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Kellen Winslow

“Non gli dovrebbero permettere di giocare. Qualche volta si può fermare Fouts, ma Winslow NO! Non c’è modo di farlo. Non c’è un altro giocatore come lui nella lega”.
Queste le parole di Jack Faulkner, scout dei Rams, su Kellen Winslow. Considerato da molti il miglior tight end della storia del football, Winslow regalò emozioni incredibili nei suoi, purtroppo, pochi anni di NFL. Infatti, per via dei suoi molti infortuni dovette abbandonare l’attività sportiva dopo soli nove anni.In questo tempo mostrò doti atletiche e tecniche fuori dal normale, lasciando un segno indelebile nella NFL. Era un giocatore che lasciava i propri avversari svegli la notte al solo pensiero di doverlo fermare. Non si sapeva mai da dove veniva e dove poteva andare. Fermarlo era praticamente impossibile.
Ripartiamo dagli inizi.
Kellen Winslow nacque a St. Louis, Missouri, il 5 Novembre 1957, ma la sua famiglia si spostò presto a East St. Louis, Illinois, dove il tight end crebbe con i suoi sette fratelli. “Eravamo una famiglia molto unita, prendevamo spunto dai nostri genitori, perché per riuscire a badare a sette figli bisogna per forza essere uniti. Fecero un grande lavoro nel farci crescere”, le parole di Winslow.
La passione per il football nel giovane ragazzo del Missouri arrivò presto, ma non iniziò a praticarlo prima del suo anno da senior alla high school, per via della madre la cui paura era che il figlio poteva farsi male. Da piccolo fu membro del team di scacchi della scuola e giocò a baseball, però nella sua testa c’era spazio solo ed esclusivamente per lo sport con la palla ovale. “Ho cercato di entrare nella squadra. Il mio insegnante di educazione fisica era anche l’head coach della squadra di football. Ogni tanto mi faceva provare a lanciare e io lanciavo molto lontano. Mi voleva nella squadra per giocare come quarterback. Così tornai di corsa a casa eccitato per chiedere il permesso ai miei genitori. Mio padre disse subito di si, ma mia madre disse NO. Vinse lei” ricordò anni dopo Winslow.
Nessuno però poteva togliere quel sogno dalla testa del giovane Kellen, che provò a giocare per la squadra di football sia nel suo anno da freshman che in quello da sophomore. Ma ogni anno, per rispetto della decisione della madre, decideva di non continuare più. Fu il suo allenatore, Cornelius Perry, la fortuna e la svolta di Winslow. All’inizio del suo anno da senior gli disse: “Figliolo, devi crederci sul campo da football, o lo fai oppure lasci definitivamente perdere”. Quel giorno nacque una sensazionale carriera di un grande giocatore che la storia ha regalato alla NFL.
Alla fine, vinta la battaglia con la mamma, Winslow entrò nella squadra di football della East St. Louis High School, che, nel suo anno da senior, poteva contare su una squadra eccellente. Infatti la piccola scuola dell’Illinois arrivò fino alla finale statale, persa contro la Chicago Glenbrook North High School nell’overtime.
Per via dei pochi anni di esperienza maturati al liceo, Winslow ricevette appena quattro offerte dai college: solo Kansas State, Kansas, Missouri e Northwestern gli offrirono una borsa di studio.
Kellen prese la decisione di trasferirsi in Missouri per giocare nell’omonimo college. Scelta dettata per via della vicinanza e perché poteva ottenere quello che aveva sempre cercato: “Potevo giocare molto tempo a football e volevo giocare nella Big Eight Conference” dichiarò in seguito.
Nella sua carriera al college mostrò molto del suo potenziale: infatti ricevette ben 71 passaggi per 1089 yards e 10 touchdown in quattro stagioni, per una media di ben 15,3 yards a ricezione. La sua migliore stagione la fece nel suo anno da senior, nel quale guidò il team sia per ricezioni (29) che per yards (479).
L’anno successivo si rese eleggibile per il draft del 1979.

