Menu:

Ricerca articolo


Chicago Bears

Nel 1919 George Stanley Halas, da anni attivo all’interno del mondo del football e del baseball, fonda a Decatur, 160 miglia da Chicago circa, i Decatur Staleys in onore del titolare di una compagnia che sponsorizzava la squadra di baseball della città. A.E. Staley, appunto, diede il via libera ad Halas per creare anche una squadra di football in città, squadra della quale Halas sarebbe stato coach e giocatore; in onore del finanziatore del progetto venne scelto il nome, mentre i colori della squadra furono arancio e blu come per l’Università dell’Illinois.

Halas era già un idolo in America, atleta in grado nel gennaio dello stesso anno di essere eletto MVP al Rose Bowl vincendolo coi suoi Great Lakes-US Navy 17-0 al fianco di gente del calibro di Paddy Driscoll e Jimmy Conzelman. Halas segnò due mete in quella partita oltre ad intercettare per 77 yards il QB avversario. Un infortunio lo escluse dalle minors di baseball precludendone il tentativo di ingresso nelle major dove già si erano fatti avanti i NY Yankees, i quali “ripiegarono” su Babe Ruth.

Ad Halas rimase quindi il compito di portare avanti il progetto degli Staleys insieme a Edward “Dutch” Sternaman. Nel 1920 la squadra raggiunse la neonata American Professional Football Association quando a Canton, Ohio, tredici presidenti si incontrarono per dare il via al progetto. George Halas era ovviamente tra questi e versò i 100 dollari che spettavano per l’iscrizione. La leggenda dei Chicago Bears cominciò allora.

Decatur Staleys

1920 – Comincia bene la serie degli Staleys che esordiscono con un 7-0 in trasferta sul campo dei Rock Island Independents e vincono alla quarta partita l’esordio casalingo allo Staley Field (28-7 sui Pros di Hammond). Nella prima stagione gli Staleys cedono soltanto due mete agli avversari, perdendo una sola gara (6-7 coi Chicago Cardinals) e ne pareggiano due per zero a zero. Il 5-1-2 non basta ai “voti” con i quali, in pieno stile collegiale, si assegna il primo titolo di sempre nella NFL (allora APFA); gli Akron Pros, unica squadra imbattuta nel 1920, vince il campionato.

Chicago Staleys

1921 – Halas prende completo possesso della squadra decidendo di spostarla a Chicago, ricevendo 5000 dollari da A.E. Staley per mantenere il nickname Staleys almeno per una stagione. Halas accetta e parte per Chi-Town dove il mercato è più ampio e può assicurare maggiore futuro e visibilità rispetto alla più piccola Decatur. La Windy City è, inoltre, la città natale di Halas, il quale al primo campionato “in casa” porta a casa il titolo NFL con il record di 9-1-1 giocando gli impegni casalinghi al Cubs Park.

Chicago Bears

1922 – Terminato il contratto sul nome della squadra firmato un anno prima con Staley, George Halas ribattezza il team nel definitivo Chicago Bears, in omaggio ai Cubs, coi quali condivide lo stadio e dei quali afferma che se li giocatori di baseball sono “orsacchiotti”, (cubs, appunto) i più grandi (fisicamente) atleti di football saranno “orsi”.

Durante la preparazione del campionato Halas si oppone all’ingresso nella lega dei Green Bay Packers rei di aver messo sotto contratto tre giocatori di college non ancora “eleggibili” per riuscire, subito dopo, a portarli a sua volta a Chicago nei tempi consentiti dal regolamento. La Nfl seguirà la mozione del padrone dei Bears e squalificherà Green Bay tornando sui propri passi successivamente e riammettendola a novembre. La spaccatura col team del Wisconsin è ormai profonda, la più antica e duratura rivalità del football professionistico comincia anche grazie a questo episodio.

Il primo anno da Bears termina con il record di 9-3 con la squadra in lotta per il campionato fino alla fine e che si vede sgambettare dai cugini dei Cardinals con due shutout nelle ultime due partite di campionato (0-6, 0-9).
Halas si rifarà mettendo a segno un colpo di mercato che porterà a Chicago il tackle Ed Healey prelevato dagli Independents di Rock Island.

1923/24 – Chicago continua a lottare per i vertici della NFL ma non ottiene mai i risultati sperati. I Canton Bulldogs, già vincitori nel ’22, si concedono il bis nel ’23 e, l’anno seguente, spostatisi a Cleveland, infliggono l’unica sconfitta ai Bears in stagione con il risultato di 16-14. La partita persa con Cleveland si rivelerà fatale a fine stagione ed il record di 6-1-4 non sarà sufficiente per porre fine al dominio dei Bulldogs.

