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Super Bowl XXXII

“This one’s for John”
Con queste parole, Pat Bowlen, owner dei Denver Broncos, accolse il Vince Lombardi Trophy nelle proprie mani: Denver aveva appena vinto il primo Super Bowl della propria storia, ma soprattutto aveva coronato il sogno di John Elway , il leader e simbolo indiscusso della franchigia del Colorado; per anni, il QB #7 aveva dovuto subito innumerevoli delusioni, critiche e persino prese in giro, ma quel giorno tutto era stato cancellato. Sono passati dieci anni da quello storico 25 gennaio 1998, ma il Super Bowl XXXII, giocato al Qualcomm Stadium di San Diego, è ancora uno dei più amati dagli appassionati tanto che per alcuni osservatori si tratta del migliore di sempre.

Sul tetto della NFL c’erano i Green Bay Packers: negli anni ’90, la squadra del Wisconsin era ritornata alla ribalta dopo un lungo periodo di mediocrità; gli arrivi del coach Mike Holmgren, del QB Brett Favre, del defensive end Reggie White avevano riportato i Packers in alto e rinverdito i fasti degli anni ’60. Gradualmente, Green Bay raggiunse l’elite della lega, “riportando a casa” il Vince Lombardi Trophy, grazie alla vittoria sui New England Patriots nel Super Bowl XXXI.

Nel 1997, i Packers confermarono il loro valore: la stella era ovviamente Brett Favre, che lanciando per oltre 3.800 yards con 35 touchdown, si meritò il terzo titolo di MVP consecutivo; i suoi bersagli preferiti erano Antonio Freeman, Robert Brooks, ma soprattutto il TE Mark Chmura. Il gioco sui passaggi era perfettamente bilanciato dal ground game, grazie a Dorsey Levens (1.435 yards), Edgar Bennett e al fullback William Henderson. Green Bay, però, aveva anche una difesa eccezionale: Reggie White, Gilbert Brown, Santana Dotson dominavano sulla linea, mentre la secondaria era ancorata da LeRoy Butler, Doug Evans e Eugene Robinson.

Green Bay chiuse la regular season con 13-3, lo stesso record dei San Francisco 49ers : a causa del miglior bilancio nella conference (11-1 contro 10-2), la testa di serie #1 nella NFC fu assegnata ai Californiani, che quindi avrebbero ospitato l’eventuale Championship Game. Nel Divisional Playoff, la Frozen Tundra accolse i Tampa Bay Buccaneers: la squadra della Florida fu sconfitta 21-7, in una partita in cui la difesa di Green Bay dominò dal primo all’ultimo secondo. Superato il turno, i Packers si recarono al Candlestick Park per la finale della NFC: ancora una volta il reparto difensivo di Green Bay impose la propria firma, limitando l’attacco dei 49ers ad appena 257 yards, di cui sole 33 sulle corse; l’attacco di San Francisco fu annientato, tanto che l’unico TD dei Californiani fu realizzato negli ultimi minuti della partita su un kick off return.

Dall’altra parte del tabellone arrivarono i Denver Broncos, che dal 1995 erano allenati da Mike Shanahan: per l’ex offensive coordinator dei 49ers, si trattava di un ritorno a casa, infatti, negli anni ’80 era stato membro del coaching staff della squadra del Colorado. Il quarterback, ovviamente, era John Elway , che finalmente poteva contare su di un eccellente running game (grazie a Terrell Davis), oltre che di ricevitori molto affidabili, quali Rod Smith, Ed McCaffrey e il tight end Shannon Sharpe. Anche la difesa era sicuramente valida: Neil Smith (arrivato dai Kansas City Chiefs), Alfred Williams sulla linea, Bill Romanowski e John Mobley tra i linebackers, Tyrone Braxton e Steve Atwater nella secondaria formavano un reparto difensivo di buonissima qualità, senza dubbio migliore di quelli che avevano disputato i Super Bowl negli anni ’80.