La squadra che da subito mostrò interesse per il grande talento del giovane tight end, furono i San Diego Chargers. Il loro head coach, Don Coryell, era uno dei suoi principali estimatori: “Potrà aiutarci nella direzione giusta, è un ricevitore fuori dal comune, ha una mobilità straordinaria, simile a quella di un giocatore di basket. È molto veloce e molto abile ad andare in profondità”, disse di lui lo stesso Coryell.
Alcuni osservatori erano un po’ scettici riguardo al vero ruolo di Winslow. Infatti da molti non era ritenuto un vero e proprio tight end, perché fino ad allora non c’era mai stato un tight end come lui. La figura di questo ruolo prima di quegli anni era principalmente legata ad un giocatore che bloccava e raramente riceveva. Ma il ruolo, in quel tempo, stava subendo una vera e propria trasformazione, portando i compiti del tight end più verso la ricezione della palla.
Al draft i Chargers lo scelsero al primo giro, con la tredicesima scelta assoluta.
Quel giorno fu la fortuna dei Chargers e di Winslow.
Kellen, nei primi mesi di NFL, apprezzò molto l’aiuto ricevuto dal suo compagno Charlie Joiner. “Charlie è un grande professionista, non mi ricordo una volta che l’abbia visto fuori dal campo da football. Ci ha dato grandi vantaggi e ho imparato molto bene il lavoro da lui, non solo come giocatore di football ma anche come uomo”.
All’inizio della sua carriera ai Chargers, Kellen veniva visto come il terzo uomo più pericoloso dell’attacco dei Bolts. In base a questa situazione, le difese avversarie preferivano raddoppiare su Joiner, John Jefferson e Wes Chandler, lasciando la singola copertura sul tight end. “Abbiamo avuto grandissimi vantaggi da quella situazione” ricordò Winslow. Ma appena viste le potenzialità del ragazzo,le difese avversarie cercarono di prendere subito le misure iniziando a raddoppiare anche su di lui.

I suoi primi anni tra i professionisti furono, per sua stessa ammissione, “Come una favola”. Il suo anno da rookie iniziò con ben 25 ricezioni in sette partite. Purtroppo però, alla fine della settima partita, subì il suo primo infortunio serio della carriera: Winslow si ruppe una gamba e fu costretto a saltare i restanti match di quella stagione.
L’anno successivo, il 1981, fu un grande anno per il tight end dei Chargers, che riuscì a vincere la classifica per ricezioni totalizzandone 88.
Tutti, a quel punto, avevano gli occhi puntati sul ragazzo venuto dal Missouri. Inserito nel grande sistema d’attacco dei Bolts, Winsolw era un’arma devantante. La squadra di San Diego enfatizzava, come molti team dell’epoca, il gioco verticale e le incredibili doti atletiche e tecniche del tight end n°80 ne facevano la pedina mancante per un sistema perfetto.
Per implementare il suo attacco, il coach Coryell partì da un quarterback di primo livello, Dan Fouts, il quale poteva contare su due grandi ricevitori come Charlie Joiner e John Jefferson che, insieme a Winslow, potevano trasformare i passaggi del quarterback in touchdown oppure in grandi guadagni.
Grazie a questo grande sistema offensivo i Chargers arrivarono per ben due volte consecutive a giocare il Championship Game della AFC, perdendolo però sia contro i Raiders nel 1980 che contro i Bengals nel 1981.
Kellen Winslow veniva usato in molti modi e in diverse posizioni, facendo dell’attacco di San Diego un sistema apparentemente insuperabile.
Infatti il ragazzo venne utilizzato anche come ricevitore, slot back, man-in-motion e addirittura anche come halfback o fullback. Le difese avversarie, così, non sapevano mai da dove sbucasse il giocatore con la maglia n°80.

Dopo i primi anni di NFL, la questione che spesso si ponevano gli addetti ai lavori o gli appassionati, e che poi fu posta proprio al giocatore dalla stampa, era: “Winslow può essere fermato?”
La risposta del giocatore fu molto decisa: “Io credo che dire questo sia riduttivo, la cosa giusta da chiedersi è, si può fermare San Diego? Io sono solo una pedina di questo grande sistema offensivo, faccio solo il mio dovere, come lo fanno anche i miei compagni, per cui prima di stoppare me, bisogna stoppare il team. Il sistema che abbiamo è ottimo ma ogni sistema funziona in base alle persone che lo eseguono”.
Winslow era un giocatore che possedeva anche una spiccata personalità: andò sempre per la sua strada, senza mai seguire nessun tipo di moda, anche quando, dagli inizi degli anni 80, i ricevitori iniziarono ad indossare i guanti. “Non mi piacciono i guanti”, dichiarò. “Io credo che si possano perdere molti palloni provando a prenderli con i guanti”.
Il suo talento era ormai risaltato agli occhi di tutta la Nazione: in cinque anni di NFL, dal 1980 al 1984, realizzò ben 374 ricezioni, segnando un record in quel periodo e fornendo delle prestazioni che sono rimaste nella memoria di tutti gli appassionati, come il match contro gli Oakland Raiders il 22 Novembre 1981 in cui riuscì ad effettuare cinque ricezioni concluse in touchdown, oppure quello contro i Green Bay Packers del 7 Ottobre 1984, nel quale fu autore di ben 15 ricezioni. Ma la prestazione di Winslow che resterà per sempre nella memoria di tutti gli appassionati di football, sarà quella del Divisional Game del 1981 contro i Miami Dolphins.
Il match fu trasmesso dalla NBC e, prima della fine della gara, i telecronisti chiamarono Winslow come “The All Universe Tight End”. I Chargers, nel primo quarto, si portarono subito in vantaggio per 24-0, ma i Dolphins alla fine del terzo quarto si riportarono in parità, sul 24-24. Winslow, poco dopo, realizzò un touchdown di 25 yards che riportò San Diego in vantaggio, ma Miami riuscì a pochi minuti dalla fine a pareggiare: 38-38. Quando mancava un solo secondo al termine della partita, i Dolphins avevano la possibilità di calciare il field goal che avrebbe consegnato loro la vittoria e il passaggio del turno. Kellen, però, ruppe tutti i blocchi ed arrivò al kicker, bloccando il pallone e portando al partita all’overtime.

