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The Music City Miracle

L’anno 2000 aveva da poco visto la luce ed il giorno 8 gennaio per la Nfl era già tempo di wild cards, con il primo turno a riservare agli appassionati uno scontro che già in passato aveva saputo regalare delle emozioni irripetibili.
Le contendenti chiamate in causa, Buffalo Bills e Tennessee Titans (al tempo ancora Houston Oilers) avevano infatti dato vita, in un’altra edizione dei playoffs, a ”The Comeback”, la più larga, incredibile e storica rimonta messa a punto su un campo di football, la quale aveva visto gli stessi Bills risorgere incredibilmente da un 38-3 e vincere in overtime per 41-38.

Il destino mise nuovamente queste due compagini una contro l’altra, preparando una partita carica di intensità e ritmi cardiaci impropri, che avrebbe chiamato in causa persino il divino, entrando nella leggenda della Nfl direttamente dalla porta principale: in una sorta di simbolica rivincita per le lacrime versate da Warren Moon e compagni nel gelo del Rich Stadium di Buffalo dopo una qualificazione sfumata di un nulla, il fato (e l’allenatore degli special teams di Tennessee) costruirono un finale memorabile, impossibile, miracoloso, che salvò la franchigia da un’altra dolorosa uscita dalla corsa al titolo; proprio per questo motivo, la partita viene ricordata come “The Music City Miracle”.

Le squadre scesero in campo davanti ad una folla record per il giovane Adelphia Coliseum, inaugurato solamente alcuni mesi prima per ospitare la squadra trasferitasi dal Texas, che oltre allo stadio aveva cambiato logo, nome ed uniformi; la presenza in postseason dei Titans era la prima in sei anni di delusioni, sballottamenti e ricostruzioni, mentre ben diverso era il background dei Buffalo Bills, vincenti in 10 delle ultime 13 partite giocate nei playoffs.

Nello svolgimento precedente all’epilogo era sembrata una partita come tante altre, combattuta come richiede un match di postseason e dominata dalle due forti difese, che potevano contare sui talenti di Bruce Smith da una parte e del giovane Jevon Kearse dall’altra. Proprio “The Freak”, che per tutta la durata del pomeriggio aveva messo in ginocchio i tackles offensivi dei Bills, si dimostrò decisivo per il primo vantaggio dei Titans, contribuendo a far segnare alla propria squadra i primi punti della gara con una safety provocata dall’uscita del pallone dalla endzone, conseguenza di uno dei due sacks propinati dallo stesso Kearse a Rob Johnson. Il quarterback di riserva era stato messo in campo da Wade Philips contro la volontà dei tifosi, a causa di un diverbio avuto dal coach con il titolare Doug Flutie, uno dei responsabili della stagione vincente del team di Orchard Park.

Quei primi due punti, come il susseguente touchdown su corsa di Steve McNair ed un field goal di Al Del Greco, arrivarono tutti nel secondo quarto e chiusero una prima metà di gara contraddistinta da enormi difficoltà offensive sia da un lato e sia dall’altro, con i Bills contenuti a 64 yards totali, penalizzati da un alto ed inconsueto numero di false partenze (saranno puniti, a fine gara, con 10 penalità per 59 yards anche a causa degli alti decibel registrati all’interno dello stadio), guidati da un Rob Johnson costantemente messo sotto dall’eccessiva pressione della linea difensiva avversaria, mentre i Titans erano riusciti sì a mettere punti sul tabellone ma per grande merito di difesa e special teams: oltre alla safety provocata da Kearse, infatti, nel free kick successivo Kevin Dyson aveva ritornato il pallone sulle 28 yards di Buffalo, e qualche giocata più tardi, con una posizione così vantaggiosa, McNair aveva trovato con le sue gambe i primi punti offensivi dell’intera gara.

Quella prima metà di gara si chiuse in maniera particolare: i Bills ebbero la loro occasione per rendersi pericolosi, ma videro una ghiotta opportunità spegnersi su un pallone forse ricevuto in maniera regolare da Peerless Price all’interno dei due minuti finali, fatto che non permise a coach Philips di poter verificare con un challenge la bontà della ricezione del suo giocatore.
Gli arbitri decisero di avvalersi del replay pochi istanti dopo, quando si ritrovarono discordi sul posizionamento finale di uno scramble effettuato da McNair per ottenere un fondamentale primo down, e quando questo fu generosamente accordato il drive potè proseguire consentendo a Del Greco di scagliare a lato un field goal di 45 yards, tentativo però annullato da un holding comminato al linebacker Gabe Northern: il kicker dei Titans ritentò il calcio da 5 yards più avanti, questa volta centrando con successo i pali.