1925 – Halas cambia le carte in tavola e sconvolge il mondo del football. La NFL lotta con bilanci spesso in rosso, e la rivalità del football collegiale vede ancora troppi vantaggi da parte dei campionati universitari; questo spingerà presto la Lega a ridurre il numero di squadre scegliendo come basi solo grandi piazze in grado di garantire ritorni certi di pubblico, immagine e denaro.
In tutto questo marasma Halas mette a segno il colpo che cambia il modo di vedere il football come mestiere e mette sul piatto 100.000 dollari per assicurarsi le gesta di Harold “Red” Grange, il quale ha appena terminato la stagione collegiale per l’università dell’Illinois.
Grange, soprannominato dal giornalista sportivo Warren Brown “the Gallopping Ghost”, è conosciuto e amato in tutta la nazione. Per rientrare in parte delle spese Halas organizza un tour coast to coast di 17 gare per permettere a Grange di esibirsi su ogni palcoscenico americano.
L’America seguirà con entusiasmo le gesta di Grange, ma i Bears chiuderanno 9-5-3 nella stagione regolare senza che il “fantasma”, giunto a campionato in corso, riesca ad influire più di tanto. Il suo esordio da professionista conta 36 yards corse nello 0-0 del derby contro i Cardinals giocato a Wrigley Field.

1926/29 – Halas non conferma Grange quando questi ed il suo agente C.C. Pyle pretendono di avere in mano parte della proprietà del team. Grange si unisce ai NY Yankees della neonata American Football League, mentre i Bears giungono secondi con 12-1-3.
Nel 1927 la AFL chiude rapidamente i battenti e Red Grange torna alla vecchia lega insieme ai suoi Yankees dove rischia subito di terminare la propria carriera per via di un grave infortunio subito proprio contro Chicago. Dopo una stagione fuori Grange torna, nel 1929, ai Bears dove sarà running back e defensive back fino al 1934.

1930/31 – Nel 1930 Halas abbandona la sideline per darsi al front desk a tempo pieno; Chicago continua a navigare lontano dal titolo ma nel frattempo gioca la prima gara indoor della propria storia (1930) al Chicago Stadium (campo lungo 80 yards), battendo i Cardinals nella rivalità della Windy City.

1932 – Di nuovo il Chicago Stadium protagonista nella prima gara di postseason che si ricordi nella storia NFL. Dopo aver chiuso alla pari con i Portsmouth Spartans grazie al valore nullo attribuito ai pareggi che penalizzò i Green Bay Packers, Chicago vince lo spareggio per il titolo messo a statistica come gara aggiuntiva di regular season.
La partita, ribattezzata poi Tom Thumb Gridiron, è il primo esempio di postseason nel football e viene giocata in campo ridotto e con regole ad hoc e vede i Bears prevalere sugli Spartans grazie ad un TD pass di Bronko Nagurski per Red Grange molto contestato dal coach di Portsmouth. Una safety fisserà il punteggio sul 9-0, stesso risultato con cui i Bears avevano sconfitto anche i Packers nell’ultima di campionato consolidando così la propria leadership.
Il lancio di Nagurski spingerà la NFL a rivedere le regole sul forward pass, legalizzando tale giocata da ogni zona del campo e senza vincoli, mentre fino ad allora era necessario allontanarsi quantomeno di 5 yards dalla linea di scrimmage prima di eseguire.

1933 – Halas torna ad allenare la propria squadra e i Bears vincono il loro terzo titolo. Convintasi del successo di pubblico e di propaganda girato intorno allo spareggio dell’anno precedente la NFL separa in due divisioni il proprio campionato. Le due vincenti di ognuna delle conference si scontreranno d’ora in avanti nel Championship e Chicago (10-2-1) fa centro al primo colpo battendo i NY Giants (11-3) per 23-21.

1934 – Nel 1934 i Bears sfiorano l’impresa di una perfect season vincendo tutte e tredici le partite di regular season; Chicago perde però nella “rivincita” del Championship del 1933 cadendo 30-13 contro New York.
Prima dell’avvio della stagione i Bears affrontarono di fronte a 79432 spettatori una selezione collegiale conosciuta come il primo vero College All-Star team. Finì 0-0.

