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Gli Anni '20

Potrà sembrare strano, ma la gloriosa e ultramilionaria National Football League nacque lontano dalle luci delle metropoli, nei campi polverosi del Midwest, in città come Duluth, Massillon, Canton, Racine, Hammond.
Città i cui nomi non diranno molto ai più. Ben 49 squadre avrebbero calcato i campi da gioco dell’allora caotica NFL, destinata a conoscere una parvenza di stabilità solo verso la fine della decade, grazie alla solidità e al seguito popolare di franchigie come i Chicago Bears, i Green Bay Packers e i New York Giants.
E proprio in questa base di appassionati iniziò a radicarsi la convinzione che il livello del football professionistico era quantomeno pari a quello del college football, fino ad allora l’unico contraltare al Dio Baseball.
Ma facciamo un salto indietro e fermiamoci al 13 Novembre 1892. Quel giorno William “Pudge” Heffelfinger, ex guardia di Yale, accettò un compenso di 500 dollari, più 25 di rimborso spese, per giocare nella Allegheny Athletic Association contro il Pittsburgh *Athletic Club. Heffelfinger segnò gli unici punti della gara, ritornando un fumble in touchdown per 25 yards. In quel giorno nevoso al Recreation Park di Pittsburgh era nato il football professionistico.

Nei successivi 28 anni queste storie sarebbero state all’ordine del giorno. Nessuna lega era davvero solida né dal punto di vista finanziario né da quello organizzativo, i giocatori passavano repentinamente da una squadra all’altra, le regole erano tutt’altro che uniformi, i calendari erano improvvisati e non c’era alcun controllo sulle corse all’ingaggio dei migliori talenti del college.

Una nuova era

Il 20 Agosto 1920 a Canton, Ohio, sette rappresentanti di quattro squadre stabilirono delle norme di regolamentazione. In quell’incontro organizzato da Ralph Hay, proprietario della franchigia di Canton, si decise di formare una lega e chiamarla American Professional Football Conference. Quei sette rappresentanti erano Ralph Hay e Jim Thorpe dei Canton Bulldogs, Frank Neid e Art Ranney degli Akron Pros, Carl Storck dei Dayton Triangles, Jimmy O’Donnell e Stanley Cofall dei Cleveland Indians.
Neppure un mese dopo, il 17 Settembre 1920, ci fu un meeting più formale,tenutosi sempre a Canton, stavolta nel salone automobilistico di Hay. Oltre ai rappresentanti di Akron, Canton, Cleveland e Dayton, furono invitati quelli dei Decatur Staleys, degli Hammond Pros, dei Massillon Tigers, dei Muncie Flyers, dei Racine Cardinals, dei Rochester Jeffersons e dei Rock Island Independents.
I proprietari si scambiarono idee, stabilirono delle regole, elessero un organigramma e cambiarono il nome della lega in American Professional Football Association (APFA).
Jim Thorpe, il più famoso giocatore di quell’epoca (proclamato anni prima da Gustavo V di Svezia “Il più grande atleta del mondo”), fu nominato presidente della lega.
Fu anche stabilita una quota partecipativa di 100 dollari, ma George Halas, coach e giocatore dei Decatur Staleys, dichiarò che “non ci fu alcun versamento di denaro”.
In seguito sarebbero entrati a far parte della lega anche i Buffalo All-Americans, i Chicago Tigers, i Columbus Panhandles e i Detroit Heralds.
Ma la quadratura del cerchio era ben lungi dall’essere raggiunta: le squadre professionistiche continuavano ad affrontasi tra loro in incontri non ufficiali, e le statistiche non venivano tenute.

