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Super Bowl X

Il Super Bowl X si giocò in uno scenario consueto: l’Orange Bowl di Miami, che già aveva ospitato i Super Bowl II, III e V, e che avrebbe visto di scena il Super Bowl XIII.
Quella partita, disputata il 18 Gennaio 1976, vide scontrarsi per la prima volta due squadre che avevano già vinto il Lombardi Trophy e fu il primo atto di una rivalità chiave di tutti gli anni ’70 : i Pittsburgh Steelers contro i Dallas Cowboys. Per la serie, i brutti sporchi e cattivi contro la faccia pulita dell’America.
Dallas, dopo aver dedicato il 1974 alla ricostruzione, era una squadra giovane con un attacco che, specie sui terzi down, si allineava in una formazione che tanto giovane proprio non era: la Shotgun Formation. Roger Staubach, il quarterback, si posizionava 6 o 7 yards dietro il centro, pronto a lanciare, servire il running back o andare in scramble senza avere la “noia” di andare in drop back.
I 2 o 3 uomini in movimento prima dello snap, tra backs e receivers, erano la base del “Multiple Set Offense” di Tom Landry, complesso marchingegno offensivo di difficile decifrazione anche per le difese più smaliziate. Ed altrettanto complessa nell’attuazione era la Flex Defense, variante della 4-3 inventata dallo stesso Landry, in cui uno o due linemen si posizionavano circa 1 yard dietro la linea di scrimmage per poter ottenere un migliore angolo di placcaggio contro i runners avversari.
E tutto questo diventava più facile quando la front four, seppur rimasta orfana di un totem come Bob Lilly, era formata da gente come Ed “Too Tall” Jones, Harvey Martin, Jethro Pugh e Larry Cole.

Dallas si piazzò seconda nella NFC East, alle spalle dei St.Louis Cardinals, con un record di 10 vittorie e 4 sconfitte, ma ciò nonostante si qualificò ai playoffs come NFC wild card team (ai tempi c’era una sola wild card disponibile per ciascuna conference).
Dopo aver sconfitto in maniera rocambolesca i Minnesota Vikings nel Divisional, giocato al Metropolitan Stadium di Minneapolis, grazie alla celebre “Hail Mary” di Roger Staubach per Drew Pearson nei secondi finali, i Cowboys ebbero la meglio per 37-7 sui Los Angeles Rams nell’NFC Championship Game e divennero la prima wild card team di sempre a raggiungere il Super Bowl.
Se i Dallas Cowboys erano una squadra raffinata e cerebrale, i Pittsburgh Steelers erano praticamente l’esatto contrario: pratici ed essenziali, e forse proprio per questo terribilmente efficaci. “Less is more”, come direbbe qualcuno.
Gli Steelers erano i netti favoriti della vigilia, avendo perso soltanto 2 partite in tutta la stagione regolare. L’anno precedente avevano demolito i Minnesota Vikings nel Super Bowl IX, mettendo fine a decadi di insuccessi e frustrazioni con una dimostrazione di forza fuori dal comune. Il loro credo era semplicemente quello dell’indimidazione fisica. “Colpisci più forte. Fai tutto il possibile per vincere”, era il motto dell’head coach Chuck Noll. E una tale filosofia non avrebbe potuto avere interpreti migliori di “Mean” Joe Greene, Dwight “Mad Dog” White, L.C. “Hollywood Bags” Greenwood, Ernie “Fats” Holmes, Jack Lambert, Jack Ham, Andy Russell, Mel Blount, Mike Wagner, tanto per citare i nomi più celebrati di tutta la “Steel Curtain”, difesa plasmata dal defensive coordinator Bud Carson e dal defensive line coach George Perles, seconda nella storia forse solo a quella dei Chicago Bears del 1985 come potenza di impatto.