1935/39 – Nel ’35 i Bears giungono ultimi nella West division ,mentre nel 1936 non basta la miglior difesa della Lega ad evitare le due sconfitte nel finale che compromettono il viaggio al Championship (9-3).
Il terzo appuntamento con la finalissima NFL giunge così nel 1937 dove gli uomini di Halas (9-1-1) puntano di nuovo sulla forza della difesa. Faranno però i conti con Sammy Baugh , quarterback strepitoso in grado di lanciare 335 yards e tre TD nella vittoria dei Washington Redskins a Wrigley Field per 28-21.
Nelle due stagioni successive i Bears fanno un passo indietro e si allontanano dai vertici della lega prima di preparare la più incredibile rivincita contro Washington.

1940 – Il titolo NFL torna nelle mani dei Bears che dopo una stagione da 8-3 affrontano di nuovo i Washington Redskins in finale. Per l’occasione George Halas sfoggia la T-Formation, innovativo schieramento offensivo al quale aggiunge particolari motion nel backfield. La formazione funziona alla perfezione, la difesa degli ‘Skins va completamente in bambola e i Bears trionfano con un pesantissimo 73-0, ad oggi il maggior scarto rifilato in NFL.

1941 – Un record di 10-1 non basta ai Bears per accedere di diritto al quinto Championship della propria storia, 396 punti segnati non sono sufficienti per scrollarsi di dosso i Green Bay Packers. I due scontri diretti vedono la vittoria di Chicago nel Wisconsin per 25-17 con Green Bay che, successivamente, andrà ad espugnare il campo di Chicago (16-14).
Servirà quindi uno spareggio, una prima partita di postseason prima del Championship. Ribattezzata poi come Divisional playoff la gara vide l’inserimento della “sudden death” in over time, regola che avrebbe premiato la prima squadra capace di segnare ai supplementari e tutt’ora in vigore tra i professionisti del football.
Non ce ne sarà bisogno. Chicago batterà 41-21 i Packers a Wrigley Field davanti a più di 34000 spettatori prima di riconfermarsi campione grazie alla vittoria sui Giants per 37-9 al Championship.

1942 – Fallisce di nuovo il tentativo di perfect season per i Bears i quali, giunti in finale con un record di 11-0, vedono di nuovo i propri piani intralciati dai Washington Redskins che si impongono per 14-6. Halas è richiamato dalla marina per via del conflitto che via via sta sconvolgendo l’Europa, al suo posto per chiudere la stagione sono arrivati Hunk Anderson e Luke Johnsos.

1943 – Nonostante l’assenza di Halas, a Chicago si godono le gesta di Sid Luckman, il miglior quarterback mai passato da quelle parti. Luckman, prototipo del QB moderno, sconvolge la NFL quando contro i NY Giants pesca dal cilindro una prestazione impressionante, colpendo gli avversari con 433 yards lanciate e 7 (sette!) touchdowns. A Wrigley Field i Bears si riprendono la corona di campioni battendo i Washington Redskins in quella che stava ormai diventando una classica del football. Anche in quell’occasione Sid Luckman sorprende l’avversario lanciando cinque TD passes, mentre il grande Bronko Nagurski chiude la carriera a Chicago con una meta da tre yards su corsa. I Bears s’imposero 41-21.
Luckman diventa il primo giocatore nella storia della franchigia a venire eletto MVP dalla NFL.

1944/45 – Cala il titolo dei Bears che dopo quattro finali raggiunte si fermano a 6-3-1 prima di crollare, nel ’45, ad un misero 3-7.

1946 – I giocatori partiti per servire l’esercito durante la guerra nel vecchio continente o sui mari asiatici rientrano nelle squadre di appartenenza, così anche George Halas torna alla guida dei propri Bears. Chicago riprende la vetta della propria division (8-2-1) e vince il titolo sconfiggendo i NY Giants per 24-14 davanti al maggior numero di spettatori mai registrati fino ad allora (58346) al Polo Grounds.
Sid Luckman è di nuovo protagonista: a inizio gara apre le danze servendo in meta Ken Kavanaugh con un lancio da 21 yards; nel quarto periodo, a partita ancora ferma sul 14-14, gioca una bootleg che chiude con una corsa da 19 yards in endzone.

