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Super Bowl XIII

Il Super Bowl XIII, giocato all’Orange Bowl di Miami il 21 Gennaio 1979, fu uno dei più memorabili di sempre. Volendo usare un termine caro ai cronisti d’oltreoceano, fu una “instant classic”, sia per il pathos e l’intensità agonistica che per l’incredibile numero di futuri hall of famers in campo. Per la seconda volta nella storia, tre anni dopo il Super Bowl X (disputatosi anch’esso a Miami), l’atto finale della stagione NFL vide scontrarsi i Pittsburgh Steelers con i Dallas Cowboys, ovvero le due squadre più popolari d’America.
Le raffinatezze del multiple set offense di Tom Landry contro il pragmatismo di Chuck Noll. Il patè de foie gras contro pane e salame, giusto per spostare il paragone su un piano culinario.
I Dallas Cowboys iniziarono piuttosto in sordina la stagione 1978, forse ancora appagati per il successo nel Super Bowl XII, vincendo solo 6 delle prime 10 partite, per poi carburare nel momento clou chiudendo con 6 vittorie consecutive ed un record di 12-4. Nei playoffs si imposero prima sugli Atlanta Falcons per 27-20 nel Divisional Game, poi rifilarono un umiliante 28-0 ai Los Angeles Rams nel Championship. L’attacco era ancora guidato dal quarterback Roger Staubach , con i wide receivers Drew Pearson e Tony Hill a rappresentare delle costanti minacce sul profondo, e il runner Tony Dorsett a caricarsi sulle spalle gran parte del gioco di corse, con il fullback Robert Newhouse e l’halfback Preston Pearson, molto efficace come ricevitore dal backfield, utili valvole di sfogo. Come in ogni squadra di successo, buona parte dell’efficacia del gioco offensivo era merito della sontuosa linea offensiva, imperniata sul right tackle Rayfield Wright, il centro John Fitzgerald e la guardia Herbert Scott.

Ma la caratteristica peculiare di quei Cowboys era la cosiddetta “Landry Shift”: i giocatori della linea offensiva prendevano posizione; poi poco prima della linea di scrimmage TUTTI gli offensive linemen si alzavano per poi riprendere la loro posizione. Seguiva lo snap del centro. Quella prassi era resa regolare dal fatto che il centro non fosse ancora in posizione di “set”, e serviva più che altro a “nascondere” alla difesa avversaria i movimenti dei propri running backs prima dello snap (il marchio di fabbrica del “Multiple Set Offense” di Landry) e per far sì che i defensive linemen saltassero in offside. Insomma, un modo per prendere vantaggio in maniera ingegnosa.
La difesa dei Cowboys altro non era che una variazione alla flex defense, consegnata alla storia come “Doomsday Defense II”, versione aggiornata della “Doomsday Defense” originaria. La linea era formata dai tackles Randy White e Larry Cole e dagli end Harvey Martin e Ed “Too Tall” Jones, supportati dai linebackers Bob Breunig, Thomas Henderson e D.D. Lewis. Le secondarie si avvalevano di due buoni cornerbacks, Aaron Kyle e Benny Barnes, e due tra le safeties più intimidatrici di tutti i tempi: Cliff Harris e Charlie Waters.
Correre contro quella difesa era davvero arduo (lo dimostra la media di sole 107.6 yards concesse sul terreno nel 1978) e i continui blitz mettevano notevole pressione ai quarterbacks avversari.
E proprio il 1978 fu un anno chiave per la NFL grazie all’introduzione di una serie di regole che di fatto “aprirono” il gioco aereo: il contatto tra il difensore e il ricevitore avversario fu consentito solo in un’area profonda 5 yards (la cosiddetta “Mel Blount Rule”, dal nome del cornerback degli stessi Steelers), mentre agli offensive linemen fu permesso di bloccare estendendo le braccia.
Terry Bradshaw seppe trarre il massimo vantaggio dalle nuove regole ed ebbe la migliore stagione della sua carriera: le 2915 yards su passaggio e i 28 touchdowns gli valsero il titolo di MVP della stagione regolare. Il gioco d’attacco degli Steelers di Chuck Noll era tutto sommato semplice, basato sull’esecuzione perfetta dei fondamentali del gioco. Prima di tutto la linea offensiva (Mike Webster, Gerry Mullins, Sam Davis, Jon Kolb e Ray Pinney), che assicurava al tempo stesso una protezione ideale a Bradshaw, dandogli tutto il tempo per innescare sul profondo i ricevitori Lynn Swann e John Stallworth, e garantendo anche l’apertura dei varchi per i runners Franco Harris e Rocky Bleier. Da non sottovalutare l’apporto del tight end Randy Grossman, chiamato a sostituire l’infortunato Bennie Cunningham, finendo per essere una piacevole rivelazione con 37 ricezioni, 448 yards e 1 TD.