Sotto 12-0, i Bills rientrarono in campo trasformati: Antowain Smith mise a segno una corsa di 44 yards al primo gioco offensivo della ripresa, e firmò personalmente dalle 4 yards il touchdown che in un attimo riaprì la contesa; Buffalo guadagnò 62 yards nel giro di pochi giochi, solamente 2 in meno di quelle ammassate nell’intero primo tempo.
Da quel momento in poi il terzo periodo non offrì null’altro offensivamente, tuttavia la partita stava diventando calda e Smith tornò d’attualità nel quarto periodo segnando la meta del sorpasso, e nonostante il fallimento della conversione da due punti i Bills si trovarono davanti per la prima volta quel giorno, conducendo per 13-12; fondamentali per il buon esito del drive furono una ricezione di 37 yards di Eric Moulds, ed una penalità per violenza non necessaria sul quarterback inferta a Jevon Kearse in occasione di un terzo down, che tenne viva la serie.

Mancavano oramai poco più di 6 minuti sul cronometro della partita, e la difesa dei Titans riuscì a forzare un punt che Isaac Byrd riportò sin sulle 45 yards di Buffalo, regalando un’altra posizione interessante per provare a segnare ad un attacco che funzionava quasi esclusivamente grazie alle corse di Eddie George, bravo a guadagnarsi faticosamente ciascuna delle 109 yards con cui avrebbe concluso la sua gara: il drive fu aiutato da una fortunosa ricezione del tight end Frank Wycheck, che si ritrovò tra le mani un lancio deviato dal gomito del linebacker avversario John Holecek, forse un piccolo segno di ciò che stava per accadere, e finì con una conclusione ancora di Del Greco di 36 yards che riportò sopra i Titans per 15-13. Il cronometro ora segnava un minuto e quarantotto secondi da giocare.

Le emozioni non finirono certo qui: Kevin Williams, wide receiver di riserva e ritornatore designato, riportò il kickoff seguente per 33 yards: Rob Johnson, che fino a quel momento era stato inefficace, approfittò dell’ottima posizione di campo per guidare il suo attacco fin sulle 24 yards dei Titans con una serie di 5 giochi per 37 yards di guadagno, dirigendo il drive in maniera magistrale e facendo tutto il necessario per posizionare Steve Christie in raggio da field goal, giocando le ultime due azioni senza una scarpa, che aveva perso in un contatto precedente, perché rimasto senza timeouts.
Christie, da esperto ed affidabile kicker qual era, entrò in campo e si posizionò per calciare e mentre la palla attraversava i pali i secondi da giocare erano rimasti 16, e le speranze dei fans dei Titans si erano clamorosamente spente d’un colpo: non era bastato un primo tempo favoloso della difesa, non erano bastate le corse di George e gli scramble di McNair, i Bills erano passati dall’essere spacciati al condurre una gara che nel primo tempo quasi non avevano giocato, perlomeno in attacco.

A questo punto, ci voleva un miracolo.

“Do the Titans have a miracle left in them in what has been a magical season to this point? If they do, they need it now”: queste furono le parole che in quel momento di devasto psicologico uscirono dalla bocca del broadcaster dei Titans, Mike Keith (sì, è quello che grida “End Zone: Touchdooooown Titans!”), che come gli altri presenti stava vedendo crollare una stagione regolare da 13 vittorie in 16 partite.

Tutto era pronto per il kickoff di Christie, sarebbe bastato effettuare un calcio alto e corto, di modo da recapitarlo ad un tight end o ad un uomo di linea, e seppure in grado di eseguire l’azione della disperazione con pochi secondi dal termine i Titans non ce l’avrebbero mai fatta. Questo, almeno era il piano perfetto dei Bills.

Dall’altra parte era finita la consultazione finale tra i giocatori e Jeff Fisher: l’head coach, coadiuvato dal coordinatore degli special teams Alan Lowry, ordinò l’esecuzione di un gioco chiamato “Home Run Throwback”, inventato dallo stesso Lowry e provato costantemente in allenamento durante la stagione regolare, non c’era nulla da perdere e quindi tanto valeva eseguirlo comunque: sussisteva un problema di non poco conto, tuttavia, rappresentato dal fatto che uno dei giocatori incaricati all’esecuzione, Kevin Dyson, non l’aveva quasi mai provato come ritornatore principale e non aveva dimestichezza con esso, come spiegherà dopo la partita. Così, mentre Tennessee rientrava in campo, il wide receiver chiese ancora delucidazioni circa lo svolgimento dell’azione ai suoi compagni, sperando di riuscire ad essere un degno sostituto di Derrick Mason, il normale esecutore dell’azione, il quale non giocava perché infortunato.

Christie eseguì il suo compito alla lettera, il calcio fu eseguito alla perfezione e come da copione terminò nelle mani di un non addetto ai ritorni, il fullback Lorenzo Neal: senza nemmeno pensarci un secondo Neal si voltò istantaneamente verso Wycheck il quale, ricevuto l’hand off, si ritrovò sull’estremo lato sinistro del campo, minacciato da diversi giocatori di Buffalo che accorrevano verso di lui.