1947/49 – I Bears crollano nel match decisivo della stagione contro i Chicago Cardinals che, finalmente, vanno a vincere il Championship NFL cercando di rilanciarsi come prima squadra della Chi-Town. Non va meglio l’anno dopo dove, pur con un record migliore (10-2) i Bears cedono di nuovo nell’ultima stagionale ai Cardinals. Nemmeno il 9-3 del 1949 è sufficiente per arrivare al Championship, i Bears non colmano il gap di una partita di differenza dalla capolista; colpevoli i pareggi, ormai “legalizzati” dalla NFL, che favoriscono i Los Angeles Rams.

1950 – Il nuovo decennio si apre con il ritorno dei Bears alla postseason della NFL, lega che in quell’anno vede due Divisional Playoffs, gare da disputarsi tra le due migliori squadre di ogni conference, se giunte a pari punteggio, per stabilire chi debba poi incontrare i vincitori della divisione opposta per il titolo. Bears e LA Rams dominano con un record di 9-3 la National, ma saranno i losangelini a vincere la finale di conference dopo aver perso entrambe le gare di regular season. I Rams vinceranno in casa per 24-14.

1951/55 – Comincia una prima buia epoca per i Chicago Bears che non guarderanno più gli avversari dall’alto per un po’ di tempo. Nel 1952 e nel 1953 i Bears compilano per la prima volta nella loro storia due stagioni perdenti consecutive (5-7; 3-8-1) e, nonostante la ripresa del biennio successivo (8-4 in entrambi i casi) la postseason sembra ormai un miraggio. George Halas abbandona così per la terza volta la guida sulla sideline sperando di dare uno scossone all’ambiente grazie al cambio della guardia.

1956/57Paddy Driscoll assume la guida del team e apre la propria esperienza con un record di 9-2-1 arrivando al Championship poi malamente perso contro i Giants per 47-7. L’anno dopo, però, Driscoll non si ripete (5-7) e l’esuberante George Halas lo licenzia tornando alla guida della formazione dei Bears.

1958/62 – Halas riporta a 8-4 i Bears per due anni di fila, ma la decade si chiude per la prima volta nella vita dei Bears senza nemmeno un titolo NFL vinto.
Nel 1960 la squadra cade a 5-6-1 per poi rialzarsi a 8-4 l’anno dopo e 9-5 nel 1962, senza mai riuscire a giungere però al Championship.

1963 – Chicago compie una serie di imprese memorabili nell’anno della rinascita. In primo luogo interrompe il dominio dei Green Bay Packers di Vince Lombardi, da tre anni dominatori della conference. Chicago esordisce con un 10-3 nel Wisconsin e chiude la stagione 11-1-2 dopo aver battuto i Packers anche al Wrigley Field per 26-7.
Al Championship Chicago se la vedrà con i temibili NY Giants, squadra dall’attacco devastante (448 punti) guidato dal mitico Y.A. Tittle. I Bears la spunteranno 14-10 grazie a due mete di Bill Wade, ma è la difesa a compiere l’impresa più grande, contenendo le offensive avversarie e intercettando cinque volte il grande Tittle. Alla vittoria del titolo si aggiunge il riconoscimento a George Halas come miglior coach dell’anno

1964 – La stagione da campioni in carica si chiude nel peggiore dei modi con un record di 5-9, Halas corre ai ripari draftando alla grande per la stagione successiva. Arrivano Gale Sayers, RB, per l’attacco e Dick Butkus, LB, per la difesa; i due scriveranno pagine importantissime nella storia del football.

1965Gale Sayers mette subito in evidenza le proprie doti, spinge la squadra a 9-4-1, segna 22 mete (record NFL di allora) e viene eletto rookie of the year. Il punto più alto della stagione lo tocca in dicembre quando piazza sei mete ai malcapitati San Francisco 49ers.

1966/67 – Chicago non risorge ma i suoi uomini riscrivono l’albo dei record. Sayers guadagna il record per yard prese in due anni, mentre Halas si ritira definitivamente dal ruolo di allenatore (1947) con il record di allora di vittorie ottenute sulla sideline: 324.

1968/71 – Nel 1968 Jim Dooley diventa il nuovo head coach di Chicago, mentre il grande Sayers subisce un infortunio che ne mette a rischio la carriera. Sarà un periodo durissimo quello che si accavalla tra la fine dei magnifici anni 60 e l’inizio dei 70.
La prima stagione di Dooley si chiude 7-7 con Sayers assente dalla nona partita; lo stesso Sayers riceverà la spinta emotiva e l’aiuto negli allenamenti di Brian Piccolo, popolare figura nello sport di Chicago salito nel ruolo di eroe per via dell’aiuto dato all’amico e compagno di stanza al quale preferiva dare il giusto input per ricominciare da zero piuttosto che soffiare il posto in campo. Sayers si allenerà duramente con Piccolo e riuscirà ad essere in campo per l’inizio della stagione 1979, campionato che i Bears chiuderanno con un misero 1-13.