La prima partita giocata da una franchigia della APFA fu giocata il 26 Settembre 1920, tra i Rock Island Independents e i St.Paul Ideals. Per la cronaca, Rock Island vinse 48-0 sotto la pioggia a Douglas Park.
Il primo confronto tra due squadre della APFA avvenne invece il 3 Ottobre al Triangle Park tra i Dayton Triangles e i Columbus Panhandles. Lou Partlow dei Triangles segnò il primo touchdown ufficiale della storia della NFL, nel terzo quarto del match.
Quello stesso giorno, Rock Island sconfisse i Muncie Flyers con un eloquente 45-0. La vittoria fu così schiacciante da indurre George Halas ad annullare il match che si sarebbe dovuto tenere la settimana seguente tra i suoi Decatur Staleys e gli stessi Muncie Flyers. Ciò fece tornare sui propri passi i finanziatori dei Flyers, e la franchigia fallì.
Il primo affare della storia della lega riguardò il tackle “Nasty” Bob Nash, ceduto dagli Akron Pros ai Buffalo All-Americans in cambio di 300 dollari, più il 5% degli incassi della partita che le due franchigie avrebbero disputato quello stesso giorno.
La prima stagione finì il 12 Dicembre 1920, quando Decatur e Akron non riuscirono ad andare oltre uno 0-0, nonostante gli Staleys avessero ingaggiato Paddy Driscoll dai Cardinals. Akron fu l’unica squadra rimasta imbattuta (8-0-3).
Era chiaro a tutti che erano necessari dei cambiamenti radicali.
Thorpe era solo di una figura simbolica, poco interessato agli sviluppi della lega.
Così il 21 Aprile 1921 ci fu un meeting presso il Portage Hotel ad Akron. Dopo aver consegnato il trofeo agli Akron Pros, i proprietari dei team cominciarono a discutere.
Il giornalista Joe Carr fu eletto presidente, e venne stabilito che uno stesso giocatore non potesse giocare per due squadre diverse nella stessa settimana. Carr si ispirò in parte alle regole della Major League Baseball e così introdusse i diritti territoriali che le squadre potevano esercitare sui giocatori. Inoltre stabilì di compilare delle classifiche per poter decretare la squadra campione.
Alla partenza della stagione 1921 erano iscritte 21 squadre, incluse 11 delle 14 originarie.

L’ascesa di George Halas

I Chicago Staleys si laurearono campioni grazie ad un record di 9-1-1, ma non senza polemiche. I Buffalo All-Americans ebbero un record di 9-1-2 e, poiché i pareggi non venivano considerati ai fini statistici, una media vittorie di .900, la stessa degli Staleys. Così quando Carr assegnò il titolo a questi ultimi, la protesta degli All-Americans fu veemente.
Buffalo aveva sconfitto gli Staleys 7-6 in una partita giocata nel giorno del Ringraziamento. Ma nel rematch giocato a Chicago il 4 Dicembre 1921, gli Staleys uscirono vittoriosi per 10-7, grazie ad un field goal e ad un touchdown di Guy Chamberlin su passaggio da 70 yards.
Nonostante Buffalo sostenesse che quella rivincita non aveva alcun valore ufficiale, il titolo fu assegnato agli Staleys, e fu il primo in carriera per George Halas.
Halas crebbe a Chicago e frequentò la University of Illinois, studiando ingegneria civile e giocando a football e a baseball. Dopo aver preso parte alla Prima Guerra Mondiale, giocò nel 1919 una stagione da professionista di baseball nei New York Yankees. Ma la pessima media in battuta (.091) e un infortunio ad una gamba misero fine alla sua carriera nella MLB.
Halas fu in seguito assunto come coach della squadra di football della compagnia di A.E. Staley. Non sapendo contro chi giocare, Halas scrisse a Ralph Hay, manager dei Canton Bulldogs, proponendo la fondazione di una lega. La cosa ebbe seguito nei meeting del 20 Agosto e del 17 Settembre 1920.
Gli Staleys finirono la stagione 1920 con un record di 10-1-2, ma nonostante ciò Staley decise di sciogliere la squadra a causa della recessione economica. Grazie all’intervento provvidenziale di Halas, la franchigia rimase in vita. Con un assegno da 5000 dollari versato da Staley (in cambio della promessa di mantenere il nome Staleys per ancora una stagione), Halas divenne proprietario del club, lo trasferì a Chicago e iniziò la costruzione di una delle franchigie più prestigiose di sempre.
Il futuro “Papa Bear” stabilì delle regole chiare, imponendo il coprifuoco ai giocatori e istituendo una serie di allenamenti giornalieri.

