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Super Bowl XV

Tra tutti Super Bowl disputati, l’edizione numero 15 (disputata il 25 gennaio 1981 al Superdome di New Orleans tra Oakland Raiders e Philadelphia Eagles) è sicuramente una delle più interessanti, non tanto per la spettacolarità e il livello di gioco, quanto piuttosto per una serie di eventi e circostanze che caratterizzarono quella sfida.

Pur non essendo spettacolari, gli Eagles del coach Dick Vermeil e del QB Ron Jaworski erano una squadra estremamente solida e determinata, in grado di giocare ogni down con grandissima intensità. Philadelphia chiuse la regular season con lo stesso bilancio di Dallas (12-4), ma si aggiudicò il titolo NFL East (e il conseguente passaggio immediato alla semifinale di conference) grazie ad un tiebreaker favorevole nei confronti dei Texani.

Nella postseason gli Eagles sconfissero prima i Minnesota Vikings nel Divisional Playoff (31-16) e poi proprio i Dallas Cowboys nel Championship Game (20-7): la Città dell’Amore Fraterno poté celebrare per la prima volta l’accesso al Super Bowl dei propri beniamini.

Gli Oakland Raiders del coach Tom Flores, invece, erano una formazione molto accorta, come dimostrato dai 35 intercetti in stagione (migliori della NFL), di cui ben 18 presi dal cornerback Lester Hayes. Ad inizio stagione, tuttavia, erano emersi dei problemi legati alla posizione del quarterback, conseguenti alla cessione di Ken Stabler a Houston; Flores aveva a disposizione Dan Pastorini (proveniente dagli Oilers) e Jim Plunkett, che si sarebbero dovuti battagliare per il posto da titolare.

Plunkett, che aveva lavorato a Stanford con Dick Vermeil, aveva debuttato nella NFL con la maglia dei New England Patriots nel 1971, per poi esserne rilasciato quattro anni più tardi; successivamente fu ingaggiato dai 49ers, ma due stagioni più tardi fu tagliato, tanto che poco dopo siglò un accordo con Oakland.

Con i Raiders, Plunkett fu utilizzato principalmente come riserva, tuttavia quando Stabler fu spedito a Houston, Plunkett sperava di poter finalmente giocare da titolare; purtroppo Flores gli preferì Pastorini, allora il deluso Plunkett chiese apertamente il trasferimento (negato da Al Davis) ad un’altra squadra.

Alla quinta giornata, Pastorini si fratturò una gamba e Plunkett, finalmente, prese il comando della squadra, che, dopo un inizio stentato (2-2), chiuse la stagione in crescendo; una delle poche sconfitte avvenne proprio contro gli Eagles, che vinsero 10-7, totalizzando ben 8 sack.

Oakland chiuse la regular season con un bilancio di 11-5 (lo stesso dei San Diego Chargers), ma per via dei tie-breakers sfavorevoli, i Raiders furono obbligati a giocare il Wild Card Game: il turno preliminare non preoccupò i Raiders, che dopo la vittoria interna contro Houston, sbancarono sia Cleveland (14-12), sia San Diego (34-27), diventando la prima squadra a raggiungere il Super Bowl partendo dal Wild Card Game.

I Dallas Cowboys del 1975 raggiunsero il Super Bowl X come Wild Card Team: va però ricordato che Dallas non fu obbligata a giocare un turno preliminare, poiché dal 1970 al 1977 soltanto quattro squadre per conference partecipavano alla post-season.

Prima di proseguire con il racconto del Super Bowl, è importante ricordare un episodio molto emozionante che colpì tutta la nazione: nel novembre 1979 a Teheran, un gruppo di militanti iraniani aveva attaccato l’ambasciata americana, tenendo prigionieri 70 cittadini statunitensi per 444 giorni. Per onorare gli ostaggi, che furono liberati poco prima del Super Bowl, un enorme nastro giallo fu appeso all’esterno del Superdome, mentre sui caschi di ogni giocatore ne fu applicato uno piccolo.

Chiusa questa dovuta precisazione, possiamo tornare alla partita vera e propria.

