Menu:

Ricerca articolo


Super Bowl XLII

Se si va girando per le strade americane, chiedendo ai passanti quale siano stati, per loro, i migliori cinque Super Bowl mai giocati, uno dei primissimi posti sarà occupato dal Super Bowl XLII. Una partita, per certi versi, simile ad uno scritto epico. Una lotta intensa tra due squadre che non erano paragonabili l’una all’altra. Quel 3 Febbraio 2007, sarà ricordato nella storia del Football come “The Big One”, il Super Bowl del miracolo. Una storia come quelle che piacciono tantissimo al popolo statunitense, L’eterna lotta tra il bene e il male, Davide contro Golia, insomma … New England Patriots vs. New York Giants.

La stagione delle due squadre era stata completamente diversa, da una parte c’erano i Patriots, dominatori della AFC, avevano concluso la Regular Season battendo tutte le rispettive avversarie conquistando così la AFC East e il primo seed della Conference Rossa con il record di 16-0-0. I Patriots quell’anno avevano una squadra che faceva paura a tutti. Il loro quarterback, Tom Brady, a fine stagione vinse il titolo di MVP NFL e NFL Offensive Player Of The Year. Le sue statistiche facevano strizzare gli occhi a molti suoi colleghi: 4806 yards per 50 touchdowns, ben 22 in più rispetto alla precedente stagione. Il suo rating fu qualcosa di impressionante: 117.2 il secondo miglior risultato della storia della NFL.
I Patriots, così, si presentarono ai Playoff come la squadra da battere e la più seria candidata ad arrivare al Super Bowl nella AFC. I pronostici furono rispettati e New England approdò al grande ballo sbarazzandosi agilmente dei Jacksonville Jaguars al Divisional Game e dei San Diego Chargers al Championship Game, laureandosi, così, campioni di Conference. Tom Brady, nella partita con i Jaguars, fissò il record della percentuale di passaggi completi a 92.9% con 26 completi su 28 tentati.

Dall’altra parte del tabellone la storia dei Giants era completamente diversa. In regular season la squadra di New York era vista come una delle ultime della NFC East, ed inoltre aveva avuto problemi durante la offseason con il suo leader della difesa, Michael Strahan, che si era riunito alla squadra solo dopo l’inizio del training camp per problemi legati al suo contratto.
La squadra della Grande Mela concluse la stagione regolare, sorprendendo tutti, con un record di 10-6-0, piazzandosi al secondo posto nella NFC East dietro ai Dallas Cowboys. I Giants, dopo un inizio disastroso con due sconfitte, reagirono collezionando una serie di sei vittorie di fila. Importanti furono quelle contro i rivali di divisione Eagles e Redskins.
Ottenuta la wild card, i Giants dovevano però giocare tutti i Playoff fuori casa. La squadra veniva vista dai media come una “vittima sacrificale” ma invece stupì tutti, batté in fila i Tampa Bay Buccaneers, i Dallas Cowboys e i Green Bay Packers. Epica fu la partita del Lambeau Field, dove i Giants, In un clima glaciale e dopo una partita tiratissima, portarono a casa la vittoria grazie ad un field goal di Lawrence Tynes nell’overtime dopo un intercetto su un lancio di Brett Favre.
New York, così, tra lo stupore generale staccò il biglietto per il grande ballo, dove ad aspettarli c’era “L’Invincibile Armata” dei New England Patriots.

Le due squadre si erano affrontate anche nell’ultima partita della regular season e a spuntarla fu New England, grazie ad una partita spettacolare che si concluse con il punteggio di 38-35. Proprio in quella gara, i Giants mostrarono all’America che nonostante tutto anche loro, che erano dati in una stagione di transizione, potevano dire la loro e l’avrebbero fatto finchè sarebbero rimasti in gioco.

Così si arrivò al fatidico giorno. Il 3 Febbraio 2007. Lo stadio era lo University Of Phoenix Stadium, era la seconda volta che l’area metropolitana di Phoenix ospitava una partita del Super Bowl; la prima accadde in occasione del Super Bowl XXX giocato al Sun Devil Stadium di Tempe.