Nel 1922, il cambiamento fu all’ordine del giorno nel football professionistico.
Halas rinominò i Chicago Staleys in Chicago Bears, sostenendo che ciò avrebbe spinto verso il football i fans del baseball, in particolare quelli dei Chicago Cubs (gli “orsacchiotti”).
Il 24 Giugno 1922, la APFA cambiò nome e divenne finalmente la National Football League. Le squadre adesso erano 18 : Cleveland, Detroit e Cincinnati si chiamarono fuori e furono rimpiazzate da Toledo, Milwaukee, Minneapolis, Louisville, Hammond, Racine, Marion (con una squadra di soli nativi americani chiamata Oorang Indians) ed Evansville. Le squadre rimaste dopo quest’altra rivoluzione erano i Chicago Bears, i Chicago Cardinals, Canton, Buffalo, Rock Island, Dayton, Green Bay, Akron, Rochester e Columbus.
Tra questi nomi spicca quello dei Green Bay Packers, nati nel 1919 quando Earl “Curly” Lambeau e George Calhoun si incontrarono con un gruppo di giocatori in una stanza del Green Bay Press-Gazette, decidendo di organizzare una squadra di football. Lambeau, che lavorava per la Indian Packing Company a Green Bay, chiese al suo datore di lavoro, Frank Peck, il sostegno economico per la squadra ed un campo per gli allenamenti. Peck accettò, ed in cambio Lambeau chiamò la squadra “Packers”, in onore della compagnia.
Nel 1921 il club entrò a far parte della APFA, esordendo con un record di 3-2-1, dopo una stagione difficile dal punto di vista finanziario, specie a causa della scarsa affluenza di spettatori. Quando i Packers ammisero di aver ingaggiato giocatori ancora eleggibili per il college, la franchigia venne esclusa dalla lega. Ma durante il meeting del 24 giugno 1922 tenutosi a Canton, lo stesso in cui gli Staleys divennero i Bears e la APFA divenne la NFL, i Packers vennero riammessi. Per pagarsi il viaggio da Green Bay a Canton, Lambeau ed il suo amico Don Murphy furono costretti a vendere l’auto di quest’ultimo. Per sdebitarsi, Lambeau avrebbe tenuto a roster lo stesso Murphy.

Il dominio di Canton

Mentre i Packers a malapena riuscivano a tenersi a galla, i Canton Bulldogs divennero la squadra dominante, finendo la stagione con un ottimo 10-0-2. Guy Chamberlin fu ingaggiato come head coach, costruendo una poderosa macchina da football. In 12 partite Canton segnò 184 punti, concedendone agli avversari solo 15. La difesa realizzò 9 shutouts, grazie al contributo dei futuri Hall of Famers Roy “Link” Lyman e Wilbur “Pete” Henry.
Canton continuò a dominare anche nel 1923, terminando con un notevole 11-0-1, estendendo la striscia di imbattibilità a 24 partite. La chiave dei successi dei Bulldogs fu la presenza del tailback Lou Smythe, che divenne l’unico giocatore della storia a comandare sia la classifica dei passaggi in touchdown (6) che dei touchdown su corsa (7) nella stessa stagione.
Halas si consolò durante la partita vinta dai suoi Chicago Bears contro gli Oorang Indians, il 12 Novembre 1923 al Cubs Park. Gli Indians erano vicini al touchdown : Jim Thorpe cercò lo sfondamento su corsa ma venne placcato dal tackle Hugh Blacklock. Thorpe commise fumble, Halas afferrò la palla a mezz’aria e si involò per 98 yards realizzando il touchdown. Quell’azione sarebbe rimasta per quasi 50 anni il più lungo fumble return della storia della NFL.
“Non ho mai corso così veloce in vita mia”, ricordò Halas. “Potevo sentire il fiato di Thorpe sul collo, e mi aspettavo uno dei suoi famosi placcaggi”.
Nonostante fossero dominanti sul campo, i Bulldogs erano un disastro dal punto di vista finanziario. Il Lakeside Park era troppo piccolo per poter ottenere degli incassi soddisfacenti e così Ralph Hay spostò la franchigia a nord, a Cleveland, fondendosi con gli Oorang Indians. Non tutti i giocatori accettarono di trasferirsi da Canton a Cleveland, ma coach Chamberlin aveva ancora il talento necessario ad estendere la striscia a 30 partite senza sconfitte, prima di capitolare contro i neonati Frankford Yellow Jackets, 12-7.