La difesa era nient’altro che una riedizione della leggendaria “Steel Curtain Defense”, con una linea formata da “Mean” Joe Greene, L.C. Greenwood e i due nuovi titolari Steve Furness e John Banaszak. I linebackers erano Jack Lambert, Jack Ham e Loren Toews. Le secondarie erano formate dai cornerbacks Mel Blount e Ron Johnson (con il futuro coach degli Indianapolis Colts, Tony Dungy, come nickel corner) e dalle safeties Donnie Shell e Mike Wagner. Quegli Steelers chiusero la stagione 1978 con 14 vittorie e 2 sole sconfitte, e sono considerati una delle squadre più forti di sempre.

A riscaldare un po’ gli animi ci pensò Thomas “Hollywood” Henderson, che qualche giorno prima del Super Bowl XIII diede dello “stupido” a Terry Bradshaw . “Bradshaw non riuscirebbe a fare lo spelling della parola ‘cat’ neppure se gli dessimo le lettere ‘c’ e ‘a’” , dichiarò alla stampa il pittoresco linebacker dei Cowboys.
La prima risposta gliela diede Mean Joe Greene sul campo di gioco, qualche secondo prima del kickoff. “Che ci fa una superstar come te negli special teams ?” , gridò il leggendario defensive tackle all’indirizzo di Henderson.

Dallas iniziò il primo drive con una corsa off tackle di Tony Dorsett sulla sinistra, con un guadagno di 9 yards, seguita da una corsa centrale dello stesso Dorsett, che sfruttò nel modo migliore il lead block della guardia sinistra Herbert Scott su Jack Lambert. Fu provvidenziale il placcaggio in campo aperto della safety Donnie Shell per evitare guai peggiori. Poi una corsa centrale del fullback Robert Newhouse, seguita da un’altra di Dorsett, stavolta sulla destra, con un altro notevole guadagno. Dallas si trovava sulle 35 yards degli Steelers, quando Tom Landry decise di provare un trick play: Staubach diede palla a Dorsett, mentre contemporaneamente avveniva il taglio del wide receiver Drew Pearson come nel più classico degli end around. Dorsett cercò di restituirla a Staubach, che fu colto impreparato (aspettandosi che il running back desse l’handoff allo stesso Pearson) producendo come unico risultato un fumble che fu recuperato dal defensive end John Banaszak sulle 47 yards degli Steelers.
L’intento di quel gioco, entrato poche settimane prima nel playbook di Tom Landry, era un lancio di Drew Pearson per il tight end Billy Joe DuPree.
“Provammo quel gioco per 3 settimane. Era previsto che io lanciassi per 15 o 17 yards per Billy Joe. Nonostante l’avessimo provato più volte in allenamento, incredibilmente facemmo fumble. Mi aspettavo un handoff un po’ più basso, ma avrei dovuto controllarlo comunque. Billy Joe era pronto per liberarsi dalla copertura, e invece ci fu il fumble” , commentò Drew Pearson.
Dopo una corsa centrale di Franco Harris, subito placcato da Randy White, Terry Bradshaw trovò John Stallworth con un passaggio da una ventina di yards per il primo down sulle 40 di Dallas.
Rocky Bleier guadagnò un paio di yards con una corsa sulla destra, poi Bradshaw completò per il tight end Randy Grossman per il primo down sulle 28 dei Cowboys. Nell’azione successiva, Bradshaw andò sul profondo, lanciando per John Stallworth che riuscì a ricevere con un balzo felino il lob lanciato dal biondo qb della Louisiana, sfuggendo alla doppia copertura di Aaron Kyle e Cliff Harris. L’extra point di Roy Gerela fu una formalità, e gli Steelers si trovarono avanti 7-0.