Quel giorno l’America era pronta a vivere una delle pagine più belle della Storia del Football, una partita da raccontare ai nipoti. Tutto il tifo, come da tradizione americana, era dalla parte degli “Underdogs”, cioè i Giants. Alla cerimonia di apertura erano presenti anche tre ex giocatori che fecero dei San Francisco 49ers una leggenda di questo sport e cioè i due qb Joe Montana e Steve Young e il wide receiver Jerry Rice.
L’onore di effettuare il coin toss spettò a Steve Young che fece uscire “croce” così come avevano scelto i Giants, che scelsero, così, di ricevere il pallone. Allo stadio era presente anche Peyton Manning, fratello del qb di New York.
Alle ore 18:20 ET, ore 00:20 italiane, iniziò ufficialmente, con il kick off, il Super Bowl XLII.
I Giants, nel primo drive mostrarono subito un attacco in buona forma, arrivando a ridosso della end zone dei Patriots che, solo grazie ad una difesa perfetta, negli ultimi attacchi di New York, scongiurarono il massimo guadagno dei Blue, che si dovettero accontentare di un field goal di 32 yard, mettendo a segno 3 punti. New York fu brava a mantenere il possesso del pallone per ben 9:59, mischiando molto bene giochi di corsa e di lancio, non dando così riferimenti ai Patriots che, per la prima volta, sembravano aver timore di un avversario.

L’impressione, però durò poco, perché sul kick off conseguente alla trasformazione dei Giants, Laurence Maroney prese palla e ritornò per ben 43 yards, dando così a New England una posizione molto vantaggiosa per iniziare il loro attacco.
Nel primo drive della partita i Patriots davano l’impressione di mangiarsi il campo molto velocemente, anche se, stranamente, i primi due lanci di Brady furono incompleti. Però New England continuò a guadagnare yards e, complice una penalità per pass interference assegnata a New York, si trovarono a ridosso della end zone dei Giants sulla linea delle 1 yard. La difesa dei Blue, risucì a fermare il primo tentativo di Maroney, finendo così il primo quarto in vantaggio per 3-0.

Alla ripresa della partita, però, i Patriots andarono a segno: ripartendo dalla posizione di prima, Brady consegnò il pallone a Maroney che si infilò nel buco vincente realizzando il primo touchdown della partita, portando i Patriots in vantaggio con il punteggio di 7-3 dopo la seguente trasformazione da un punto, rispondendo immediatamente e con prepotenza agli avversari.

Il 2° quarto, però, nonostante la segnatura di New England, fu caratterizzato da un grande equilibrio tra le squadre, grazie, soprattutto, a grandissime prestazioni delle due difese, identificate nei rispettivi leader, Tedy Bruschi da una parte e Michael Strahan dall’altra. Infatti in questo periodo di gioco si assistette a molti drive conclusi con dei punt. In questo quarto vennero evidenziati i sistemi di gioco dei due DC, soprattutto di Steve Spagnuolo, DC dei Giants, che in pochi anni riuscì a mettere in piedi uno dei migliori sistemi difensivi della lega, mischiando l’esperienza di alcuni veterani quali Strahan alla freschezza di giovani dalle indubbie capacità come Justin Tuck.

Alla fine del primo tempo, sul tabellone, il punteggio era ancora fisso sul 7-3 per i Patriots, ma nonostante tutto, i Giants si difesero molto bene, creando anche qualche difficoltà ai favoriti avversari, che sembravano un po’ sottotono e meno brillanti del solito, facendo, così, sperare il pubblico di fede Giants. A quel punto il campo si svuotò per l’Half Time Show, dove si esibirono sul campo Tom Petty and the Heartbreakers. Finito lo show e liberato il terreno di gioco, con una velocità spaventosa, era tempo di ricominciare.

Le squadre rientrano in campo, dopo aver avuto il tempo di riprendere le energie per buttarsi nello sforzo finale, che avrebbe dato ad una delle due la gloria del titolo.
A battere il kick off del secondo tempo furono i Giants, che cedettero, così, il possesso ai Patriots che ritornarono fino alle 21 in territorio New England.

Il 5° Drive della partita iniziò con un bel lancio di Tom Brady da 15 yard per Wes Welker, dando immediatamente l’impressione di voler chiudere la gara; seguirono dei buoni giochi che fecero mangiare yards a New England, che si portò facilmente a ridosso della metà campo. Qui, però, la difesa dei Giants ebbe una buona reazione e riuscì bene a stoppare l’attacco dei Patriots costringendolo al punt. Una svista dello special team, che si trovava con più giocatori all’interno del campo al momento dello snap, causò una penalità contro New York, consegnando un primo down automatico e il possesso a New England che riprese vita. Infatti la squadra di Foxborough continuò da avanzare fino al cuore del territorio dei Giants, ma grazie ad una ottima linea difensiva dei Blue ed uno Strahan in grande serata l’attacco dei venne fermato sulle 37. Grazie ad un sack dello stesso defensive end n°92, Brady e compagni furono costretti a giocare un 4&13 per cercare di segnare e allungare sul tabellone. Il tentativo però fallì visto che il lancio di Brady per Jabari Gaffney in end zone fu troppo lungo e quindi incompleto.