Alla vigilia del grande evento, i bookmakers avevano assegnato agli Eagles un vantaggio di tre punti: Philadelphia aveva vinto l’incontro in regular season (10-7, totalizzando otto sack), quindi ricevette i favori del pronostico. Il campo, invece, presentò un verdetto totalmente differente. Fin dall’arrivo delle due squadre in Louisiana si notò immediatamente un diverso approccio: i Raiders, già abituati al clima del Super Bowl, erano molto più rilassati e tranquilli, mentre tutti i giocatori e tecnici degli Eagles (compreso il coach Dick Vermeil) non si abituarono alla tensione e “scoppiarono”; la vittoria di Oakland (27-10) fu una conseguenza inevitabile.

Le basi del successo furono gettate immediatamente: l’intercetto del LB Rod Martin sul primo lancio di Jaworski permise ai Raiders un possesso sulle 30 yards avversarie, prontamente trasformato in sette punti da un perfetto passaggio Jim Plunkett per Cliff Branch. Qualche minuto più tardi, Jaworski trovò Rodney Parker per un TD pass da 40 yards, ma un movimento illegale prima dello snap obbligò gli arbitri a lanciare la bandiera gialla ed ad annullare la meta.

Tuttavia, la vera giocata decisiva occorse nel susseguente drive di Oakland: in situazione di 3rd and 4 sulle proprie 20 yards, Plunkett fu messo sotto pressione e costretto a spostarsi sulla sinistra; il QB dei Raiders lanciò il pallone al RB Kenny King, che, ricevuto il pallone sulle proprie 39, s’involò verso la endzone. Quella segnatura da 80 yards spezzò in due la partita poiché gli Eagles non si ripresero più: anche se non eseguirono un massacro, i Raiders controllarono l’inerzia della sfida fino al termine, tanto che Philadelphia non entrò mai in partita. La temuta difesa degli Eagles fu controllata per l’intera gara dalla linea d’attacco, che, con la guardia Gene Upshaw (eletto nella squadra ideale del 75esimo Anniversario della NFL) e il tackle Art Shell, concesse un solo sack.

Vincendo 27-10, i Raiders conquistarono il secondo Vince Lombardi Trophy della loro storia: il riconoscimento come migliore giocatore fu assegnato a Jim Plunkett (13 su 21, 261 yards, 3 TD), anche se non va dimenticata l’eccezionale prova di Rod Martin, che stabilì un record per il Super Bowl, intercettando tre passaggi. Inoltre, Tom Flores diventò il primo uomo ad aggiudicarsi il Super Bowl sia da giocatore (era QB di riserva nei Kansas City Chiefs nel Super Bowl IV), sia da head coach.

Dick Vermeil si ritirò pochi anni dopo, restando fuori del football fino al 1997, quando ricevette la chiamata di Georgia Frontiere, proprietaria dei St. Louis Rams: con la nuova squadra, Vermeil si qualificò al Super Bowl XXXIV, ma questa volta la fortuna fu dalla sua parte.

Con la vittoria dei Raiders, la AFC dimostrò per l’ennesima volta la propria superiorità: considerando anche le edizioni numero 3 e 4 (giocate dalla AFL), questo fu l’undicesimo successo in tredici stagioni.

Alcune curiosità:

· La città di Philadelphia nel 1980 qualificò tutte le proprie squadre all’atto conclusivo dei quattro principali campionatii: i Flyers giocarono la finale di Stanley Cup (persa contro i New York Islanders), i 76ers le NBA Finals (perse contro i Los Angeles Lakers), i Phillies le World Series (vinte contro i Kansas City Chiefs) e appunto gli Eagles il Super Bowl XV (che ovviamente appartiene alla stagione 1980).

· Il Super Bowl XV fu il primo visto in Italia, infatti, fu trasmesso da Canale 5: il commento fu affidato a Marco Lucchini, ma il programma di presentazione fu condotto dal celeberrimo Mike Bongiorno.

· (per chi vuole sorridere) Il Super Bowl XV aprì una striscia di 14 finali consecutive in cui il nome di battesimo di almeno uno dei due QB titolari iniziava con la J.

Great_Games | by Stefano Quaino | 31/03/07

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