“Sfruttammo una debolezza che scoprimmo guardando dei loro filmati” , affermò Stallworth. “Vedemmo un’esitazione dei cornerbacks, così percorsi una slant, poi tagliai sull’esterno e Terry mi servì quel pallonetto” .
I Cowboys si dimostrarono ancora una volta confusi, quando nel primo gioco dopo il kickoff, Staubach si scontrò con Dorsett, riuscendo ad evitare in extremis un’altra frittata lanciando un incompleto. Staubach si riscattò prontamente trovando un liberissimo Butch Johnson per il primo down sulle 42 di Pittsburgh. Ma la difesa black & gold frenò l’attacco dei Cowboys grazie ad una micidiale sinergia tra secondarie e pass rush: l’ottima copertura dei ricevitori costrinse Staubach a tenere palla più del dovuto, finendo preda, nonostante le sue ottime doti di scrambler, prima del tackle Steve Furness, poi del defensive end Dwight “Mad Dog” White. Il punt di Danny White restituì il possesso agli Steelers, che si rimisero in moto alla loro maniera: prima una corsa di Franco Harris, poi un passaggio centrale di Bradshaw per lo stesso Harris, seguito da un altro passaggio, stavolta per Lynn Swann, che prese il primo down sulle 30 di Dallas. Sembrava imminente un altro touchdown per Pittsburgh, ma nell’azione seguente Bradshaw volle insistere con i lanci ma non fece altro che sparacchiare tra le braccia del linebacker D.D. Lewis.
Lo stallo dell’attacco dell’America’s Team continuò nel drive seguente, che si spense subito con un third & out. Possesso di nuovo agli Steelers, che dopo un altro paio di corse di Franco Harris, commisero il loro secondo turnover: il defensive end Harvey Martin si liberò del left tackle Jon Kolb e mise a segno il sack ai danni di Terry Bradshaw causando un fumble, recuperato dall’altro defensive end Ed “Too Tall” Jones sulle 41 degli Steelers. Tom Landry cercò subito il jackpot chiamando un passaggio profondo di Roger Staubach per Drew Pearson, ma l’eccellente lavoro di copertura di Donnie Shell vanificò il tentativo. Ma il touchdown di Dallas era solo una questione di secondi: sull’azione seguente, situazione di 3&9, Staubach evitò all’ultimo istante il sack trovando sulla sinistra Tony Hill, libero sulle 25 degli Steelers, che sprintò sulla sideline sinistra liberandosi da Donnie Shell e sfruttando il blocco di Drew Pearson su Mel Blount. Nessuno poteva più raggiungerlo: l’extra point di Rafael Septien portò le squadre sul 7 pari.

Pittsburgh ripartì con un paio di corse a testa bassa di Franco Harris contro la flex defense dei texani, poi con una spettacolare ricezione,quasi rasoterra, del tight end Randy Grossman. Ma ancora una volta, quando le cose sembravano girare per il verso giusto, un blitz della difesa dei Cowboys cambiò le carte in tavola: sul 3&10 sulle proprie 37, Bradshaw perse l’ovale dopo essere stato colpito duramente da Thomas “Hollywood” Henderson. L’altro linebacker Mike Hegman recuperò il fumble e sprintò indisturbato verso la endzone. La conversione di Rafael Septien fissò il punteggio sul 14-7 per i Cowboys.
“Quando Thomas lo colpì, Bradshaw provò a controllare la palla con la mano sinistra”, ricordò Hegman. “Allora lo colpii e recuperai la palla. Dopo quel touchdown pensavo che fossimo sulla strada giusta” .