La palla tornò ai Giants che nonostante un Manning in gran serata non riuscirono a guadagnare più di 25 yards in tutto il drive, che si fermò sulle 41 in zona New England per un lancio incompleto per Plaxico Burress. I Giants, però, ancora non erano finiti, dovevano ancora uscire alla scoperta.

Il successivo drive dei Patriots, che concluse il 3° quarto, vide la squadra di New England, complice una partenza penalizzante (si partiva dalle 10 yards), alcune penalità e un’ottima difesa dei Giants, non riuscire ad ottenere l’obiettivo del TD che avrebbe chiuso la gara, dando così a New York la possibilità di tornare prepotentemente in patita, occasione che la squadra della Grande Mela non fallì.

Iniziò così il 4° quarto, considerato uno dei più entusiasmanti della Storia della NFL, un quarto che sarebbe diventato leggenda, il quarto che ha tenuto incollati allo schermo e con il fiato sospeso milioni di tifosi in tutto il mondo. L’ultimo periodo di uno dei più bei Super Bowl di tutti i tempi, “The Big One”.

L’attacco dei Giants partì dalle 20 yards dopo che il punt dei Patriots finì fuori dal campo, sull’orologio mancavano 14:52 alla fine della partita e il risultato era ancora fermo sul 7-3 per New England.
Sul 1&10 Manning tirò fuori un colpo di classe: dopo lo snap attese qualche secondo per poi lanciare il tight end Kevin Boss, il quale libero di ricevere guadagnò ben 45 yards consentendo ai Giants di trovarsi sulle 35 in territorio New England.
A seguire ci furono due ottime corse centrali di Ahmad Bradshaw e un bel lancio di 17 yards di Manning per Smith che portò la squadra della Grande Mela sulle 12 yards difensive dei Patriots.
Qui, dopo una bella corsa di 7 yard di Bradshaw, sul 2&3 Manning andò alla caccia del bottino: infatti eseguì un lancio preciso in end zone che venne pescato da David Tyree per il touchdown che riportò i Giants in vantaggio.

Quando mancavano ancora 11:05 alla fine della partita New York era in vantaggio per 10-7. L’entusiasmo della squadra e del tifo Blue era alle stelle, però, si doveva ancora fare i conti la super favorita di questa partita. I Patriots, infatti, dopo un drive di assestamento concluso con un punt e una perfetta serie di giocate difensive al momento del possesso di NY, si svegliarono e decisero di inserire quella marcia in più vista durante la stagione.

L’attacco iniziò sulle proprie 20 yards e sul cronometro mancavano ancora 7:54.

Tom Brady, il giocatore più atteso, infilò una serie impressionante di completi che portarono i Patriots a mangiarsi il campo in maniera quasi irrisoria verso gli avversari e dopo un lancio su Kevin Faulk di 12 yards, New England si trovò a giocare un 1 & goal dalle 7 yards di NY.
I primi due lanci verso la end zone furono incompleti, anche grazie a delle ottime giocate dei difensori Blue. Ma Brady stava solo aspettando il momento e il bersaglio giusto. Infatti, come un computer, il qb n° 12 al 3° tentativo vide Randy Moss in end zone e lanciò il pallone. Il wide receiver dovette solo allungare le mani e prendere l’ovale, per il touchdown del sorpasso.

A 2:42 dalla fine del Super Bowl, il punteggio vide in vantaggio New England per 14-10. Per i Giants era un incubo, per i tifosi lo sconforto. Recuperare una partita contro i Patriots a poco più di due minuti dal termine non era mai riuscito a nessuno in quella stagione e sembrava una cosa impossibile.
Ormai tutti davano per finito questo SB, e i giornali già erano pronti con titoli di vittoria per l’ennesimo capolavoro dei Patriots che avrebbe consegnato loro la “Perfect Season”, l’unica squadra che insieme ai Miami Dolphins del 1972 riusciva in quell’impresa.
Però, come nelle migliori storie, quando tutto sembra essere finito, arrivò la cosa che non ti aspetti, il “miracolo”, la giocata vincente. Questo fu il caso dei Giants.

