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Barry Sanders

Più volte nella sua carriera si è sentito dire la parola undersized. Tanti hanno cercato di convincerlo che non avrebbe mai potuto giocare nel ruolo di running back, troppo tosto per uno scarso di centimetri come lui. Ma moltissimi sono quelli che lo considerano, dopo 10 anni di carriera professionistica tutti passati a Detroit, il miglior running back di ogni epoca.

La storia di Barry Sanders è particolare, fatta di records di ogni sorta, trofei individuali, Hall Of Fame, ma anche di scarse partecipazioni ai playoffs, nessun titolo ed un ritiro a dir poco prematuro, a soli 31 anni, nel pieno di una carriera che se proseguita avrebbe sicuramente infranto alcune delle pietre miliari della National Football League.

Sanders, nato nel Kansas City nel luglio del 1968, non è mai stato un colosso fisicamente e proprio per questo il ruolo che in seguito l’avrebbe condotto alla leggenda si rivelò in un primo momento fuori dalla sua portata, relegandolo a delle partecipazioni saltuarie negli special teams della Wichita High School North, squadra che schierò da running back solamente alla quarta partita del suo anno da senior, nel quale riuscì a correre più di 1.300 yards nelle ultime 7 partite di quell’anno, il 1985.
Gli allenatori dei grandi college rimasero tuttavia poco impressionati, non vedendo nei suoi 5 piedi e 8 un prospetto in grado di fare onde al livello successivo, senza sapere che la loro decisione di non considerarlo sarebbe stata una delle più errate mai prese, per quello che il ragazzo si apprestava a dimostrare nei campi da football nel ruolo che lui aveva comunque deciso di giocare.

La chiamata arrivò comunque da Oklahoma State, ma Sanders venne reclutato come kick returner, quello stesso ruolo anche aveva ricoperto per tre anni e mezzo alla high school; non vide molto il campo nei primi due anni, anche a causa della contemporanea presenza in squadra di un certo Thurman Thomas, titolare fisso che sarebbe andato poi a fare sfracelli nei Buffalo Bills. Con il passaggio di Thomas ai professionisti, successe l’inaspettato: Sanders, che aveva avuto l’opportunità di studiare il compagno di reparto per 24 mesi, ebbe l’occasione della vita trovandosi il posto da titolare tra le mani, e non se la fece di certo scappare: nell’annata da junior, infatti, Sanders frantumò due records NCAA di singola stagione, accumulando 2.628 yards su corsa e segnando 39 mete, totalizzando anche 3.250 yards complessive e 234 punti segnati, guadagnandosi l’ Heisman Trophy per il 1988.

Trovandosi ad essere in un amen il miglior scorer ogni epoca di Oklahoma State e con il richiamo dei professionisti all’orizzonte, Sanders decise di lasciare il college con un anno di anticipo dichiarandosi per il draft del 1989, dove venne scelto senza esitazioni al pick n. 3 dai Detroit Lions, che si ritrovarono così un giocatore dalle movenze elettrizzanti, dai rapidi ed improvvisi tagli di direzione, velocissimo e ben piantato, con 200 libbre da portarsi in giro nonostante la carenza di centimetri, e pronto a portarli distante.

L’annata da rookie mantenne le promesse fatte: il giovane Sanders racimolò infatti 1.470 yards su corsa, secondo in tutta la lega, e 14 TD che gli fecero ottenere il premio di offensive rookie dell’anno per il 1989, aiutando non poco i Lions ad ottenere un record di 7 vittorie e 9 sconfitte, il migliore degli ultimi tre anni nei quali Detroit aveva collezionato al massimo 5 successi.

L’anno successivo, nonostante 1.300 yards e 16 TD totali (3 su ricezione) di Barry, Detroit aveva fatto un passo indietro terminando con un record di 6-10 e con problemi d’identità nel ruolo di quarterback: tuttavia la crisi durò un anno solo e nel 1991 lo stesso Barry raccolse 1.548 yards (ancora secondo in tutta la lega) con 17 TD, risultando fondamentale per il 12-4 con il quale si concluse quella regular season, fatto che permise agli azzurri della Motor City di conquistare il titolo della NFC Central e di centrare il massimo di vittorie ogni epoca per quanto riguardava la franchigia.