Le ultime due stagioni di Dooley si chiuderanno entrambe a 6-8, ma a sconvolgere l’ambiente sarà il tumore diagnosticato al grande Brian Piccolo, malattia che lo ucciderà il 16 giugno, pochi mesi prima dell’esordio del Soldier Field, il nuovo impianto di Chicago. L’anno successivo sarà l’ultimo per Dooley sulla sideline dei Bears, mentre la ABC manderà in onda Brian’s Song, instant movie sulla storia di amicizia tra Gale Sayers e Piccolo.

1972/74Abe Gibron prende il controllo del playbook, ma le tre stagioni con lui in sella sono altrettanti fallimenti. I Bears chiudono 4-9-1, 3-11 e 4-10. Anche per lui la storia con Chicago finisce alla svelta.

1975 – Il GM Jim Finks progetta la ricostruzione dei Bears. Il primo passo è assumere Jack Pardee, mentre la seconda è quella di scegliere al draft con il quarto pick assoluto Walter Payton, runningback che si legherà a vita ai Chicago Bears.

1976/77 – Pardee porta il record della squadra da 4-10 a 9-7 in tre stagioni, e nel 1977 quest’ultimo punteggio è sufficiente per raggiungere la Wild Card di NFC, primo accesso in post season per la squadra dopo 14 anni. Protagonista dell’anno è l’offensive player of the year Walter Payton, il quale fissa il record di franchigia a 1852 yards corse e stabilisce il primato di prestazione in singola partita con 275, record che rimarrà imbattuto per 23 anni. I Dallas Cowboys eliminano però subito Chicago dalla corsa.

1978 – Pardee lascia Chicago per correre ad allenare i Washington Redskins cosicché Jim Finks corre ai ripari ingaggiando il defensive coordinator dei Minnesota Vikings Neil Armstrong il quale, all’esordio, fa registrare un mediocre 7-9.

1979/81 – Armstrong traghetta la squadra fino al nuovo decennio con risultati troppo altalenanti; nel 1979 (10-6) raggiunge i playoffs all’ultimo scatto perdendo però la wildcard contro Philadelphia. Poche settimane prima della partita con gli Eagles muore a 54 anni per attacco cardiaco George Halas jr, detto “Muggs”, figlio del leggendario padre dei Bears. Halas junior era negli alti piani della dirigenza Bears dal 1953.

Il 1980 i Bears tornano a nuotare in pessime acque, il record non decolla, ma molti elementi in squadra sono validi e paiono predestinati, prima o poi, al grande salto. Walter Payton continua a regalare emozioni e diventa statisticamente il miglior runner della storia di Chicago superando Gale Sayers fermo a 9462. Il giorno del ringraziamento David Williams chiude nel modo più rapido di sempre l’over time contro Detroit riportando in meta il kick off per 95 yards, ma il momento più esaltante di una stagione amara i tifosi lo trovano nell’attesissimo rivarly game contro i Green Bay Packers che i Bears vincono 61-7 davanti al proprio pubblico.
Il 1981 si chiude 6-10, Armstrong è licenziato e Mike Ditka torna a Chicago dopo avervi giocato sei stagioni come tight end.

1982 – Lo sciopero dei giocatori condiziona l’esordio di Ditka sulla sideline; il coach non riesce a preparare al meglio la propria stagione di avvio e, nonostante l’ampliamento deciso dalla NFL per gli accessi ai playoffs, la squadra resta fuori dai giochi importanti con un misero 3-6.