Ma fu un vantaggio che durò pochissimo: dopo un paio di corse centrali di Franco Harris per un guadagno totale di 5 yards, Bradshaw trovò John Stallworth sulle 35 yards. Questi si liberò di Aaron Kyle, poi sprintò in campo aperto sfruttando i blocchi di Swann e Grossman per il big play da 75 yards. Roy Gerela realizzò l’extra point e le squadre erano di nuovo in parità: 14-14.
E dire che in quell’azione, Stallworth non era neppure designato come il target primario. “Avevo intenzione di lanciare per Lynn Swann sulla post” , ammise Terry Bradshaw . “Ma i Cowboys lo coprirono bene, lasciando libero Stallworth. Così gli lanciai la palla, poi ruppe il placcaggio e andò a segnare”

L’attacco dei Cowboys rientrò in campo e dopo una corsa di Robert Newhouse e una di Tony Dorsett, “Mean” Joe Greene si avventò su Roger Staubach causando il fumble, che fu però recuperato dalla guardia Tom Rafferty. Il punt di Danny White restituì palla all’attacco degli Steelers, che ripartì da metà campo. Una slant chirurgica di Lynn Swann portò ad un guadagno di una ventina di yards, ma un altro sack di Thomas Henderson ricacciò indietro i black & gold, che furono costretti a mandare in campo il kicker Roy Gerela per provare un lungo field goal. Il tentativò non andò a buon segno, e il punteggio restò sul 14 pari quando mancavano poco più di 4 minuti all’intervallo. Sui primi due down Landry si affidò al running game, con un uno-due Dorsett-Newhouse, per poi conquistare il primo down grazie ad una fantastica ricezione in tuffo di Preston Pearson. Poi con una play action Staubach imbeccò Tony Hill per un altro primo down proprio sul two minute warning.

Nel gioco seguente, Staubach neutralizzò il blitz di Jack Ham e Robin Cole con uno screen pass per Dorsett che fruttò un guadagno di un’altra decina di yards. A quel punto Tom Landry decise di accantonare il two-minute drill, chiamando personalmente una play action. Staubach cercò Drew Pearson, ma Mel Blount intuì al volo lo sviluppo dell’azione e si piombò sulla palla mettendo a segno l’intercetto. Ancora una volta Dallas aveva gettato alle ortiche un’ottima occasione per andare a segno.
“Perché non hai lanciato a DuPree ?” chiese Tom Landry al suo quarterback non appena questi tornò sulle sidelines.
“Perché hai chiamato quel gioco così ridicolo ?” , gli rispose Staubach, sicuro che la difesa degli Steelers si stesse aspettando l’ennesima play action.
Dopo una penalità di 10 yards per una trattenuta della guardia Gerry Mullins, Bradshaw optò per uno screen per Lynn Swann, che sgusciò ancora una volta in campo aperto sfruttando il blocco del right tackle Ray Pinney per poi venire fermato dalla safety Charlie Waters sulle 37 dei Cowboys. Era chiaro che gli Steelers avevano trovato l’onda giusta, e Bradshaw non fece altro che continuare a cavalcarla, connettendosi ancora una volta con Lynn Swann, stavolta con un lancio da una ventina yards. Un guadagno di 9 yards su corsa di Franco Harris portò Pittsburgh sulle 7, quando mancavano 33 secondi all’half time. L’azione successiva fu uno dei momenti-simbolo del Super Bowl XIII: un blocco devastante portato da Gerry Mullins diede a Bradshaw il tempo di andare in roll sulla destra e di effettuare un lob per Rocky Bleier, che salì fino in cielo per agguantare la palla, prevalendo su D.D. Lewis. Roy Gerela mise a segno il punto addizionale, e gli Steelers andarono negli spogliatoi in vantaggio sul 21-14 con un momentum pazzesco a loro favore.