L’attacco tendeva a sfiancare le difese avversarie con le corse di Franco Harris e Rocky Bleier, per poi spesso affondare la lama con i passaggi in profondità di Terry Bradshaw per Lynn Swann e John Stallworth.
Inutile dire che fu mirabile il ruolo del reparto fondamentale e troppo spesso sottovalutato, ovvero la linea offensiva. Jon Kolb e Gordon Gravelle erano i tackles, Gerry Mullins e Jim Clack le guardie, mentre il centro “Old Ranger” Ray Mansfield lasciava sempre più spesso spazio al giovane Mike Webster.
Cattivi e muscolari nonostante una stazza non proprio da giganti, gli offensive linemen degli Steelers furono i primi a indossare delle maglie di qualche taglia più piccola, proprio per sembrare fisicamente ancora più grossi.
“La nostra migliore squadra era proprio quella del 1975”, dichiarò Joe Greene, costretto a saltare 6 partite per infortunio. “Non avevano neppure bisogno di me. Sapevamo fin dal primo giorno dove eravamo diretti”.
Nonostante tali premesse, il Super Bowl X fu uno dei più combattuti di sempre, incerto fino alla fine.

Il grosso punto interrogativo della vigilia era legato alle condizioni fisiche di Lynn Swann, wide receiver degli Steelers.
La sua presenza sembrava compromessa dopo la commozione cerebrale subita nel Championship Game, giocato nel gelo del Three Rivers Stadium appena 2 settimane prima. I durissimi colpi delle safeties dei Raiders George Atkinson e Jack Tatum, bollati come “criminali” dallo stesso Chuck Noll, lo costrinsero a 2 giorni di ospedale, alimentando addirittura le voci di un ritiro precoce.
Mentre il resto della squadra si allenava a pieno ritmo, Swann non fece più di qualche sessione leggera. Ancora un altro colpo alla testa e avrebbe potuto riportare danni cerebrali irreversibili.
E proprio lo status di Swann alimentò il trash talking di Cliff Harris, uno dei più grandi intimidatori della storia della NFL.
“Non voglio far male a nessuno intenzionalmente. Ma Swann deve tenere bene a mente che sarà colpito duro”, dichiarò la safety dei Cowboys.

Perfino Tom Landry, uomo vecchio stampo e di poche parole, si lasciò sfuggire che “Gli Steelers sono arroganti. Non sanno ancora cos’è l’umiltà, ma lo impareranno presto”.
Sul kickoff iniziale ci subito un trick play dei Cowboys, quando il rookie linebacker Thomas “Hollywood” Henderson tagliò con una reverse alle spalle del ritornatore Preston Pearson per prendere palla e lanciarsi in uno sprint sulla sideline sinistra. Gli special teams avversari furono colti di sorpresa e fu solo un tackle disperato del kicker Roy Gerela a fermare Henderson sulle 44 degli Steelers.

La prima azione del primo drive regalò un altro brivido, quando un sack di L.C. Greenwood provocò il fumble di Staubach, prontamente recuperato dal centro John Fitzgerald con perdita di 5 yards.
Un paio di yards con una corsa centrale del fullback Robert Newhouse costrinsero Staubach a forzare sul 3& long un passaggio centrale per Preston Pearson, ma il lancio finì incompleto. Dopo il punt del rookie Mitch Hoopes, Pittsburgh iniziò il drive dalle proprie 17 yards.
Terry Bradshaw, che come molti quarterbacks di quel tempo chiamava tutti i giochi sulla linea di scrimmage, pensò di lavorare ai fianchi la Doomsday Defense di Dallas: prima una corsa off tackle sulla sinistra di Franco Harris procurò un guadagno di 8 yards, poi una corsa centrale di Rocky Bleier per 8 yards dette agli Steelers il primo down.
Le 3 azioni successive furono tutte corse di Franco Harris, contenute senza troppi affanni da Dallas.

Gli Steelers furono costretti a liberarsi dell’ovale, ma il punter Bobby Walden non riuscì a controllare lo snap troppo basso e i Cowboys recuperarono il fumble sulle 29 avversarie con Billy Joe DuPree.
“Distolsi il mio sguardo dalla palla”, ammise Walden. “A volte può capitare. Cerchi di non andare in panico, ma non sempre succede”.
I Cowboys non persero tempo e nel gioco seguente Staubach su play action trovò libero Drew Pearson con un passaggio centrale. Questi sprintò sulla sinistra e varcò la goal line mettendo i primi punti sul tabellone.
“In quell’azione i Cowboys ci mostrarono ben 3 opzioni diverse”, osservò Andy Russell. “Metà di noi andò da una parte, metà dall’altra”.
L’extra point realizzato dal kicker austriaco Toni Fritsch portò il punteggio sul 7-0 per Dallas.