1983 – Si chiude un’era. Finisce una di quelle epoche da scrivere con la “E” maiuscola; George Stanley Halas, conosciuto come Mr. Everything e, soprattutto, Papa Bears, muore il 31 ottobre a 88 anni per attacco cardiaco, legato così da un filo mortale al triste destino dello sfortunato figlio. Co-fondatore della NFL, fondatore, presidente e, per decenni, allenatore di Chicago, divenuto famoso per le innovazioni tecniche e regolamentari del gioco ma anche per aver spinto il football a diventare un “gioco” abbastanza costoso per gli investimenti fatti già dagli anni 20. Halas, che fu anche atleta straordinario prima di subire gravi infortuni, divenne famoso anche per un carattere serioso, spinto dallo spirito di chi vuole sempre combattere e sempre vincere, un atteggiamento a volte strafottente, irriverente e dispettoso nei confronti dei rivali ma mai, e proprio mai, antisportivo. Lascia una città e una squadra che lo hanno ricambiato con amore immenso, e un patrimonio sportivo invidiabile. Il suo record di 324 vittorie come head coach verrà battuto solo nel 1993. Era nella Hall of Fame dal 1963 e, negli anni 30, fu eletto All-Decade Team per gli anni ’20 dove giocò anche come offensive end (tackle) indossando la maglia numero 7 (ritirata).

Da allora i Chicago Bears scendono in campo per ogni partita con le sue iniziali “GSH” cucite sulla manica della maglia da gioco.

1984 – Ditka ottiene il primo anno vincente della propria carriera da head coach chiudendo 10-6 e perdendo coi futuri campioni del mondo, i San Francisco 49ers, 23-0 al Championship. E’ il preludio al grande ritorno.

1985 – I Chicago Bears guidati da Mike Ditka, una grandissima difesa orchestarta dal LB Mike Singletary e dal devastante DE Richard Dent insieme ad un attacco orchestrato dallo scapestrato John McMahon e dall’immenso Walter Payton (MVP stagionale), torna sul tetto del mondo vincendo il Super Bowl XX contro i New England Patriots. Da molti, a ragione, considerata la squadra più forte in stagione singola di sempre, anche meglio dei Miami Dolphins della perfect season, quei Bears non diedero mai segno di sbandamento per tutto l’anno nemmeno quando, proprio i Dolphins di Dan Marino, riuscirono, unici per tutta la stagione, a batterli in Florida 38-24.

I Bears infilarono un 12-0 prima di cadere alla corte del grande Dan, dopodiché ripartirono per altre tre vittorie chiudendo 15-1, con il sesto miglior attacco della lega (primo sulle corse) e la miglior difesa che protesse due shutout in stagione in due gare consecutive. Impresa ripetuta ai playoffs dove Chicago spazza via prima i NY Giants (21-0) e successivamente i Los Angeles Rams (24-0). Al Super Bowl la squadra entra in campo senza timore alcuno, i Patriots vanno sul 3-0 prima di essere ridicolizzati ed obbligati a cambiare il quarterback Tony Eason senza che questi riuscisse a completare nemmeno un passaggio. Finirà 46-10, con Richard Dent MVP, e verrà il momento del Super Bowl Shuffle.

1986/90 – I Bears non raggiungeranno più l’apice della Lega pur continuando a giocare un grande football e sfiorando altre due volte l’impresa. Nel 1986 finisce 14-2 ma Washington ne ferma la corsa immediatamente al Divisional. Stessa sorte e stesso avversario nel 1987, anno da 11-4 e ultima stagione di Walter Payton. Nel 1988 la corazzata di Ditka giunge ai playoffs sul 12-4, batte 20-12 al Divisional i Philadelphia Eagles ma crolla, come nel 1984, contro i San Francisco 49ers futuri campioni (28-3). Nel 1989 buona parte dei giocatori che hanno reso grande la squadra di coach Mike Ditka sono vecchi o, semplicemente, non ci sono più. I Bears crollano a 6-10 per riprendersi in una sorta di canto del cigno nel 1990 dove, dopo aver chiuso a 11-5, batteranno 16-6 i New Orleans Saints al Divisional Playoff della NFC prima di cadere al Giants Stadium contro New York, di nuovo i futuri campioni, nel Championship (31-3).

1990 – Ditka e i Bears crollano definitivamente, la stagione termina 5-11 e DaCoach decide di lasciare, stavolta per sempre, i Bears.

1993/98 – Dave Wannstedt diviene il nuovo head coach, ma la sua esperienza quinquennale avrà solo un momento di gloria quando nel 1994, in una delle due stagioni vincenti conquistate, I Bears andranno ai playoffs. Il resto saranno solo risultati negativi con il crollo a 4-12 del 1998 che obbligò Wannstedt alle dimissioni. Unica vera nota positiva, nel 1997, la vittoria numero 600 nella storia dei Bears, contro Tampa Bay.