La prestazione del tight end fu ancora più impressionante perché la fece sotto un caldo tropicale che portò a trasformare la normale acqua che beveva all’inizio della partita, in ossigeno verso la fine della stessa. Nell’overtime continuò a lottare sul campo, e per tre volte fu aiutato ad uscire dal terreno di gioco. Ma poco dopo era di nuovo al suo posto, pronto a ricevere il pallone. Alla fine della partita era anche nello schieramento dello special team per bloccare gli avversari in occasione del field goal della vittoria per i Chargers, ma la stanchezza gli aveva annebbiato la vista tanto da non vederci più. Dopo il match, ammise che San Diego vinse la partita perché seppe mantenere al calma meglio degli avversari. Stanco morto, fu aiutato da due compagni di squadra a tornare negli spogliatoi.

La serie quasi infinita di successi del tight end, purtroppo, si interruppe all’ottava partita del 1984, quando il linebacker dei Los Angeles Raiders, Jeff Barnes, lo buttò a terra prima che riuscisse a prendere il pallone. Il contrasto fu pulito, ma nel ricadere, Winslow sbatté il ginocchio a terra e i legamenti rimasero danneggiati. Dovette stare fuori per un anno, rientrando alla settima partita del 1985.
Il periodo di riabilitazione fu molto duro per il giocatore. Al suo rientro in campo, nonostante mettesse tutto l’impegno possibile, il suo rendimento non poteva essere paragonato ai suoi anni migliori. Più avanti ammise: “Quando sono tornato a giocare, ho dovuto imparare di nuovo tutto dalle basi”.
L’anno successivo, il 1986, Winslow tornò ai suoi vecchi fasti, totalizzando ben 64 ricezioni. Purtroppo, però, il suo tempo di gioco e le sue statistiche diminuirono nel 1987, la sua ultima stagione tra i professionisti.
Nell’Agosto 1988, in una conferenza stampa, annunciò a tutti il suo ritiro dalle scene del football professionisticio: “La mia è una decisione presa per una combinazione tra i miei tanti infortuni e il fatto che l’età avanza. È tempo per Kellen Winslow di guardare avanti. La cosa che ho sempre cercato di fare è stata quella di dare ai miei genitori un motivo per essere orgogliosi di me, al di fuori del fatto che sono il loro figlio. Ho faticato molto a fare ogni cosa che ho fatto sia sul campo che fuori”.
Così, dopo soli 9 anni di attività, lasciò il mondo del football quello che da molti è considerato il miglior tight end della storia della NFL.

Molti, rivedendo le statistiche di Winslow, si sono chiesti se il suo successo fosse dovuto al fatto di essere inserito in un sistema, come quello dei Chargers, che si adattava perfettamente a lui. La risposta che annulla qualsiasi dubbio al riguardo fu data poco dopo dal coach dei ricevitori dei Chargers, Ernie Zampese, il quale dichiarò: “Se Kellen fosse andato in un’altra squadra, non sarebbe importato il tipo di attacco in cui andava a giocare, lui è semplicemente il miglior tight end della lega”.
Poco dopo, nel 1995, arrivò il coronamento di una fantastica, anche se corta, carriera: l’introduzione nella Pro Football Hall Of Fame. Il giusto tributo per un giocatore che ha preso la NFL e l’ha rovesciata come un calzino, un giocatore di cui ogni difesa aveva paura e di cui ogni difensore aveva gli incubi. A lui importava solo giocare e correre nel campo da football, come aveva sempre sognato da bambino, andando contro la volontà della madre. Ma quella fu la prima di tante battaglie vinte da Kellen Winslow, o più semplicemente, il migliore di tutti!

Bibliografia

- www.nfl.com
- www. wikipedia.org

Legends | by bix1988 | 09/05/09

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