Dopo il kickoff return di Mel Blount, fermato da Randy White sulle 31, Bradshaw continuò ad insistere sul gioco di corsa con una serie di uno-due di Harris e Bleier. Dapprima Franco Harris trovò spazio sulla destra venendo fermato da DD Lewis e Cliff Harris, con 7 yards guadagnate. Poi altre 2 yards con una corsa centrale di Rocky Bleier. Quindi ancora Harris, stavolta con una corsa centrale, per il primo down. Altre 5 yards arrivarono grazie a una corsa sulla sinistra di Bleier, fermato dalla safety Charlie Waters.
A quel punto Terry Bradshaw lanciò sul profondo per Lynn Swann sulla sideline destra, che controllò la palla con un balzo prodigioso sulle 16 di Dallas.
Per Swann fu una ricezione importantissima anche sul piano psicologico.
“Mi dette una scossa clamorosa”, avrebbe dichiarato in seguito. “Non mi sarei mai più sentito così sciolto e rilassato in tutta la mia vita”.

Ancora una corsa centrale di Bleier per 5 yards, poi una sulla destra di Franco Harris che fu fermato da Lee Roy Jordan e Ed “Too Tall” Jones sulle 7 yards.
Nella situazione di 3& short, Chuck Noll mandò in campo una formazione con 2 tight end, più la guardia Gerry Mullins schierata come flanker.
Sembrava scontata una corsa, ma Bradshaw andò di play action per il tight end Randy Grossman, che dopo aver fintato un blocco puntò completamente libero verso la end zone. L’extra point di Roy Gerela portò le squadre sul 7 pari.

Il kickoff successivo fu ritornato da Preston Pearson fino alle 35 yards, dove fu placcato da Jimmy Allen. A quel punto i Cowboys iniziarono a macinare yards col proprio running game: prima Robert Newhouse sulla sinistra per 7 yards, poi sul 2&3 Doug Dennison andò a prendersi il primo down con una corsa centrale.
Un passaggio centrale di Roger Staubach fu ricevuto dal tight end Jean Fugett a pochi inch dal primo down, poi Newhouse si fiondò in un varco centrale arrivando fino alle 27 di Pittsburgh.
Ancora un tentativo centrale di Newhouse fu arginato da L.C. Greenwood e Andy Russell, poi una corsa di Doug Dennison sulla sinistra fu fermata sulle 17 da Ernie Holmes.

Sul terzo down, altra corsa centrale di Newhouse, che fu però placcato da Ernie Holmes e Jack Lambert ad un pugno di inch dal primo down.
Landry prese il coraggio a 2 mani e scelse di giocarsi il quarto down, che fu convertito da Doug Dennison con una corsa centrale.
L’ennesima corsa centrale, stavolta di Preston Pearson, fu fermata da un grande placcaggio di Jack Lambert, poi Jack Ham limitò Newhouse ad un guadagno di 1 sola yard, proprio allo scadere del primo quarto.
Dallas si trovava sulle 14 di Pittsburgh, ma una penalità per una falsa partenza dell’attacco spinse i Cowboys indietro di 5 yards.
Sul 3&14, con i texani schierati nella shotgun formation, Staubach cercò Jean Fugett ma il passaggio fu quasi intercettato da Glen Edwards. Il field goal di Toni Fritsch da 36 yards riportò avanti i Cowboys per 10-7.

Gli Steelers ricominciarono dalle proprie 32 e Bradshaw provò un passaggio sul primo down, ma il lancio venne deflettato da Ed Too Tall Jones e cadde incompleto. Poi Rocky Bleier venne fermato sulle 38 yards da Cliff Harris e, sul 3&4, Bradshaw fece tutto da sé andando in scramble sulla sinistra sfuggendo a Lee Roy Jordan, azione che valse il primo down sulle 45.
Jordan si rifece nell’azione seguente, quando fermò un tentativo off tackle sulla sinistra di Franco Harris. Poi un tackle di Mel Renfro causò una perdita di 5 yards su uno screen pass di Bradshaw per John Stallworth, che nel gioco successivo riuscì a ricevere un lungo passaggio prima di essere placcato da Cliff Harris.