Dodici mesi prima, Denver aveva dominato la regular season, ma un’imprevedibile sconfitta interna contro i Jacksonville Jaguars nel Divisional Playoff aveva rovinato i sogni di gloria: per John Elway , ormai 37enne, il Super Bowl forse si era trasformato in un’utopia. Tuttavia nel 1997, la squadra del Colorado rimase ai vertici della AFC, anche se il bilancio finale (12-4) non fu sufficiente per conquistare il titolo divisionale: per questo motivo, i Broncos dovettero iniziare la corsa al Super Bowl dal Wild Card Game. Il primo turno di playoff prevedeva la rivincita contro i Jaguars: questa volta, però, il risultato fu molto diverso, infatti, Denver vinse per 42-17. Una settimana più tardi, i Broncos si recarono all’Arrowhead Stadium di Kansas City: al termine di una partita combattuta, Denver riuscì a spuntarla per 14-10, qualificandosi per la finale della AFC, in programma al Three Rivers Stadium di Pittsburgh. Gli Steelers erano i favoriti, ma furono clamorosamente sconfitti per 24-21: i Broncos avevano raggiunto il quinto Super Bowl della loro storia. Se nelle precedenti cavalcate, Denver si era affidata esclusivamente su John Elway , nel 1997 il vero protagonista fu Terrell Davis, che superò le cento yards su corsa in tutte e tre le partite giocate.

Alla vigilia della grande finale, quasi tutti i pronostici erano per i Green Bay Packers, che potevano contare di numerosi vantaggi: avevano tra le loro file, l’assoluto MVP della NFL, un attacco eccellente, una difesa dominante, ma soprattutto rappresentavano la NFC. Le precedenti tredici edizioni della finalissima avevano testimoniato altrettante vittorie della conference blu, molte delle quali si erano rivelate dei veri e propri massacri: in quella striscia di tredici successi consecutivi, si erano visti appena tre incontri combattuti fino al termine; tale era la differenza tra i due raggruppamenti che l’NFC Championship Game era spesso considerato il vero Super Bowl.

Il Super Bowl XXXII pareva simile ai tredici precedenti: nonostante la presenza di John Elway , Terrell Davis e di un’ottima difesa, Denver era considerata l’ennesima vittima predestinata; ai Packers erano stati assegnati addirittura due touchdown di vantaggio, divario che la domenica dell’incontro scese intorno ai dodici punti. I principali analisti affermarono che la pesante linea difensiva dei Packers avrebbe dominato la leggera linea offensiva di Denver (che di media pesava appena 289 libbre), impedendo il gioco sulle corse e mettendo Elway sotto grandissima pressione. Tuttavia, queste premesse non infastidirono i Broncos, anzi ebbero l’effetto contrario: a Mike Shanahan non dispiacque affatto recitare il ruolo dell’underdog, affermando che la pressione sarebbe stata tutta sugli avversari.

Il tema principale delle due settimane precedenti al Super Bowl fu John Elway : sarebbe riuscito il leggendario quarterback a coronare il sogno della sua carriera? Elway aveva già giocato tre Super Bowl (tra cui uno a San Diego), subendo altrettante batoste: l’ultimo (Super Bowl XXIV) era stato addirittura terrificante, vista la nettissima sconfitta per 55-10 contro i San Francisco 49ers ; il volto di John Elway al termine di quell’incontro palesava la disperazione di un uomo che per l’ennesima volta aveva deluso nel momento clou. Al termine di quella disfatta, Elway rimase per lunghissimo tempo negli spogliatoi e quando il compagno Michael Young gli chiese come si sentisse, la risposta fu “They will never, ever forgive me for this!” ; il QB di Denver era diventato il bersaglio (molto spesso immeritatamente) di severissime critiche da parte degli osservatori, tra cui anche Terry Bradshaw : Elway era un giocatore eccezionale, ma nei Super Bowl crollava immancabilmente. Tuttavia alla vigilia del Super Bowl XXXII, John era tranquillo: era consapevole di non essere più l’unico punto di riferimento della squadra, ma di avere finalmente a disposizione dei compagni di estremo valore. Inoltre, di quella compagine triturata dai 49ers erano rimasti soltanto Tyrone Braxton, Steve Atwater più Gary Kubiak, allora QB di riserva e ora membro del coaching staff; nessun altro giocatore era legato alle disfatte degli anni ’80 .