Nel frattempo, le aspirazioni di Rock Island morirono il 26 Ottobre 1924, dopo una sconfitta 23-7 contro i neonati Kansas City Blues. Al tackle degli Independents, Fred “Duke” Slater, non fu consentito di giocare a Kansas City perché di colore. Al 30 Novembre, Cleveland aveva un record di 7-1-1, Chicago Bears 6-1-4 e Frankford 11-2-1. A Dicembre i Bears sconfissero sia Cleveland che Frankford, venendo battuti da Rock Island. Incredibile ma vero, non si sapeva se quelle partite contassero per le classifiche, cosicché ancora una volta l’assegnazione del titolo era legata all’opinione di Joe Carr.
Questi declassò tutte le partite giocate dopo il 30 Novembre a esibizioni di post season, dichiarando che le franchigie non potevano organizzare delle partite di stagione regolare senza il permesso della lega.
Per questo motivo, il titolo 1924 fu assegnato ai Cleveland Bulldogs, detentori della migliore percentuale di vittorie al 30 Novembre.
Di lì a poco si sarebbe verificato un evento ancora più clamoroso, praticamente una svolta epocale.

L’ingresso del Fantasma

Il 21 Novembre 1925, Harold “Red” Grange giocò la sua ultima partita da collegiale conducendo i suoi Illinois Fighting Illini alla vittoria su Ohio State (14-9) di fronte a 90.000 spettatori a Columbus,Ohio.
Di lì a qualche ora, la sua vita non sarebbe stata più la stessa.
Il suo coach, Bob Zuppke, sosteneva che “A football non si gioca per soldi”.
Grange in seguito rievocò i momenti successivi al suo ultimo match da universitario: “Tutte quelle indiscrezioni sul mio passaggio tra i professionisti scatenarono un putiferio. Uscii di nascosto dall’hotel, dall’uscita antincendio, e presi un taxi per andare alla stazione. Arrivai a Chicago e mi registrai al Belmont Hotel sotto falso nome”.
Il giorno dopo, Grange avrebbe assistito dalla panchina la sua nuova squadra, i Chicago Bears, battere con un netto 21-0 i Green Bay Packers al Wrigley Field.
Quattro giorni dopo, giorno del Ringraziamento, Grange esordì nella NFL durante una stracittadina BearsCardinals. Sugli spalti, 36.000 spettatori stipati come sardine pur di ammirare le gesta di “The Galloping Ghost”.
Nonostante i Cardinals avessero fatto un ottimo lavoro per contenere Grange, sia dallo scrimmage (limitandolo a 40 yards guadagnate su corsa) che sui kick returns, il ghiaccio era ormai rotto: i fans erano conquistati dal “Fantasma Galoppante” ed i Bears erano intenzionati a farne l’attrazione principale.

Per questo motivo, un settimana dopo la fine della stagione 1925, iniziarono dapprima un tour di 8 partite di esibizione, per poi estenderlo fino a fine Gennaio 1926 con altri 9 incontri.
Durante la tappa newyorchese Grange conobbe Babe Ruth, mentre a Washington incontrò il presidente degli U.S.A., Calvin Coolidge.
Grange si presentò come un membro dei Chicago Bears, al che Coolidge rispose: “Piacere di conoscerla, giovanotto. Mi sono sempre piaciuti gli animali”.
Ancora una volta l’assegnazione del titolo fu alquanto travagliata. La partita chiave si giocò il 6 Dicembre 1925 a Chicago, tra i Cardinals e i Pottsville Maroons. Pottsville vinse 21-7, portando il proprio record a 10-2, mentre Chicago chiuse sul 9-2-1.
Allora il proprietario dei Cardinals, Chris O’Brien, per migliorare la media vittorie pensò bene di organizzare altri 2 incontri: uno contro Milwaukee il giovedì seguente, ed un altro contro Hammond il sabato successivo.
Queste 2 squadre si erano sciolte prima dell’inizio della stagione, ma furono rimesse insieme in fretta e furia per l’occasione.
I Cardinals liquidarono prima Milwaukee con un eloquente 59-0 in una partita farsa, composta da quattro quarti di 5 minuti. Poi fecero lo stesso con Hammond, portando il proprio record a 11-2-1.
Pottsville dal canto suo organizzò una partita di esibizione allo Shibe Park di Philadelphia contro una selezione di All Stars di Notre Dame, comprendente anche i celeberrimi “Four Horsemen”. Questo episodio scatenò le proteste dei Frankford Yellow Jackets, che accusarono Pottsville di aver violato i propri diritti territoriali. Il presidente della lega Joe Carr cercò invano di impedire lo svolgimento della partita, che fu vinta dai Pottsville Maroons 9-7.
Carr allora sospese la franchigia, e mentre tutti gli altri proprietari si aspettavano che venissero proclamati campioni i Cardinals, O’Brien rifiutò il titolo. Così la stagione 1925 restò priva di un campione ufficiale, anche se la media vittorie indicava come tale i Chicago Cardinals.