Sul 3&2, Harris provò a sfondare centralmente ma venne subito contenuto da Jethro Pugh e Harvey Martin. Sul 4&1 sulle 36 di Dallas, Chuck Noll provò a convertire il quarto down. Play action di Bradshaw, che lanciò sulla destra per Franco Harris, che fallì la ricezione.
Dallas ripartì dalle proprie 36, guadagnando un pugno di yards centralmente grazie a Robert Newhouse. Quindi Staubach lanciò sulla destra per Doug Dennison in uscita dal backfield, fermato senza problemi da Jack Ham. Sul 3&2, play action con passaggio lungo per Newhouse che si spense incompleto per il 3&out. Dopo il punt di Mitch Hoopes, l’attacco di Pittsburgh riprese dalle proprie 22 yards ma non riuscì ad ottenere granchè: prima Bleier fu fermato sulle 25 da Charlie Waters. Poi un passaggio inteso per Stallworth fu deviato da D.D. Lewis finendo incompleto. E sul 3&7, arrivò il sack di Harvey Martin a mettere fine al drive. Il punt di Bobby Walden restituì il possesso a Dallas sulle proprie 48 yards.
Dopo un passaggio centrale per Preston Pearson sulle 42 di Pittsburgh, Staubach pasticciò sull’handoff per Dennison, riuscendo a metterci una pezza recuperando lui stesso il fumble. Tom Landry continuò a mischiare le carte, chiamando prima un passaggio per Preston Pearson sulla sideline sinistra, poi una corsa di Robert Newhouse, che fu fermato dalla safety Mike Wagner per un guadagno di 2 yards.

Quindi Staubach, messo sotto pressione da Dwight White e Ernie Holmes, lanciò un incompleto per Preston Pearson. Sul 3&8, Staubach cercò di temporeggiare per trovare un uomo libero, evitando rocambolescamente il sack da L.C. Greenwood, per poi sgusciare trovando sulla destra il runner Charley Young per il primo down sulle 20 yards.
A quel punto la Steel Curtain salì davvero in cattedra, e lo fece nel modo più fragoroso possibile.
Newhouse fu prima spinto indietro di 4 yards da Andy Russell, poi sul 2&14 Staubach subì il sack da L.C. Greenwood perdendo 11 yards. Sul 3&25 sulle 35 di Pittsburgh arrivò un altro sack, stavolta da parte di Dwight White, che portò Toni Fritsch decisamente fuori range. Il punt di Mitch Hoopes restituì il possesso agli Steelers sulle proprie 6 yards.
Dopo una corsa inconcludente di Bleier sulla sinistra, Franco Harris fu a sua volta fermato da Dave Edwards. Sul 3&6, bomba di Bradshaw sul profondo per Lynn Swann, che realizzò una ricezione sensazionale in due tempi, che sarebbe stata l’immagine-simbolo del Super Bowl X.

Nell’azione seguente Bradshaw insistette ancora sul profondo per Swann, ma il passaggo risultò leggermente corto. Con gli Steelers sulle 37 di Dallas, Rocky Bleier trovò un varco centrale, venendo fermato sulle 30 yards da D.D. Lewis. Poi Franco Harris andò a prendersi il primo down con un’altra corsa centrale. Mancava 1 minuto e 10 secondi all’halftime, quando Chuck Noll chiamò timeout per riordinare le idee. Bradshaw evitò per un soffio il sack di Jethro Pugh, completando per Larry Brown. Poi un handoff per Bleier, fermato da Too Tall Jones sulle 18 yards. Noll fermò il cronometro con un altro timeout. Sul 3&2, il lancio di Terry Bradshaw fu deflettato da D.D. Lewis, finendo quasi intercettato da Mel Renfro.
Non restava altro che cercare di andare all’halftime in parità, e Roy Gerela tentò il field goal da 36 yards contro vento. Tom Landry chiamò timeout per “congelare” il kicker, e l’effetto fu quello sperato: wide left.