Oltre a John Elway , c’erano altri personaggi al centro delle discussioni, uno su tutti fu Terrell Davis: giocando nella sua San Diego, il RB sperava di poter disputare una partita eccellente. Molto bella fu anche la vicenda di Sterling Sharpe, che dopo essere diventato uno dei migliori ricevitori della NFL con la maglia dei Green Bay Packers, era stato costretto al ritiro nel 1994, a causa di un grave infortunio al collo: quando gli fu chiesto per chi avrebbe tifato nel Super Bowl XXXII, la risposta fu per i Denver Broncos e il fratello Shannon. Tuttavia, queste premesse non sembravano convincere gli osservatori: Green Bay era l’indiscussa favorita ed era pronta a confermarsi campione del mondo, bissando l’impresa di trent’anni prima; Mike Holmgren e Brett Favre erano pronti a rinverdire i fasti di Vince Lombardi e Bart Starr. Denver e John Elway erano diventati i beniamini di tutta la nazione, ma un’eventuale vittoria pareva un’impresa disperata.

San Diego, 25 gennaio 1998: tutto era pronto per il Super Bowl XXXII. Alla cerimonia del coin toss parteciparono Joe Gibbs, Doug Williams (head coach e quarterback dei Redskins, vincitori del Super Bowl XXII, disputato a San Diego) e Eddie Robinson, il coach dell’Università di Grambling; oltre ad essere i logici favoriti, i Packers furono anche baciati dalla sorte, vincendo il sorteggio.

Il primo drive di Green Bay confermò le previsioni della vigilia: in verità sul secondo gioco, John Mobley aveva effettuato un blitz, forzando Favre a lanciare in anticipo; stranamente, la crew arbitrale non penalizzò il QB per intentional grounding, scatenando le ire di Mike Shanahan. Tuttavia, quella giocata rimase l’unica favorevole per i Broncos, infatti i Packers marciarono indisturbati per il terreno di gioco sia con i passaggi, sia con le corse di Dorsey Levens: il drive si chiuse con il TD pass di Brett Favre per Antonio Freeman, che diede ai campioni NFC il primo vantaggio. Per la terza volta nella storia (Super Bowl VIII e Super Bowl XXIX), la squadra che aveva ricevuto l’opening kickoff era riuscita a segnare una meta nell’opening drive: come detto da Flavio Tranquillo durante la telecronaca per Tele+, quella fu un’impressionante dimostrazione di forza da parte dei campioni del mondo in carica.

Un fatto del genere avrebbe potuto stordire gli avversari e mettere una seria ipoteca sul successo finale: ma questi Broncos erano pronti a ribattere. Il ritorno di kickoff da parte di Vaughn Hebron regalò a Denver una buona posizione di partenza: Terrell Davis mostrò subito il proprio valore, quando sul 1st and 10 sulle 41 avversarie, guadagnò addirittura 27 yards. Dopo una corsa di John Elway in scramble (10 yards), i Broncos conquistarono un 1st and goal: al secondo tentativo, Terrell Davis varcò la goal line di Green Bay; la segnatura fu molto importante, soprattutto a livello mentale.

La palla tornò a Brett Favre, pronto a riportare i Packers in vantaggio. Invece, sul secondo gioco del drive, un blitz del defensive back Darrien Gordon forzò i tempi del quarterback: il lancio fu completamente sbagliato e la palla finì tra le mani di Tyrone Braxton; la difesa aveva ottenuto la prima vittoria psicologica e regalato all’attacco un 1st and down sulle 45 avversarie. Terrell Davis riprese il discorso da dove lo aveva lasciato: una corsa di 16 yards aumentò la pressione sui Packers e sul finire del primo quarto, Denver conquistò un 1st and goal: dopo due tentativi respinti, il primo periodo giunse alla conclusione.

Durante la brevissima pausa, per i Broncos si verificò un grave problema: Terrell Davis, una vera spina nel fianco per i Packers, fu colpito da una forma di emicrania, che gli causò delle difficoltà alla vista; quando Shanahan gli chiese informazioni, la risposta fu “I’m seeing double and triple” . Successivamente, il RB rivelò di avere visto tre Mike Shanahan davanti ai propri occhi e di avere risposto a quello in centro! Il tecnico, tuttavia, volle comunque inserire Davis per il terzo down, ma lo avrebbe utilizzato come specchietto per le allodole: Elway fintò l’handoff, ma poi mantenne il pallone per correre all’esterno; con la difesa concentrata in mezzo, per il vecchio John la segnatura fu piuttosto agevole.