L’attacco iniziò dalle proprie 17 yards a confermare la tesi che vedeva senza speranze la squadra Blue. Eli Manning indovinò immediatamente un lancio di 11 yard per Amani Toomer, ma i seguenti due lanci incompleti sembravano aver messo la parola fine alle ostilità. Il 3&10 però rimise tutto in gioco, Manning pescò Tyree per un lancio di 9 yards arrivando ad ottenere un 4&1 che i Giants trasformarono grazie ad una corsa centrale di Brandon Jacobs.
I Giants erano sulle loro 39 yards e sul cronometro mancava 1:28, però, erano ancora vivi.
Il seguente 1&10 regalò a New York altre 5 yards grazie ad una corsa di Manning che vide lo spazio libero lasciato dalla difesa e decise di procedere da solo.
Il 2&5 regalò delle emozioni da non augurare a un malato di cuore, infatti, Manning lanciò ancora a Tyree che però venne e superato dall’ovale. Dietro di lui saltò il cornerback Asante Samuel, sfiorando l’intercetto.
Alla fine mancava 1:16.
Il tabellone diceva 3&5.
Questi numeri saranno ricordati in futuro, perché in quel down ci fu una delle giocate più straordinarie della storia del football, il miracolo che tutti i tifosi di New York chiedevano arrivò proprio in quel down, e la storia del Super Bowl XLII venne scritta proprio lì.
Dopo lo snap, il blitz della difesa dei Patriots sembrò ottenere il risultato sperato. Infatti la linea difensiva di New England arrivò facilmente al qb ma, straordinariamente, Eli Manning resistette ai contrasti portati dai difensori e riuscì a liberarsi di loro, andrò in scramble verso destra, guardò in profondità e lanciò. Il lancio sembrava quello della disperazione, i tifosi, le squadre, e gli appassionati erano tutti con il fiato sospeso e gli occhi incollati al pallone. La traiettoria era lunga, il tempo sembrava non trascorrere mai. A quel punto gli occhi di tutto il mondo videro due mani che si alzarono verso il cielo, erano quelle di David Tyree, che contrastato dal defensive back Rodney Harrison, riuscì a prendere il pallone aiutandosi con il casco per mantenerne salda la presa.

Fu il delirio. I tifosi esplosero in un boato assordante, e negli occhi dei Patriots, per la prima volta, si vide la paura. Quella giocata dei Giants fece capire a New England che quel giorno, per loro, era arrivato il momento di conoscere la sconfitta, che aveva assunto le sembianze di una squadra considerata, quell’anno, come una “Cenerentola” da tutto il mondo del Football Professionistico.
Pochi giochi dopo, infatti, arrivò quello che tutti aspettavano.
A 35 secondi dalla conclusione del Super Bowl, Eli Manning eseguì un lancio perfetto di 14 yards in end zone dove Plaxico Burress, libero da coperture, segnò tranquillamente il touchdown della vittoria.
Al momento della segnatura lo stadio esplose in un boato di liberazione e di gioia incredibile. I Giants erano riusciti in un’impresa considerata impossibile. “Unbelievable”, questo era il termine più ricorrente in quella notte.

I Giants vinsero il loro 3° Super Bowl. Forse il migliore di tutti, Eli Manning vinse il titolo di MVP della partita. Il giovane quarterback, quello che aveva tutto da dimostrare per arrivare ad essere paragonato al suo pluridecorato fratello, era diventato perfetto e aveva trascinato la sua squadra alla vittoria.

Quella giornata fu caratterizzata da emozioni indescrivibili, emozioni che solo questo sport sa dare. Quella sera si era verificato un epilogo perfetto per una favola bellissima. I New York Giants erano sul tetto del mondo partendo da sfavoriti e arrivando alla finale battendo una delle migliori squadre di tutti i tempi, dimostrando a tutto il mondo, che nelle cose non conta solo la bravura, gli schemi e la tecnica, ma spesso e volentieri, oltre a quelle cose, serve soprattutto la voglia, il cuore e il coraggio di provarci fino alla fine, perché, come si diceva in un famoso film, “Il Football, come la vita, è una questione di centimetri, e quei centimetri fanno la differenza tra vincere e perdere, tra vivere e morire, e per ottenerli bisogna avere il coraggio di provarci fino in fondo”.
I Giants, in quel giorno, di coraggio ne hanno avuto tantissimo, ci hanno provato sempre, anche quando sembravano spacciati e alla fine quel coraggio è stato premiato con la vittoria, perché … questa è la vita, questo è il football!!!

Bibliografia

- www.nfl.com
- www. wikipedia.com
- Citazione: Film ‘Any Given Sunday’

Great_Games | by bix1988 | 28/03/09

blog comments powered by Disqus