Da un punto di vista offensivo, il terzo quarto iniziò in tono decisamente minore se paragonato al livello di intensità raggiunto nei primi due quarti di gioco: per la prima volta gli Steelers furono costretti a chiamare in causa il punter Craig Colquitt dopo un three & out. Il drive successivo dei Cowboys fu altrettanto inconcludente: Tony Dorsett era stato ingabbiato dalla difesa degli Steelers, e le uniche cose degne di nota furono un paio di giochi rotti in scramble da Roger Staubach . Dopo il punt di Danny White , Pittsburgh riprese il discorso dalle proprie 24 yards, ma finì a sua volta intrappolata tra le maglie della “Doomsday Defense II” dei Cowboys, che riuscì a piazzare il secondo three & out di seguito. Craig Colquitt fu costretto a calciare via la palla controvento, e Dallas ripartì comodamente dalle 42 avversarie. Sul primo down, Staubach cercò subito il colpo grosso con un siluro per Tony Hill, ma il passaggio fu mal calibrato e finì lungo. Poi una toss per Tony Dorsett portò ad un guadagno di 4 yards. Sul 3&6, Staubach trovò Preston Pearson con un passaggio centrale che consegnò ai Cowboys il primo down. Con un altro paio di corse di Dorsett, Dallas arrivò sulle 19 avversarie. Dopo un incompleto per Billy Joe DuPree, uno sfondamento centrale di Tony Dorsett portò i Cowboys sulle 12 yards. Tom Landry chiamò timeout per riordinare le idee, per poi mandare in campo un secondo tight end, il veterano Jackie Smith, reduce da ben 16 stagioni NFL ad altissimo livello con i St.Louis Cardinals. A quel punto avvenne un altro episodio-chiave dell’incontro. In una situazione di 3&3, con gli Steelers che si aspettavano una corsa (anche in virtù della presenza di un secondo tight end), Staubach andò di play action lanciando centralmente per Jackie Smith, liberissimo nella endzone, che mancò clamorosamente la ricezione. Sarebbe potuto essere il touchdown del pareggio, e invece i Cowboys furono costretti ad accontentarsi del field goal di Rafael Septien, portando il punteggio sul 21-17.

“Jackie era liberissimo, non aveva avversari che lo coprissero in un raggio di dieci yards”, disse Staubach. “Così preferii lanciare con meno forza per non bucargli le mani. Avessi lanciato più forte, magari non l’avrebbe droppata. Forse fu colto di sorpresa dalla lentezza di quella palla. Se dovessi dare delle percentuali, fu al 50% colpa mia e al 50% colpa di Jackie” .
Jackie Smith si era addirittura ritirato al termine della stagione precedente, quando i medici gli dissero che un ulteriore infortunio al collo avrebbe rischiato la paralisi. Ma qualche mese dopo tornò sui suoi passi quando seppe che i Cowboys stavano cercando un tight end di riserva.
“Ho droppato altri passaggi nella mia carriera, ma ovviamente quello fu il più importante” , ammise in seguito. “Forse avrei dovuto provare a controllare la palla solo con le mani, senza aiutarmi col petto. Poi persi la coordinazione e i piedi andarono fuori tempo. E’ dura da ricordare, certe cose accadono così velocemente” .
L’attacco degli Steelers ripartì dalle proprie 28 yards. La difesa dei Cowboys era ad un passo dall’infliggere il terzo third & out di fila, quando Terry Bradshaw sgusciò fuori dalla tasca per poi sparare un passaggio che fu arpionato dal ricevitore Theo Bell per il primo down sulle proprie 44.

Un paio di incompleti costrinsero i Black & Gold al terzo down, quando Randy White (detto “The Manster”, ovvero “Half Man, Half Monster”) mise a segno un sack ai danni di Bradshaw. Un buon ritorno di Butch Johnson sul punt di Craig Colquitt fece ripartire i Cowboys dalle proprie 28. Una corsa di Tony Dorsett, con relativo guadagno di 2 yards fu l’ultima azione del terzo quarto. Dopo un incompleto, Staubach lanciò un lob per Dorsett, che sprintò sulla sinistra sfruttando ottimamente un blocco di John Fitzgerald per prendere il primo down. Landry continuò con una serie di chiamate conservative: prima una corsa centrale di Scott Laidlaw fu fermata da Jack Ham, poi un passaggio di Staubach sul corto raggio fu deflettato da Joe Greene finendo incompleto. Ancora quarto down per Dallas, che ancora una volta era costretta a ricorrere al punt di Danny White . Un’incornata di Thomas Henderson fermò sul nascere il tentativo di Theo Bell di ritornare il punt, e gli Steelers furono costretti a ripartire dalle proprie 14. Una guadagno di un paio di yards su corsa di Franco Harris, fino ad allora piuttosto sotto tono, ed un incompleto di Bradshaw constrinsero Pittsburgh a fronteggiare l’ennesimo third & long, ma un preciso passaggio di Bradshaw per Randy Grossman fu sufficiente a conquistare il primo down.