I Green Bay Packers erano in svantaggio per 14-7, ma le “disgrazie” non erano ancora finite: sul 3rd and 5 sulle proprie 34, Favre subì un duro placcaggio da parte di Steve Atwater, perdendo il pallone; il fumble fu ricoperto da Neil Smith, che consegnò a John Elway un nuovo possesso in posizione eccezionale. Questa volta, la difesa dei Packers resistette, ma Jason Elam infilò un FG da 51 yards. 17-7 per Denver: chi avrebbe immaginato un punteggio simile?

Nel drive successivo, Favre fu ancora messo in difficoltà, tanto che i Packers furono forzati ad un three-and-out; in verità, neanche i Broncos riuscirono a combinare molto in attacco, tuttavia il punter Tom Rouen indovinò un calcio che obbligò Green Bay a ripartire dalle proprie cinque yards. Con le spalle al muro, Favre e compagni ebbero un moto d’orgoglio: sul 3rd and 10, il QB trovò Mark Chmura, che effettuò una presa in volo da 21 yards. L’attacco aveva ritrovato il proprio ritmo, ma raggiunta la red zone avversaria si bloccò: effettivamente, gli arbitri sorvolarono su un’evidente interferenza di Ray Crockett su Robert Brooks, che avrebbe dato a Green Bay un 1st and goal ad appena due yards dalla endzone; il fallo però non fu penalizzato. Quando ormai mancavano pochi secondi al termine del secondo quarto e dovendo affrontare un 3rd and 5, Brett Favre si spostò sulla destra e lanciò un lob che, dopo avere superato il disperato intervento di Braxton, fu raccolto da Chmura, con un’acrobatica presa nell’angolo della endzone: Green Bay aveva marciato per 95 yards e realizzato il touchdown del 17-14.

Su questo punteggio si chiuse la prima metà della partita: con i due turnovers, Green Bay si era scavata una fossa, da cui però era riuscita in qualche modo ad uscire; quella meta per Chmura aveva dato ai campioni in carica un po’ di inerzia. Denver poteva essere sicuramente soddisfatta: dopo il traumatico primo drive, la difesa aveva contenuto il poderoso attacco dei Packers, mentre Terrell Davis aveva messo in grave crisi gli avversari, correndo per 64 yards in appena nove portate. Eppure, la situazione del RB era tutt’altro che chiara: Davis era rientrato negli spogliatoi ben prima della fine del secondo quarto, destando molte preoccupazioni.

Finito l’halftime show, le due squadre rientrarono in campo: Denver aveva il primo possesso del terzo quarto, quindi poteva aumentare il proprio vantaggio. Invece, proprio Terrell Davis commise il primo e unico errore della serata, perdendo il pallone: il fumble fu ricoperto dalla difesa di Green Bay. Brett Favre aveva a disposizione un possesso a sole 26 yards dalla endzone avversaria, quindi i Packers avevano un’ottima chance per riportarsi in vantaggio. Eppure il quarterback #4 fece ancora fatica a trovare il ritmo: il secondo lancio fu completamente sbagliato e per poco non fu intercettato da Steve Atwater; sul terzo down, Dorsey Levens ricevette uno screen pass, ma non riuscì a conquistare il primo down, perciò il kicker Ryan Longwell fu costretto ad entrare in campo. Sull’azione del FG, Alfred Williams commise una sanguinosa penalità per offside, che regalò agli avversari le cinque yards necessarie per un nuovo primo down. Ma ancora una volta la difesa di Denver seppe resistere: due false partenze della linea d’attacco arretrarono il pallone, così i Packers, dovettero accontentarsi di soli tre punti.

Denver ritornò in attacco dopo il kickoff susseguente, ma fu bloccato dopo appena tre giochi; Green Bay riconquistò il possesso e forse anche l’inerzia della partita. I minuti successivi furono piuttosto confusi, caratterizzati da numerose penalità: sul 4th and 4, lo special team di Denver commise uno sciocco offside che permise all’attacco dei Packers di restare in campo. Tre giochi più tardi, i campioni NFC furono forzati ad un nuovo punt: un pasticcio del ritornatore Darrien Gordon condannò i Broncos a cominciare il nuovo drive sulla linea della iarda; fortunatamente l’azione fu annullata da una penalità per inelegible man downfield. Sul punt successivo, volarono ancora dei fazzoletti gialli, visto che Rod Smith aveva segnalato il fair catch in modo irregolare; i Broncos ripartirono dalle proprie 8 yards.