Quella stagione fu fortemente motivante per Sanders e compagni, specialmente dopo il fatto che avvenne nella vittoria di stagione regolare contro i Rams: dopo un contatto molto sfortunato, infatti, la guardia Mike Utley si infortunò gravemente al collo (sarebbe rimasto paralizzato) ma mentre i medici lo trasportavano fuori dal campo il giocatore alzò il dito indice per dare un segnale di tranquillità ai compagni; i Lions terminarono la stagione regolare con 6 vittorie consecutive e con un nuovo slogan: Thumbs Up.

I playoffs, che mancavano a Detroit dal lontanissimo 1957, posero davanti ai Lions i Dallas Cowboys, che vennero sconfitti per 38-6 nei Divisional Playoffs, qualificando per la prima volta nella storia Detroit per il Championship, dove si ritrovarono quei Redskins che in stagione regolare li avevano battuti sonoramente e che ripeterono la disfatta sconfiggendoli per 41-10 e tenendo Sanders a sole 59 yards totali, sancendo di fatto il punto più alto della storia della franchigia, in seguito mai più raggiunto.

Da quel momento in poi Barry Sanders si tolse sempre più numerose soddisfazioni personali, battendo nel 1992 il record di franchigia di Billy Sims per yards corse solamente al suo quarto anno nella lega, ma Detroit ed i playoffs continuarono a prendere strade differenti: un secondo titolo divisionale arrivò nel 1993 dopo una lunga battaglia con le dirette rivali di Minnesota e Green Bay, con i Packers a consegnare nelle mani di Detroit la NFC Central all’ultima giornata di campionato grazie ad una sconfitta per 30-20 al Pontiac Silverdome. Brett Favre e compagni si presero una rivincita più consistente tornando a Detroit una settimana più tardi e sconfiggendo i Lions per 28-24 in una partita dalle mille emozioni offensive e fatta di continui capovolgimenti di fronte; quale consolazione parziale, Barry si trovò ad aver registrato almeno 1.000 yards in cinque stagioni consecutive, una striscia che sarebbe proseguita sino a fine carriera e che gli avrebbe poi permesso di battere un record NFL.

Sanders non solo rimase il cuore dell’attacco dei Lions, che riuscirono ad aggiungere al loro arsenale anche una dimensione aerea grazie al nuovo arrivato Scott Mitchell ed ai wide receivers Brett Perriman ed Herman Moore, addirittura incrementò e migliorò le sue statistiche fino ad entrare nella storia: concluse infatti la regular season del 1994 con 1.883 yards, suo massimo in carriera fino a quel momento, fatto che lo promosse come AP Offensive Player Of The Year, e non scese sotto le 1.500 yards nemmeno nei due anni successivi, confermando indiscutibilmente di essere il miglior running back della NFL di quel periodo.
Anche in quel triennio le soddisfazioni di squadra furono ben più avare di quelle individuali, dato che Sanders stabilì un nuovo record di franchigia il 13 novembre 1994 correndo per 237 yards in una singola gara, ed i Lions conquistarono i playoffs per altre due volte senza riuscire a passare il primo turno, venendo eliminati ancora dai Packers e dagli Eagles, con ben 58 punti al passivo nella trasferta di Philadelphia.