Una nuova lega

L’agente di Red Grange, C.C. Pyle, provò a cavalcare il successo del proprio assistito dichiarando che questi non avrebbe giocato a Chicago nel 1926 se George Halas e Dutch Sternaman non avessero ceduto a Grange un terzo della franchigia. Halas e Sternaman non sottostettero al ricatto, e così Pyle e Grange decisero di fondare una propria franchigia NFL e di farla giocare nella capitale mediatica del Paese, New York City.
Al meeting annuale dei proprietari, Pyle propose di far giocare la propria squadra allo Yankee Stadium, ma incontrò l’opposizione di Tim Mara dei Giants, deciso a far rispettare i diritti territoriali. Quando la NFL appoggiò Mara, Pyle decise di consumare lo strappo e dar vita ad una nuova lega, la American Football League.
Joey Sternaman, quarterback dei Bears e fratello del co-proprietario Dutch Sternaman, formò i Chicago Bulls e ottenne il permesso di giocare a Comiskey Park, spedendo i Cardinals nel più modesto Normal Park.
Altre squadre furono fondate a Brooklyn, Philadelphia, Newark, Boston e Cleveland, mentre Rock Island lasciò la NFL per unirsi alla AFL. A queste si aggiunse una nona squadra, una franchigia senza una fissa dimora chiamata Los Angeles Wildcats, guidata da un’ex star della Washington University, il back George Wilson.
Dopo un inizio promettente, la AFL sembrava una seria rivale per la NFL. Ma ben presto le cose cominciarono ad andare a rotoli : Newark e Cleveland fallirono sul finire di Ottobre. A inizio Novembre, la squadra di Brooklyn abbandonò la AFL per fondersi con i Brooklyn Lions della NFL. Quello stesso mese anche Rock Island chiuse i battenti. Il titolo fu vinto dai Philadelphia Quakers, che sconfissero due volte i New York Yankees di Red Grange, prima 13-10 allo Yankee Stadium e poi 13-6 allo Shibe Park di Philadelphia, con Grange assente per infortunio.
Mentre gli Yankees iniziarono uno sfortunato tour di esibizione nel sud-ovest del Paese, la AFL fallì.

Never say Nevers

Il titolo NFL del 1926 fu conquistato dai Frankford Yellow Jackets, autori di un record di 14-1-1. Questo successo fu gran parte opera del coach-giocatore Guy Chamberlin: questi convinse due ex compagni di squadra dei tempi di Canton, il fullback Ben Jones e la guardia Rudy Comstock, a unirsi agli Yellow Jackets insieme alla guardia Adolph “Swede” Youngstrom, proveniente da Buffalo.
Il titolo fu deciso allo Shibe Park di Philadelphia, quando Frankford affrontò gli imbattuti Chicago Bears. Questi ultimi passarono in vantaggio nel primo tempo grazie ad un touchdown di Bill Senn, ma Chamberlin bloccò l’extra point. Gli Yellow Jackets passarono in vantaggio quando Houston Stockton lanciò in touchdown Henry Homan, che aveva eluso la copertura di Paddy Driscoll. Ernie Hamer realizzò la conversione e gli Yellow Jackets difesero con le unghie e con i denti il 7-6, dando a Guy Chamberlin il quarto titolo in cinque anni, in tre città diverse (Canton, Cleveland e Frankford).
L’altro avvenimento del 1926 fu l’ingresso tra i Pro del fullback All-America di Stanford, Ernie Nevers. Questi divenne eleggibile nel 1925, ma mancandogli ancora un semestre alla laurea, decise inizialmente di restare al college. Ma Nevers ritornò sui propri passi quando vide la montagna di denaro che stava guadagnando Red Grange, e così firmò per 25.000 dollari (più il 10% degli incassi) per giocare due All-Star games in Florida, contro i New York Giants. Poi firmò un contratto di 20.000 dollari per giocare con i Duluth Eskimos nel 1926. Nonostante la stagione mediocre degli Eskimos (6-5-3), Nevers stabilì ogni genere di record NFL. Mise a segno 5 field goals contro Hartford (Bob Waterfield dei Los Angeles Rams lo avrebbe eguagliato solo nel 1951), lanciò un passaggio da 62 yards per il touchdown della vittoria contro Milwaukee nei minuti finali, completò 17 passaggi consecutivi e segnò 27 punti contro Pottsville, portò la palla per nove azioni consecutive nello stesso drive contro i New York Giants.
Finita la stagione, gli Eskimos cominciarono un tour di 16 partite di esibizione, toccando anche la West Coast.
Al termine di questi 30 incontri tra stagione regolare e postseason, Nevers aveva giocato 1711 su 1740 minuti.
“Ernie è stato forse il primo vero ‘triple-threat back’”, dichiarò Red Grange. “Sapeva correre, calciare e passare. Gente come Nevers e Bronko Nagurski avrebbe giocato anche gratis”.