Il drive seguente fu uno dei più memorabili nella storia della NFL. Dopo tre corse consecutive di Terrell Davis, Mike Shanahan chiamò una play action: John Elway fintò l’handoff per il proprio runningback, facendo avanzare il safety Eugene Robinson; privo di marcature, Ed McCaffrey ricevette il lancio del proprio QB e avanzò il pallone per 36 yards, permettendo a Denver di entrare nel territorio favorevole. Cinque giochi più tardi, sul 3rd and 6 sulle 12 yards avversarie, gli spettatori del Qualcomm Stadium videro una delle giocate più incredibili della storia del Super Bowl: con nessun ricevitore libero, John Elway decise di correre in avanti; per conquistare i centimetri decisivi per il primo down, il quarterback spiccò letteralmente il volo, ma mentre era in aria fu duramente colpito da LeRoy Butler. Elway compì un giro su stesso, ma mantenne il possesso del pallone e, soprattutto, guadagnò il primo down; il colpo fu durissimo, ma Elway si rialzò senza battere ciglio e mostrò ai compagni in panchina il pugno in segno di vittoria. “It energized beyond belief!” Queste furono le parole di Mike Lodish, che vide il gioco (chiamato “The Helicopter”) dalla sideline. Nel dopopartita, Shannon Sharpe affermò che vedendo il proprio quarterback rialzarsi capì che i Broncos avrebbero vinto. Poco dopo, Terrell Davis segnò il secondo TD della giornata e i Broncos tornarono in vantaggio per 24-17.

Con circa un minuto e mezzo da giocare nel terzo quarto, Antonio Freeman ricevette il kickoff, ma un durissimo placcaggio di Tony Veland gli fece sfuggire il pallone di mano: i Broncos ricoprirono il fumble e guadagnarono un possesso a sole 22 yards dalla goal line avversaria.

Elway volle chiudere i conti, lanciando in endzone per Rod Smith: Eugene Robinson, invece, compì un’impresa eccezionale, anticipando il WR avversario e intercettando il pallone. Scampato il pericolo del 31-17, che avrebbe forse sancito la vittoria di Denver, Favre prese l’iniziativa, tanto che in soli quattro giochi, i Packers si mangiarono 85 yards, pareggiando il conto: il TD di Freeman chiuse un drive in cui Favre lanciò alcune sassate di potenza inaudita; sembrava che il QB di Green Bay volesse spaccare il mondo tanta fu la violenza di quei passaggi. La decisione di inserire Freeman e Brooks sullo stesso lato si rivelò vincente, tanto che i defensive back di Denver parvero molto spaesati.

Con oltre 13 minuti ancora sul cronometro, la partita doveva ancora trovare il proprio padrone: Elway, finalmente, poteva giocare un Super Bowl “per intero”, tuttavia, quella segnatura sembrava aver dato a Green Bay un piccolo vantaggio psicologico. Il drive successivo dei Broncos si chiuse con un three-and-out, mentre Darren Sharper aveva rischiato di intercettare un lancio di Elway; il pessimo punt di Tom Rouen permise a Favre di iniziare il drive sulla metà campo. Invece, i Packers sprecarono una ghiotta occasione: fonte di rimpianto fu un passaggio overthrown di Favre con Antonio Freeman completamente libero; se quel pallone fosse stato ricevuto, Green Bay sarebbe entrata nelle 30 avversarie. Quando su un 3rd and 10, Steve Atwater deviò un passaggio, negando una ricezione a Robert Brooks, i Broncos avevano scampato un altro pericolo.