Wycheck si girò di lato, e con grande precisione effettuò, mentre saltava per evitare eventuali braccia protese degli accorrenti, un lancio che tagliò il campo in orizzontale, raggiungendo quasi dall’altra parte di esso proprio Dyson, il quale ricevette il pallone e corse a perdifiato in direzione della endzone: Steve Christie e la safety Donovan Greer ebbero l’opportunità di stenderlo, ma il wide receiver li evitò entrambi trovando terreno libero davanti a sé.
“Se non fossi riuscito a fare una finta su un kicker per poi superarlo in velocità non avrei meritato di restare in questa lega” dirà il wide receiver nel dopogara, “ero più preoccupato di Greer sinceramente, e per un momento ho pensato che sarei potuto uscire dal campo se avessi sentito che eravamo in posizione da field goal.”
Ma Dyson andò fino in fondo, intoccato, e varcò la linea della endzone dopo una maratona di 75 yards proprio mentre lo stadio esplose in un boato mai sentito, i Titans avevano appena confezionato una giocata incredibile, leggendaria, ma Phil Luckett, il capo arbitro, decise di verificare la regolarità dell’azione: se il lancio del tight end verso Dyson fosse stato anche millimetricamente in avanti, cosa che il regolamento proibisce in caso di ritorno di kickoff, l’azione sarebbe stata annullata ed i Bills avrebbero vinto la partita.

Quelli che seguirono furono attimi di autentico panico sportivo: i 69.000 spettatori presenti attendevano il verdetto con trepidazione mentre diversi componenti di Buffalo accerchiarono gli arbitri nel tentativo di convincerli dell’irregolarità di quanto accaduto poco prima. Dyson, invece, fu preso da parte dai suoi compagni di squadra che, uno per uno, gli chiesero incessantemente se secondo il suo parere quel passaggio ricevuto fosse davvero regolare.

Dopo un’attesa durata un’eternità, Luckett ripose le cuffie sopra lo schermo, si voltò verso il campo ed iniziò il suo cammino all’interno di esso, preparato a fare una chiamata che sarebbe rimasta nella storia; la tensione si poteva tagliare a fettine dentro quel catino ribollente, ogni cuore, compreso quello degli spettatori a casa davanti al televisore, stava battendo all’impazzata.

Il momento era arrivato: “After reviewing the play…” e la tensione cresceva sempre di più, “…the ruling on the field stands…”, e mentre l’arbitro protraeva le sue braccia verso l’alto segnalava il touchdown la sua voce sparì in un attimo, subissata dall’incontenibile gioia dei presenti all’Adelphia Coliseum, il quale tuonò in un boato ancor più forte di quello precedente, mentre dal microfono di Mike Keith uscì un fragoroso ed incredulo “We did it!”.

I nervi dei Bills erano a pezzi, come sentenziarono le parole di Gabe Northern davanti ai microfoni della stampa: “Credo che i Titans abbiano ricevuto chiamate a loro favore per tutta la gara. Probabilmente sono cose che non dovrei dire, però abbiamo giocato veramente duro per portare a casa una vittoria che, in vari modi, ci è stata strappata dalle mani. Ciò che succederà, specialmente riguardo l’ultima azione della partita, sarà che la lega riceverà il nastro del gioco e scoprirà che quel passaggio era stato effettuato in avanti, quindi ci chiameranno e ci diranno che avevamo ragione scusandosi con noi. Noi, però, resteremo ugualmente a casa, perché siamo stati eliminati.”

Tuttavia, la partita venne rimandata in onda qualche giorno dopo sull’emittente Nfl Network, e l’analisi dell’ultimo gioco tramite replays computerizzati rivelò definitivamente che il passaggio non era stato scagliato in avanti e che dunque era regolare a tutti gli effetti.

La vittoria fu l’iniezione di fiducia decisiva per la squadra di Jeff Fisher, che arrivò al Super Bowl perdendolo a causa di “The Tackle”, il famoso placcaggio che Mike Jones eseguì proprio ai danni di Kevin Dyson fermandolo a due yards dalla meta che avrebbe pareggiato la gara; i Bills invece cominciarono un lento e doloroso declino che portò alo sfoltimento del roster nella offseason successiva, dove il team rinunciò tra gli altri a Bruce Smith, Thurman Thomas ed Andre Reed.
La miracolosa giocata dei Titans costò il posto all’allenatore degli special teams dei Bills, lo storico Bruce DeHaven, terminando una permanenza a Buffalo di ben 13 anni che comprendeva tutte le partecipazioni al Super Bowl dell’era Marv Levy.

Titans e Bills, ironia della sorte, si ritroveranno nella stagione successiva a Buffalo ed i tifosi locali appenderanno ogni tipo di cartello a ricordare la presunta irregolarità dell’azione con scritte come “Dyson, it was forward!!”. Il gioco verrà addirittura ribattezzato “Home Run Throw Forward”.

La giocata sarà discussa da qui all’eternità, ma niente e nessuno riusciranno mai a toglierla dallo stesso piedistallo storico che ospita ”The Drive”, “The Immaculate Reception” o ”The Comeback”: “The Music City Miracle” non potrà mai essere dimenticato.

Great_Games | by Dave Lavarra | 22/03/07

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