1999/00 – Il primo novembre se ne va Walter Payton, detto Sweetness per via di un carattere amichevole, spontaneo e genuino. Considerato uno dei migliori RB di sempre, forse il più grande, Payton legò la propria vita sportiva a battere il record di yards corse in NFL, riportare Chicago al titolo ed entrare nella Hall of Fame al primo tentativo di eleggibilità.

Dick Jauron traghetta la squadra al nuovo millennio con risultati mediocri, ma il 2000 è la stagione dell’esplosione di Brian Urlacher, immenso MLB scelto al primo giro del draft ed eletto defensive rookie of the year.

2001 – L’era Jauron porta finalmente i suoi frutti; grazie ad una difesa solida e un attacco che trova l’immenso supporto del rookie Anthony “A-Train” Thomas i Bears chiudono la stagione 13-3, vincono la division ma perdono entrambe le due sentitissime gare contro i Green Bay Packers ormai da tempo stradominanti nella grande “classica” del football americano. I Bears accedono in postseason dove abbandonano al primo turno, il Divisional Playoff, contro i Philadelphia Eagles (33-19). A farne le spese, al termine di una stagione che sembra l’apripista ad un futuro più roseo, è paradossalmente il disc jockey addetto alle musiche di contorno e intrattenimento che accompagnano ogni evento sportivo d’America. Il malcapitato DJ ebbe infatti la pessima idea di suonare la tradizionale colonna sonora di Rocky Balboa; l’intento era quello di caricare il pubblico, il problema è che, com’è noto, il pugile italo-americano partorito dalla fantasia dell’attore Silvester Stallone, è un eroe di Philadelphia. Qualcuno non apprezzò… only in America.

2002/03 – Dick Jauron dimostra di non essere in grado di gestire al meglio la situazione né, tantomeno, di dare continuità al proprio progetto che per un attimo sembrava dare ottimi frutti. Un record totale di 11-21 in due stagioni spinge il nuovo general manager Jerry Angelo a licenziare il coach e a chiamare un altro esordiente nel ruolo di capo allenatore.

2004Lovie Smith, ex coach di reparto a Tampa e St. Louis, si presenta a Chicago per una nuova, promettente, epoca. Durante il discorso d’ingresso nella George Halas Hall fissa tre punti: porre fine al dominio di Green Bay negli scontri diretti; riportare la corona divisionale a Chicago; vincere il Super Bowl. Al termine della stagione 2006 avrà ottenuto ampiamente i primi due risultati (4-2 coi Packers e due vittorie consecutive nella NFC North) ma solo sfiorato la terza.

2005 – Un grave infortunio a Rex Grossman spinge il coaching staff a giocarsi la stagione con il rookie Kyle Orton come quarterback titolare; una difesa invalicabile guidata dal defensive player of the year Brian Urlacher e le sfuriate di Thomas Jones su corsa (primo QB oltre le 1300 yards in stagione dopo Walter Payton) spingo Chicago a un record di 11-5 e la qualificazione al Divisional di NFC. Il rientro di Grossman darà fiato allo stremato Orton ma non basterà contro Carolina la quale, grazie ad un incredibile Steve Smith da 218 yards ricevute, si sbarazzerà della pratica Bears per accedere alla finale di Conference.

Tra gli highlights stagionali spicca la giocata di Nathan Vasher contro i San Francisco 49ers; il cornerback dei Bears raccoglie al volo un pallone corto dal goal post durante un field goal e lo riporta dalla propria endzone a quella avversaria, ricoprendo 108 yards, record assoluto della NFL.

2006 – La franchigia dell’Illinois sfiora l’impresa promessa da Lovie Smith il giorno della preparazione. I Chicago Bears approdano al Super Bowl numero XLI a Miami dove cadono a Miami contro gli Indianapolis Colts (29-17). La stagione sarebbe perfetta se non fosse per le carenze evidenziate da Rex Grossman, quarterback limitato tatticamente e fragile mentalmente che, dopo un eccellente avvio, intraprende una strada fatta di alti e bassi e diventa l’anello debole della squadra. Nonostante l’esplosione del rookie Devin Hester (record NFL con sei calci totali riportati in meta) che porta i Bears ad essere squadra capace di segnare con ogni team schierato ed in ogni situazione, Chicago mostra con il proprio quarterback un lato troppo debole e facile da aggredire. Grossman, prevedibile ed impreciso, chiude con un miserabile 0.0 di rating proprio nella gara contro i Packers, sostituito a fine primo tempo da Brian Griese.