Denver riprese dalle proprie 18 yards: quel drive si chiuse con un punt, che però fece arretrare i Packers; la difesa dei Broncos completò l’ennesimo capolavoro, resistendo all’ondata di Green Bay. Denver rientrò in attacco sulla metà campo: dopo anni di delusioni, il sogno di vittoria stava per materializzarsi. Uno stupido facemask di Darius Holland regalò quindici yards supplementari ai campioni AFC, che si stavano avvicinando sempre di più alla endzone. Sulle 31 avversarie, Elway trovò Howard Griffith con uno screen pass: la difesa di Green Bay, sfiancata, riuscì a fermare il RB soltanto sulle proprie 8. A questo punto, Terrell Davis era pronto per il suo capolavoro finale: inizialmente corse per sette yards, ma quella giocata fu vanificata da un holding della linea d’attacco. Nonostante l’arretramento, l’azione seguente fu un’altra corsa di Davis, che arrivò a pochi centimetri dalla endzone: i difensori dei Packers, ormai, non avevano più energie per fermarlo. Mancava 1:45 al termine e Mike Holmgren decise di rischiare: in modo da avere più tempo possibile, subì volontariamente il touchdown, realizzato ovviamente da Terrell Davis. Denver 31 – Green Bay 24. Favre aveva cento secondi a disposizione per pareggiare. Ci sarebbe riuscito?

Freeman riportò il pallone sulle proprie 30 e in tre giochi Favre entrò nel territorio favorevole: dalle 31 yards avversarie, il QB di Green Bay cercò Antonio Freeman, ma uno spettacolare intervento di Darrien Gordon negò la ricezione; se il pallone fosse stato raccolto, i Packers si sarebbero avvicinati ulteriormente alla endzone. Il gioco successivo (3rd and 6) fu un altro passaggio forzato di Favre verso Robert Brooks: la doppia copertura di Steve Atwater e Randy Hilliard impedì al WR di ricevere l’ovale.

32 secondi sul cronometro… 4th and 6… Per Green Bay era l’ultima chance… Per Denver il sogno era distante un solo gioco… I Broncos, però, furono costretti a rinunciare ad Atwater, Hilliard e Crockett, impossibilitati, a causa di vari infortuni, ad entrare in campo. I Packers avrebbero dovuto approfittare di questa situazione, invece Favre lanciò un passaggio al centro per Mark Chmura, posizionato poche yards oltre il down marker: John Mobley intuì le intenzioni del QB avversario e deviò il pallone, che cadde in terra. I DENVER BRONCOS AVEVANO VINTO!! Quella chiamata di Mike Holmgren lasciò gli osservatori molto perplessi: Favre avrebbe dovuto testare i defensive back entrati a sostituire i tre titolari; inoltre, se Chmura avesse ricevuto il pallone al centro del campo, il cronometro non si sarebbe fermato e i Packers erano senza timeout.

Pochi istanti più tardi, Elway si inginocchiò, realizzando finalmente il proprio sogno: aveva cancellato ogni delusione, batosta, critica e poteva alzare l’agognato Vince Lombardi Trophy; fu molto commovente vedere un uomo di 37 anni quasi in lacrime per la gioia, ma consapevole di aver raggiunto il traguardo di una vita. Indubbiamente le sue statistiche non furono eccezionali: 12 su 22 per appena 123 yards non sono numeri da fuoriclasse! Tuttavia, i freddi dati non spiegano l’andamento della partita: conscio di essere supportato da un eccezionale running game, Elway guidò la sua squadra con il carisma e la leadership; il famoso “Helicopter” diede ai suoi compagni la carica necessaria per superare gli avversari. MVP della partita fu ovviamente Terrell Davis, che collezionò 157 yards in 30 portate e tre TD, nonostante l’emicrania che lo aveva colpito durante la partita; per il RB di Denver il ritorno a casa non poté essere più dolce.

Tuttavia, gli MVP furono molteplici: prima di tutto va segnalata la linea d’attacco, che annullò quasi completamente Gilbert Brown e Reggie White i due linemen erano dei veri e propri incubi per ogni offensive coordinator, ma nel Super Bowl XXXII furono assolutamente cancellati dal gioco. Una menzione d’onore è necessaria anche per la difesa e il coordinator Greg Robinson: Brett Favre disputò una buona partita (25 su 42, 256 yards, 3 TD), ma non riuscì mai a trovare il ritmo; Dorsey Levens corse per 90 yards, mentre Antonio Freeman ricevette per 126 yards, ma l’attacco dei Packers fu limitato. I continui blitz dei linebackers e defensive backs tolsero quella sicurezza che aveva accompagnato Green Bay nelle ultime due stagioni. Inoltre, si può affermare che molto probabilmente Favre abbia subito la pressione psicologica di affrontare una leggenda come John Elway : mentre il regista di Denver si dimostrò sciolto e sicuro dei propri mezzi, il suo collega di Green Bay sentì eccessivamente la sfida con il rivale; le sassate lanciate durante il quarto quarto furono il risultato di un’eccessiva tensione. Infine, va ricordato il coach Mike Shanahan, che con il suo lavoro riuscì a regalare a Denver il primo Vince Lombardi Trophy della propria storia, cancellando le quattro sconfitte del passato.