Imparare dagli errori

Nel 1927, la NFL fece tesoro del fallimento della AFL: avere più squadre non era sinonimo di maggiore prestigio, anzi. Così i proprietari decisero di chiudere le franchigie soffocate dai debiti e di concentrare gli sforzi per rafforzare i club già solidi dal punto di vista finanziario. Dodici squadre furono smantellate: i Los Angeles Buccaneers, i Kansas City Cowboys, i Louisville Colonels, i Canton Bulldogs, gli Akron Pros, gli Hammond Pros, i Columbus Tigers, i Detroit Panthers, i Milwaukee Badgers, i Racine Tornadoes, gli Hartford Blues e i Brooklyn Tigers.
Le franchigie rimaste furono: i New York Giants, i Green Bay Packers, i Chicago Bears, i Providence Steam Roller, i Frankford Yellow Jackets, i Pottsville Maroons, i Chicago Cardinals, i Dayton Triangles, i Duluth Eskimos e i Buffalo Bisons. A queste si aggiunsero i Cleveland Bulldogs e i New York Yankees, provenienti questi ultimi dalla defunta AFL.
Per la prima volta, le squadre NFL erano distribuite piuttosto equamente tra East Coast e Midwest, rompendo di fatto il duopolio Ohio-Illinois che aveva caratterizzato i primi anni della lega.
Ma ciò nonostante, rimanevano tempi difficili dal punto di vista della popolarità e dell’esposizione mediatica. Il baseball restava indiscutibilmente lo sport più amato d’America, seguito a ruota dalla boxe e dal college football.
Il football professionistico a stento riusciva a ritagliarsi un trafiletto sui quotidiani di quei tempi.
“Se dicevi alla gente che il football professionistico era dopotutto uno sport di buon livello, in cui si placcava e si colpiva duro, ti ridevano in faccia”, osservò Red Grange.
E il 16 Ottobre 1927 fu una data cruciale per lo stesso Grange. I suoi Yankees erano di scena al Wrigley Field di Chicago per affrontare i Bears, la sua ex squadra. Sul finire dell’incontro, vinto 12-0 da Chicago, Grange subì un infortunio che pose fine alla sua stagione quando fu placcato da George Trafton.
“Una scarpa mi si piantò nel terreno. La giornata era piovosa e qualcuno piombò sul mio ginocchio”, ricordò in seguito lo stesso Grange. “Non era nulla di deliberato, sono cose che succedono. Fui colpito lateralmente e… Boom! Il ginocchio fu messo KO. Tornai a giocare dopo quell’infortunio, ma non sarei più riuscito a fare quello di cui ero capace prima. Ero diventato un back come tanti altri. Le mie movenze erano andate per sempre”.
I Giants vinsero il Championship del 1927 grazie ad un finale travolgente: nelle ultime 9 partite segnarono 170 punti, subendone solamente 14.

