giocato male. Mi chiedevo che avrebbero pensato se avessi lanciato un intercetto o perso un fumble”
Ma i Chiefs presero subito le misure ai Vikings, arrivando 16-0 all’intervallo grazie a 3 field goals di Jan Stenerud e a una corsa di Mike Garrett. Minnesota cercò di colmare lo svantaggio portando il punteggio sul 16-7, ma finì di esserci partita quando Otis Taylor si involò per 46 yards in touchdown dopo aver ricevuto un passaggio corto. Len Dawson fu nominato MVP, mentre il coach Hank Stram, sconfitto nel Super Bowl I, ebbe la propria rivincita. Alla fine della decade, dopo 4 edizioni del Super Bowl, la guerra tra NFL ed AFL si era chiusa in parità, con 2 successi per parte.

Bibliografia

- 75 Seasons
- The Fireside Book of Pro Football
- http://www.nfl.com/history
- http://www.profootballhof.com
- http://nflhistory.net/

Decades | by Roberto Petillo | 05/03/07

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