Il Super Bowl XXXII segnò una pagina fondamentale nella storia della NFL: dopo tredici batoste consecutive, la AFC tornò a vincere un titolo, invertendo una tendenza e creando un ciclo favorevole per la conference rossa. Per i Green Bay Packers la delusione fu enorme: Mike Holmgren e il coaching staff furono criticati per non avere preso le giuste contromosse sia in attacco, sia in difesa; nessun aggiustamento di rilievo fu fatto per arginare i continui blitz da parte dei linebacker e defensive backs. Dopo quella sconfitta, la squadra del Wisconsin non si sarebbe più ripresa completamente: nonostante buoni risultati nelle stagioni seguenti, Brett Favre non avrebbe più raggiunto il Super Bowl, arrivando alla finale NFC soltanto dieci anni più tardi. Ed escludendo il QB #4, nella squadra che nel gennaio 2008 fu sconfitta dai Giants, soltanto il long snapper Rob Davis era presente anche nel roster del Super Bowl XXXII. Nel 1999, Holmgren lasciò il Wisconsin e si accordò con i Seattle Seahawks , chiudendo un ciclo vincente iniziato nel 1992.

Tuttavia, i veri sconfitti del Super Bowl XXXII furono i bookmakers e gli opinionisti, che sballarono completamente le previsioni, pronosticando un’agevole vittoria per Green Bay: ragionando a posteriori, sembra assurdo che pochissimi addetti ai lavori avessero dato chance di vittoria ai Broncos; eppure nonostante la presenza di Elway, Davis, Sharpe, un’ottima difesa e un eccezionale coaching staff, la sorte di Denver sembrava segnata in partenza. Ma così non fu… Escludendo il popolo del Wisconsin, i tifosi di Kansas City, Oakland e le altre rivali divisionali, tutti gli sportivi americani esultarono per quel successo.

Dodici mesi dopo, consci della propria forza, i Broncos tornarono al Super Bowl (giocato a Miami), confermandosi campioni dopo un’agevole successo sugli Atlanta Falcons ; se a San Diego aveva giocato una partita controllata, in Florida Elway fece sfoggio del suo talento, lanciando per oltre 300 yards e guadagnando il titolo di MVP. A quel punto, Elway poté ritirarsi, visto che ormai aveva raggiunto i suoi obiettivi.

La menzione finale, tuttavia, non è né per John Elway , né per Terrell Davis, ma per i fratelli Sharpe: Shannon non solo dedicò il successo a Sterling, ma gli regalò addirittura l’anello celebrativo; venuti a conoscenza di questo fatto, Shanahan e Bowlen ne fecero preparare uno nuovo, in modo da poterlo consegnare al loro TE.

Curiosità:

• Per la stagione 1997, i Denver Broncos introdussero il loro nuovo logo.
• Sulla divisa delle due squadre fu cucito il logo del Super Bowl XXXII, iniziando una tradizione che sarebbe proseguita anche negli anni successivi.
• Bill Romanowski aveva conquistato due Super Bowl consecutivi con i San Francisco 49ers (XXIII e XXIV); con i due successi con Denver, diventò il terzo giocatore a vincere due Super Bowl consecutivi con due squadre diverse, raggiungendo Marv Fleming e Charles Haley.
• I Denver Broncos diventarono la seconda squadra in grado di vincere il Super Bowl partendo dal Wild Card Game.
• Con il TD nel secondo quarto, Elway diventò il giocatore più vecchio a segnare una meta nel Super Bowl.

Fonti:

- Super Bowl – Sport’s Greatest Championship (Sports Illustrated) – www.wikipedia.com – SI.com (Sports Illustrated)

Great_Games | by Stefano Quaino | 03/03/08

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