Aria di cambiamento

La stagione 1928 fu caratterizzata dall’assenza contemporanea di due delle più fulgide stelle: Red Grange ed Ernie Nevers.
Grange saltò l’intero anno a causa del ginocchio infortunato, mentre Nevers prima trascorse l’estate facendo il pitcher per i St.Louis Browns, nella MLB, poi lasciò di sasso i Duluth Eskimos diventando assistente del leggendario Glenn “Pop” Warner, coach di Stanford.
Con l’addio di Nevers, gli Eskimos andarono in fallimento.
Providence vinse l’unico titolo della propria storia dopo due partite contro Frankford, giocate in 2 giorni consecutivi. Sabato 17 Novembre, a Frankford, gli Yellow Jackets andarono in vantaggio grazie ad un punt bloccato. Ma George “Wildact” Wilson segnò un touchdown su corsa, e, quando Olaf “Curly” Oden fallì l’extra point, il match finì sul 6-6.
Il giorno seguente a Providence, davanti a 11.000 spettatori stipati nel Cycledrome, una struttura originariamente destinata ad ospitare le gare ciclistiche, gli Steam Roller si imposero 6-0. L’unica segnatura avvenne grazie ad un passaggio da 46 yards in touchdown di Wildcat Wilson per Curly Oden.
La settimana dopo, gli Steam Roller misero il sigillo sul titolo battendo 16-0 i New York Giants, campioni uscenti.
Nel 1929 Tim Mara mise in pratica il detto “Se non puoi batterli, unisciti a loro”. Mara voleva a tutti i costi Benny Friedman, straordinario back dei Detroit Wolverines. Di fronte al rifiuto di cederlo da parte della dirigenza, Mara non si scompose più di tanto e comprò l’intera franchigia. Inoltre corrispose a Friedman uno stipendio di 10.000 dollari, ingaggiando da Detroit anche il coach Roy Andrews.
Grazie alla nuova linfa, l’attacco dei Giants risultò il migliore della lega : Friedman lanciò 19 passaggi in touchdown (8 dei quali per Ray Flaherty) e mise a segno 20 extra points.

Packer Pride

La corsa dei New York Giants verso il titolo 1929 fu ostacolata dagli emergenti Green Bay Packers.
Curly Lambeau ingaggiò tre giocatori: il tackle Cal Hubbard, la guardia Mike Michalske e l’halfback Johnny “Blood” McNally, tutti futuri Hall of Famers.
Michalske arrivò dai New York Yankees, falliti nel 1928, Hubbard dai New York Giants, mentre Johnny Blood era divenuto free agent quando Pottsville uscì dalla NFL. Quest’ultimo si mise in luce anche per la particolare polivalenza, segnando 2 touchdown su corsa, 2 su passaggio, lanciandone a sua volta uno.
In difesa i Packers erano quanto meno dominanti: solamente 22 punti concessi in tutta la stagione, chiusa con un secco 12-0-1.
Green Bay giocò in casa le prime 5 partite, e gli unici punti concessi avvennero su due safeties. Poi giocarono 8 partite consecutive in trasferta, ed il risultato peggiore fu uno 0-0 a Frankford, il 28 Novembre 1929. Quattro giorni prima, i Packers vinsero 20-6 un emozionante confronto contro i Giants ai Polo Grounds.
In quell’incontro Johnny Blood segnò un touchdown, preparando la strada ad un altro dopo un fumble recuperato. Green Bay terminò quella partita con soli 11 giocatori sani.

Al termine della stagione 1929, i proprietari decisero l’istituzione della figura di un quarto arbitro, il giudice di campo.
Highlight di quell’annata fu la prestazione di Ernie Nevers durante un Cardinals svoltasi nel giorno del Ringraziamento. Nevers segnò personalmente tutti i 40 punti dei Cardinals : 6 touchdown su corsa e 4 extra points, mostrando a tutti che la stagione passata fuori dal football non aveva lasciato ruggini.
Questo record, che resiste tuttora, fu talmente clamoroso che un giornale di Chicago titolò “Bears 6, Nevers 40 !”.

Bibliografia

- 75 Seasons
- The Fireside Book of Pro Football
- http://www.nfl.com/history
- http://www.profootballhof.com
- http://nflhistory.net/

Decades | by Roberto Petillo | 09/03/07

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