Un altro completo, stavolta per Lynn Swann, fruttò un altro primo down. Poi un pitch per Franco Harris portò gli Steelers poco oltre la metà campo. A quel punto ci fu un altro episodio che sarebbe risultato decisivo. Terry Bradshaw cercò ancora una volta con un alley hoop Lynn Swann in isolamento sul profondo. Il passaggio fu piuttosto preciso, ma la collisione con il cornerback Benny Barnes impedì la ricezione di Swann. Il back judge Pat Knight era nelle vicinanze e non segnalò nulla, mentre il field judge Fred Swearingen, che si trovava ad una maggiore distanza, lanciò il fazzoletto giallo per sanzionare l’interferenza a Barnes, dando il primo down automatico agli Steelers sulle 24 avversarie.

Uno screen sulla destra per lo stesso Swann e una corsa off tackle sulla sinistra di Franco Harris portarono Pittsburgh sulle 17. Una penalità per delay of game spinse gli Steelers indietro sulle 22, ma a quel punto Franco Harris si fiondò in una voragine centrale aperta da Mike Webster, Gerry Mullins e Ray Pinney andando indisturbato a segnare il touchdown. Il calcio di Roy Gerela fissò il punteggio sul 28-17.
“Mi aspettavo un altro blitz, così chiamai una trap off tackle per Franco” , ricordò Bradshaw.

Quella penalità ai danni di Barnes pesò come un macigno, e l’allora commissioner Pete Rozelle ammise l’errore di quella chiamata qualche tempo dopo.
“Fece un errore clamoroso, fu per noi il bacio della morte” , disse Landry riferendosi a Swearingen. “Poiché era partito il blitz da parte delle safeties, Bradshaw lanciò un lob per Swann, sperando che questi lo potesse ricevere. Benny andò verso l’interno, cercando di tenere Swann lontano dalla zona resa vacante da Cliff Harris. Poi Swann effettuò un taglio, andò a sbattere contro le gambe di Benny e cadde per terra. Dalla sua posizione, Swearingen non avrebbe potuto vedere nulla, mentre Knight vide tutto e non sanzionò niente” .
Dallas finì in una fossa ancora più profonda sul kickoff seguente.
“Pensai di calciare la palla nella loro endzone, in modo che Dallas prendesse il touchback e ripartisse dalle proprie 20” , dichiarò il kicker Roy Gerela. “Ma sul campo c’era uno strato di sabbia e scivolai leggermente poco prima di calciare. Non fu il kickoff che avrei voluto, ma la situazione girò comunque a nostro vantaggio” .
La palla si diresse verso Randy White, che giocava con una mano ingessata ed era negli special teams per le sue doti di bloccatore, che commise fumble dopo il placcaggio di Tony Dungy.
Dennis “Dirt” Winston recuperò la palla e gli Steelers ripartirono dalle 18 avversarie, quando sulla prima azione Terry Bradshaw trovò ancora una volta Lynn Swann, che con un fantastico guizzo riuscì ad agguantare un passaggio leggermente lungo. Il calcio di Gerela portò gli Steelers sul 35-17, quando mancavano 8:09 alla fine.

A bordo campo, alcuni giocatori degli Steelers iniziarono a festeggiare, forse troppo euforici per ricordare la capacità di Roger Staubach di dare il meglio di sé nelle situazioni disperate, che non a caso gli era valsa il nickname di “Captain Comeback”.
“Andai su tutte le furie quando vidi alcuni miei compagni iniziare a festeggiare” , disse Bradshaw. “Mi venne alla mente il Super Bowl di 3 anni prima, quando Dallas rimontò nel finale e quasi ci sconfisse” .
Jack Lambert pur condividendo quelle preoccupazioni, dichiarò: “Fortunatamente, avevamo un vantaggio tale da rendere inutile la rimonta dei Cowboys” .
I Cowboys cercarono di risalire la china: prima Staubach andò a prendersi il primo down andando in scramble, poi trovò Billy Joe DuPree con un passaggio chirurgico sulla sideline di destra. Una draw di Tony Dorsett fruttò un’altra ventina di yards, poi un passaggio per DuPree e uno per Drew Pearson fecero avanzare i Cowboys sulle 7 avversarie. L’azione seguente portò al touchdown, con un lancio di Staubach ancora una volta per Billy Joe DuPree. L’extra point di Septien portò lo score sul 35-24 per gli Steelers, a 2:27 dal termine.