L’ultimo viaggio nella postseason di Detroit con il numero 20 in squadra coincise con la migliore annata statistica di sempre di Barry Sanders, che in quella stagione riscrisse alcune delle pagine di storia del suo ruolo, e non solo: terminò la stagione con 2.053 yards, terzo giocatore della storia NFL a riuscire nell’impresa dopo O.J. Simpson ed Eric Dickerson, alle quali aggiunse 14 TD e 305 yards su ricezione per un’impressionante sommatoria di 2.358 yards di produzione totale; tuttavia questi numeri furono sufficienti per portare i Lions ancora ai playoffs, ma non garantirono il passaggio del primo round contro i Buccaneers, che limitarono Barry a 18 corse per 65 yards ed eliminarono ancora una volta la sua squadra una volta raggiunta la Wild Card.
Sanders lasciò alle spalle un’altra stagione deludente per quanto riguardava gli obbiettivi di squadra ma diventò il primo running back di sempre a correre almeno 1.500 yards in 4 stagioni consecutive, infranse un record Nfl correndo per almeno 100 yards in 14 partite consecutive e venne premiato come Mvp della lega in co-abitazione con Brett Favre.

Nel 1998, con una difesa a dir poco disastrosa che concesse 378 punti, i Lions terminarono la stagione con sole 5 vittorie e Sanders, dopo aver corso per la decima stagione consecutiva per almeno 1.000 yards, prese la scioccante decisione del ritiro a soli 31 anni, senza aver mai patito un grave infortunio, nel pieno della maturità agonistica, nel mezzo di una sfavillante carriera che presto lo avrebbe portato a demolire per sempre il record ogni epoca di Walter Payton, quello stesso record che sarebbe in seguito stato preda di un’altra leggenda, Emmitt Smith.
Sanders lasciò per sempre il football giocato dichiarandosi soddisfatto di quanto fatto sul campo, con 15.269 yards accumulate correndo, 2.921 su ricezione e 109 TD totali, 99 dei quali ottenuti su corsa; lasciò dei marchi statistici indelebili per il ruolo di running back, diventando l’unico giocatore assieme a Jim Brown a tenere una media/portata superiore alle 5 yards, vincendo per 4 volte la categoria di maggior numero di yards corse in stagione, correndo per 100 o più yards in 76 partite (solo Walter Payton ed Emmitt Smith fecero di meglio con 77 e 78) e ricevendo la convocazione per il Pro Bowl in ciascuna delle stagioni giocate da professionista.

Dopo il suo ritiro Sanders fu al centro di una poco simpatica contesa legale che lo oppose ai Lions, che nel 1997 gli avevano rinnovato il contratto per 6 anni per un totale di 35.4 milioni di dollari, con un signing bonus di 11 milioni: la cosa si risolse con un arbitrato a favore dei Lions che si videro restituita una parte della cifra del bonus anche se l’episodio si rivelò contraddittorio per una persona come lui posata, gentile, mai sopra le righe al quale in carriera non si era nemmeno mai visto festeggiare una meta.

All’età di soli 36 anni, ovvero l’età in cui la maggior parte dei giocatori appende le scarpe al chiodo, Barry Sanders venne indotto nella Hall Of Fame della NFL, diventando il terzo giocatore più giovane della storia dopo Jim Brown e Gale Sayers ad ottenere tale riconoscimento.

Molti, all’epoca della cerimonia tenutasi l’8 agosto del 2004, rimasero convinti che se Barry avesse rimesso piede in campo dopo una lunga assenza sarebbe stato ancora in grado di fare la differenza, confermando il misto di aura di infallibilità e di delusione che il suo ritiro aveva lasciato nei cuori e nelle menti di ex-giocatori, tifosi ed addetti ai lavori: Gale Sayers disse di lui: “Dio ci ha dato lo stesso talento, a me l’ha portato via tramite un infortunio, lui ha mollato mentre ancora stava bene.”

Qualche tempo dopo, nella classica partita del Thanksgiving Day a Detroit, i Lions ritirarono per sempre il suo mitico numero 20, spesso visto solamente da dietro dalla maggior parte dei difensori che hanno provato a placcarlo pensando di poterlo buttare giù al primo colpo, peccando di presunzione sulla sua bassa statura, finendo per terra con nulla per le mani, se non la vista di quello stesso 20 che velocemente se ne andava verso la meta diventando sempre più piccolo, tra un record infranto e l’altro.

Legends | by Dave Lavarra | 20/02/07

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