Squadre all’intervallo sul 10-7 per Dallas, al termine di due primi quarti tra i più combattuti di sempre nella storia del Super Bowl. Nonostante il vantaggio, le statistiche erano tutte contrarie ai Cowboys. Su tutte, le 98 yards totali conquistate contro le 194 degli Steelers.
Pittsburgh ebbe il primo possesso del terzo quarto, ma il drive si spense subito con un 3&out.
A loro volta i Cowboys andarono a sbattere contro la Steel Curtain Defense: dopo 2 corse inconcludenti, sul 3& long un passaggio di Staubach inteso per Charley Young venne intercettato dal cornerback J.T. Thomas e ritornato per 35 yards fino alle 25 dei Cowboys.
Due corse di Franco Harris portarono Pittsburgh sulle 16, poi lo stesso Harris andò a prendersi il primo down convertendo il 3&short.

Poi Bradshaw provò un end around per Swann, ma il tentativo fallì e il biondo qb venne fermato da Jethro Pugh con una perdita di 1 yard.
Bradshaw tentò allora la soluzione di forza, ma il passaggio nella end zone per Lynn Swann finì nettamente lungo. Sul 3&11, Bradshaw cercò ancora Swann, stavolta all’altezza della goal line, ma la ricezione venne impedita dal cornerback Mark Washington. Chuck Noll fu costretto a mandare di nuovo in campo il kicker, ma Gerela la spedì ancora wide left.
“Nessuno avrebbe potuto essere più dispiaciuto di me dopo quei due errori”, ammise lo stesso Gerela.
Cliff Harris si avvicinò prontamente al kicker degli Steelers, dandogli una pacca sul casco in segno di derisione. La reazione di Jack Lambert fu immediata, e scaraventò per terra Harris per lavare l’onta inflitta dal compagno di squadra.
Dopo una corsa di Preston Pearson e 3 consecutive di Robert Newhouse, un gioco rotto in scramble da Staubach fu prontamente fermato da Jack Lambert ad un soffio dal primo down.

Il punt di Mitch Hoopes spinse Pittsburgh sulle proprie 22. Bradshaw completò subito per Lynn Swann sulla sideline destra per il primo down. Harris e Bleier ripresero a martellare, ma un passaggio non ricevuto dal tight end Larry Brown costrinse di nuovo gli Steelers a ricorrere al piede di Bobby Walden.
Dallas a sua volta provò ad affidarsi principalmente alle corse, ma il drive non portò a nulla. E l’ultimo quarto si aprì proprio con un punt di Mitch Hoopes, che venne recuperato da J.T. Thomas dopo un fumble del ritornatore Dave Brown.
Nella prima azione del drive, Terry Bradshaw prese tempo nella tasca per poi lanciare per Franco Harris, che pestò la sideline destra per quindi rompere il placcaggio di D.D. Lewis, involandosi indisturbato verso il TD. Ma gli arbitri avevano già interrotto il gioco: tutto da rifare.
Un incompleto per John Stallworth e un sack di Randy White ai danni di Bradshaw fermarono ancora l’attacco degli Steelers. Bobby Walden calciò un ottimo punt in favore di vento e il ritornatore Golden Richards fu fermato da Sam Davis sulle proprie 17.
Tom Landry aprì la borsa dei suoi vecchi trucchi e sul primo gioco di quel drive chiamò una flea flicker: Staubach dette palla a Newhouse che la restituì al quarterback. Non trovando ricevitori liberi, Staubach tenette palla più del dovuto e fu fermato da Steve Furness, che dopo l’halftime aveva rimpiazzato il malconcio Joe Greene, con perdita di 1 yard.