La squadra chiude 13-3 e tornerà alla vittoria in postseason battendo Seattle 27-24 in over time grazie al calcio di Robbie Gould; l’evento non si ripeteva dal 2004, e la serie prosegue anche con la buona prestazione contro i New Orleans Saints (39-14). Grossman uscirà a testa alta da entrambi gli incontri evidenziando ancora qualche indecisione di troppo e provocando più di una perplessità. Al Super Bowl di Miami una difesa troppo conservativa farà il proprio dovere senza eccellere ai livelli più consoni contro il fenomeno Peyton Manning, e sarà proprio Grossman, con due intercetti, a decretare il risultato finale. Una delle sue palle perse verrà riportata in meta da Kevin Hayden e chiuderà l’incontro. Inutile la meta di Hester dopo 14 secondi, la più veloce nella storia dei Super Bowl. Il maestro, Tony Dungy, batterà Lovie Smith, suo assistente ai tempi di Tampa, e diventerà il primo coach di colore a fregiarsi di un preziosissimo anello.

2007/08 – Una serie di infortuni, ma anche di errori di mercato, impedisce non solo ai Bears di tentare l’approdo al Super Bowl per cercare una rivincita, ma addirittura li vede fuori dai playoff dopo una stagione travagliata che vedrà alternarsi nella posizione di quarterback titolare tutti e tre gli elementi a disposizione (Rex Grossman, Brian Griese e Kyle Orton). La stagione si chiuderà 7-9 con unica soddisfazione quella di aver battuto Green Bay in entrambe le partite giocate.

Non va meglio l’anno seguente dove Kyle Orton viene lanciato definitivamente come titolare ma la squadra, seppure con un record vincente (9-7), resta di nuovo fuori dalla postseason.

Questa la storia dei Chicago Bears, insieme ai Cardinals unica franchigia da sempre presente in NFL. Squadra pluridecorata (nove titoli NFL, comprensivi di un Super Bowl, ne fanno la seconda franchigia in fatto di vittorie dietro ai Green Bay Packers) sembra aver ritrovato l’antico splendore nelle ultime stagioni.

Franchise Book.

I Bears hanno ritirato 13 maglie: Bronko Nagurski (RB – #3), George McAfee (RB – #5), George Halas (end –off. tackle- #7), Willie Galimore (RB – #28), Walter Payton (RB – #34), Gale Sayers (RB – #40), Brian Piccolo (RB – #41), Sid Luckman (QB – #42), Dick Butkus (LB, #51), Bill Hewitt (end –off. tackle- #56), Bill George (G-LB – #61), Clyde Turner (C – #66), Red Grange (RB – #77).

Gli eletti nella Hall of Fame passati da Chicago sono addirittura 31, tra cui il mitico George Halas, Dick Butkus, George Blanda, Mike Ditka, Sid Luckman, Walter Payton, Gale Sayers, Mike Singletary, Red Grange e Paddy Driscoll.

I Green Bay Packers sono stati sconfitti dai Bears 90 volte, ma sono al tempo stesso la squadra che è riuscita ad infliggere il maggior numero di sconfitte a Chicago in scontri diretti (80).

Il record all-time della franchigia fondata da GSH è 693-516-42 (686-498-42 in regular season, 17-18 nei playoffs). La miglior stagione di sempre è il 15-1 del 1985 coinciso con il primo e finora unico trionfo al Super Bowl, anche se nel 1934 e nel 1942 finirono la stagione da imbattuti (13-0 e 11-0) perdendo poi la finale; anche se in quelle due occasioni la percentuale di vittorie fu del 100%, viene considerato record migliore quello del 1985 che, considerando anche la postseason, riporta il, miglior risultato di sempre. La stagione peggiore fu il 1969 con 1-13.
Due gli MVP stagionali: Sid Luckman (1943) e Walter Payton (1985); uno eletto in un Super Bowl, Richard Dent (XX, 1985).

All-time leaders (offense)

Sid Luckman 14686 passing yards
Walter Payton 16726 rushing yards (2° NFL)
Johnny Morris 5059 receiving yards

Con 318 vittorie George Halas è il coach più vincente di sempre.

Tutti i dati, gli aneddoti e le immagini raccontati e mostrati in questa time-line provengono da siti storici quali pro-football reference, wikipedia, sports E-cyclopedia, la sezione history di nfl.com, la sezione history di Chicagobears.com, bearshistory.com e the helmet project.

Teams_timeline | by Alessandro Santini | 17/02/07

blog comments powered by Disqus