Era chiaro che servivano ancora un paio di miracoli. L’onside kick di Septien passò tra le mani di Tony Dungy e fu recuperato da Dennis Thurman, e Dallas ebbe di nuovo il possesso, iniziando il drive dalle proprie 48 yards. Staubach lanciò un incompleto, poi trovò Drew Pearson sul profondo per il primo down sulle 31 avversarie. La difesa degli Steelers ebbe un altro sussulto, e Steve Furness piazzò un altro sack ai danni di Staubach. Nell’azione successiva, Jack Ham fermò ancora una volta Tony Dorsett. Dopo un passaggio troppo lungo per Tony Hill, i Cowboys si ritrovarono a dover convertire un 4&18. Staubach lanciò disperatamente per Drew Pearson, che riuscì a conquistare il primo down prevalendo sulla safety Mike Wagner. Dopo un passaggio per Tony Dorsett, Dallas avanzò sulle 4 yards. Un paio di azioni dopo, Staubach trovò Butch Johnson nella endzone. L’extra point di Septien portò il punteggio sul 35-31 per gli Steelers, con soli 22 secondi da giocare. Era necessario un altro miracolo, ma stavolta l’onside kick fu recuperato agevolmente da Rocky Bleier. “Proprio prima che Septien calciasse, uno dei miei compagni mi disse di stare attento ai possibili strani rimbalzi” , ricordò lo stesso Bleier. “Ma fortunatamente la traiettoria fu prevedibile e, da buon vecchio terza base qual ero, seppi come raccogliere quei facili rasoterra” . Bradshaw fece scadere il tempo inginocchiandosi due volte, mettendo fine ad un pomeriggio interminabile.I Pittsburgh Steelers erano la prima squadra a vincere tre volte il Super Bowl, e il loro quarterback fu meritatamente nominato MVP della partita grazie alla sua prova superlativa (17/30 al lancio, 318 yards, 4 TD e 1 INT).
“Andate a chiedere a Henderson se sono stato stupido oggi” , disse Bradshaw ai giornalisti negli spogliatoi dell’Orange Bowl, mentre ancora assaporava la dolce vittoria sputando tabacco in un bicchiere di carta.
“Fu parecchio divertente” , continuò Bradshaw. “Giocai quella partita proprio come avrei voluto. Non volevo farmi schiacciare dalla pressione, come era successo ad altri nei Super Bowl passati. Volevo semplicemente fare la mia partita, e fui sorpreso da quanto fossi rilassato” .

Lynn Swann ebbe parole di ammirazione per le scelte di gioco fatte dal suo quarterback. “Non ci potrebbe essere miglior quarterback e miglior leader di quanto Terry sia stato oggi” , dichiarò a fine gara.
Dalla parte degli sconfitti, l’amarezza fu ovviamente enorme, specialmente da parte di Tom Landry.
“Ci abbiamo provato con tutte le nostre forze, ma non siamo riusciti a trarre vantaggio dalle occasioni che abbiamo avuto” , commentò il coach dei texani. “Aveto ripetuto fino alla noia che le palle perse avrebbero determinato il vincitore, ed è quello che è successo oggi. In ogni altro giorno, gli Steelers non sono meglio di noi” .
Dallas avrebbe rimuginato a lungo su quella sconfitta, come ammise Charlie Waters: “Penserò a lungo a Bradshaw durante la offseason. Sfortunatamente, il dolore diventerà sempre più forte” .

Mentre Pittsburgh avrebbe compiuto il secondo back to back la stagione seguente, quando prevalse sui Los Angeles Rams nel Super Bowl XIV, nessuno avrebbe potuto prevedere che Dallas sarebbe tornata a giocare (e vincere) un Super Bowl soltanto 14 anni dopo, il Super Bowl XXVII contro i Buffalo Bills. E la rivincita sugli Steelers sarebbe arrivata nel 1995, con il Super Bowl XXX. Ma questa è un’altra storia…

Bibliografia

- 75 Seasons
- The Super Bowl – Celebrating a Quarter-Century of America’s Greatest Game
- http://tsn.sportingnews.com

Great_Games | by Roberto Petillo | 05/04/08

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