Dopo una corsa inconcludente di Doug Dennison, Staubach subì ancora un sack da L.C. Greenwood.
I Cowboys, inchiodati a ridosso della propria goal line, furono costretti al punt. Reggie Harrison si aprì un varco e si fiondò a tutta velocità sul punter Mitch Hoopes, prendendo l’ovale in piena faccia. La palla varcò la end line per la safety degli Steelers, che ora ridussero lo svantaggio ad un solo punto: 10-9 Dallas.
“Non so cosa successe”, osservò Harrison. “Mi procurai un taglio profondo alla lingua. Sapevo che sarei riuscito a bloccare quel punt, anche se avevo paura di finire scalciato”.
Per Tom Landry, quell’episodio cambiò l’inerzia della gara.
Dopo il safety punt dello stesso Hoopes, gli Steelers continuarono ad alternare le corse di Franco Harris con quelle di Rocky Bleier, arrivando sulle 28 avversarie. Poi Terry Bradshaw guadagnò altre 7 yards con un gioco rotto in scramble. Poi, sul 3&1, un handoff tutt’altro che perfetto per Franco Harris frenò il drive degli Steelers, che si affidarono ancora a Roy Gerela. Stavolta il kicker realizzò il field goal da 36 yards, portando la propria squadra per la prima volta in vantaggio: 12-10, quando mancavano circa 6 minuti al termine.

Preston Pearson controllò a malapena l’ovale sul kickoff successivo. Qualcosa era nell’aria: Staubach provò una play action ma Mike Wagner intuì tutto e intercettò il lancio riportandolo sulle 7 avversarie.
“Non mi accorsi di Wagner”, ammise Staubach. “Non mi aspettavo che stesse lì. Pensavo che Golden Richards si fosse liberato dalla copertura, ma non riuscii a vederlo. Wagner avrebbe dovuto occuparsi di lui, rischiò e gli andò bene”.
La difesa dei Cowboys arginò prima un tentativo off tackle di Rocky Bleier, poi una corsa di Terry Bradshaw e infine uno sfondamento centrale di Franco Harris.
Roy Gerela realizzò il field goal da 18 yards e Pittsburgh si portò sul 15-10, vantaggio tutt’altro che rassicurante, viste le doti di “clutch player” di Roger Staubach.
Questi lanciò prima uno swing pass per Newhouse, poi subì un altro sack da L.C. Greenwood. Sul third & long provò un altro swing pass, stavolta per Charley Young, ma questi fu subito placcato da Jack Lambert ed L.C. Greenwood.
Gli Steelers ripresero possesso dalle proprie 30, quando mancavano 4:25 alla fine. A quel punto la scelta più logica era quella di far trascorrere il tempo sfruttando il running game, ed è quello che fecero sui primi 2 down successivi, con un paio di corse di Franco Harris. Ma sul 3&6, Terry Bradshaw preferì tentare il colpo a sorpresa lanciando sul profondo per Lynn Swann. Tom Landry si mangiò la foglia e chiamò un blitz: immediatamente D.D. Lewis si avventò su Bradshaw, che riuscì a lanciare un istante prima di essere colpito dal defensive tackle Larry Cole, che stava irrompendo dal lato cieco.

Swann riuscì a completare la ricezione e sprintò verso la end zone, con almeno 2 passi di vantaggio sul cornerback Mark Washington.
“Bradshaw chiamò una pass route, ma io non feci altro che correre dritto in mezzo”, osservò Swann. “Sentivo di poter battere Washington, e le safeties non gli dettero alcun aiuto”.
Bradshaw non riuscì a vedere l’esito di quell’azione, visto che fu scaraventato con violenza al suolo e costretto ad uscire dal terreno di gioco in stato confusionario. Fu soltanto negli spogliatoi, parecchi minuti dopo, che venne a sapere del touchdown.
“Fui colpito dal lato cieco e nella mia testa suonarono le campane”, avrebbe ricordato tempo dopo.
Gerela fallì la realizzazione dell’extra point, e il punteggio restò sul 21-10 per Pittsburgh.

Roger Staubach replicò con la forza della disperazione, trovando prima Drew Pearson con un lancio sulla destra sulle 43 avversarie, poi Preston Pearson per un altro primo down.
Un sack di Dwight White non interruppe il ritmo di Staubach, che nell’azione seguente lanciò per il rookie Percy Howard, che approfittò di uno scivolone di Mel Blount ricevendo un passaggio in TD da 34 yards. Ironia della sorte, per Howard sarebbe stata l’unica ricezione in carriera.
Il tempo era ormai agli sgoccioli.
L’extra point di Toni Fritsch portò lo score sul 21-17 per gli Steelers.
Nel frattempo Terry Bradshaw, ancora frastornato e dolorante per il colpo infertogli da Larry Cole, era stato portato negli spogliatoi.
Toni Fitsch tentò l’onside kick, ma Gerry Mullins recuperò palla per i Black & Gold sulle 42 dei Cowboys.
Chuck Noll fu costretto a mandare in campo il backup quarterback Terry Hanratty, che non fece altro che dare palla a Franco Harris e Rocky Bleier per mangiare preziosi secondi e costringere Tom Landry a consumare i timeouts che aveva ancora a disposizione.
Sul quarto down Chuck Noll chiamò una corsa per Rocky Bleier anziché mandare in campo il punter Bobby Walden. Ad 1:22 al termine, i Cowboys ripartirono dalle proprie 39 yards.
Staubach provò ad improvvisare una rimonta insperata, prendendosi in scramble il primo down per 11 yards. Poi lanciò per Preston Pearson, per un altro primo down. Nell’azione successiva esitò sullo snap di John Fitzgerald, per quindi evitare per il rotto della cuffia il sack di Dwight White. Ma il passaggio della disperazione per Drew Pearson risultò incompleto. Mancavano 12 secondi alla fine dell’incontro, e Dallas era sulle 38 avversarie senza più timeouts.
“Non volevamo concedere un altro big play”, dichiarò Chuck Noll. “Avevano bisogno di un touchdown per batterci ed ero assolutamente convinto che la nostra difesa li avrebbe fermati”. La sensazione del coach era quella giusta. Una Hail Mary di Staubach per Drew Pearson fu resa vana dall’intervento di ben 6 difensori Black & Gold nella end zone.

Ancora 3 secondi rimasti, e l’ultimo tentativo fu deflettato da Mike Wagner per poi finire dritto tra le braccia di Glen Edwards, che riportò l’intercetto sulle 35 yards mentre il tempo scadeva.
Lo scaffale di Art Rooney si arricchì del secondo Lombardi Trophy consecutivo, e gli Steelers divennero, dopo i Green Bay Packers e i Miami Dolphins, la terza squadra a vincere per 2 volte di seguito il Super Bowl.
“Questo giorno è ancora più bello di quello in cui mi sono sposato”, confidò l’anziano owner ad un amico. “Perlomeno l’esito del mio matrimonio era certo”.

Lynn Swann fu il degno MVP della partita: 4 ricezioni (di cui una miracolosa) per 161 yards e 1 TD. Quattro sole ricezioni, ma una più bella dell’altra.
“In quella partita ci furono degli episodi gratuiti. Dopo che Gerela fallì un field goal, Cliff Harris lo colpì sul casco. La cosa mi fece esplodere, ma ero già furioso per come le cose stavano andando. Nei primi due quarti eravamo stati intimiditi, e questo è inaccettabile per gli Steelers. Ma facemmo degli aggiustamenti e prendemmo fisicamente il sopravvento negli ultimi due quarti”, fu la dichiarazione di Jack Lambert, in puro stile Black & Gold.

Staubach, vittima di ben 7 sacks (record che fu eguagliato dai Chicago Bears nel Super Bowl XX), diede atto alla supremazia della pass rush avversaria.
“Hanno fatto un ottimo lavoro contro la shotgun. Ho avuto una buona protezione, ma i loro linebackers e defensive backs mi hanno reso la vita molto difficile”, dichiarò il quarterback dell’America’s Team.
Se quegli Steelers erano in procinto di diventare una delle più grandi dinastie di sempre (l’unica squadra che sarebbe riuscita a vincere 4 Super Bowls in 6 anni), i Cowboys sarebbero saliti sul trono due anni dopo, grazie alla vittoria contro i Denver Broncos nel Super Bowl XII.
Il cammino di Pittsburgh e Dallas si sarebbe incrociato di nuovo nel Super Bowl XIII, sempre all’Orange Bowl di Miami. E quella rivincita fu ancora più memorabile…

Bibliografia

- 75 Seasons
- The Super Bowl – Celebrating a Quarter-Century of America’s Greatest Game
- http://tsn.sportingnews.com

Great_Games | by Roberto Petillo | 08/06/08

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