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Heisman: l'uomo e il premio

L’uomo. Breve biografia.

Heisman Trophy: due parole, un premio, un sogno, una pagina di storia da scrivere ogni anno attraverso speranza, talento, abilità e cuore. Heisman Trophy, un riconoscimento, una data sul calendario che tutti gli appassionati di football conoscono alla perfezione. Pochi però, lontani dal nuovo continente, conoscono o sanno qualcosa di colui che dà il nome al premio: John Heisman. Il nome di ogni premio individuale o di squadra risveglia in ognuno di noi un qualcosa di memorabile, nomi di personaggi dei quali abbiamo seguito gesta e imprese, nomi dei quali abbiamo letto, visto e sentito di tutto. Vince Lombardi (il nome del trofeo assegnato a chi vince il Super Bowl), George Halas (per chi vince la NFC), Lamar Hunt (Afc), Bronko Nagurski (miglior difensore del college), Dick Butkus (miglior linebacker), Jim Thorpe (miglior defensive back) e tanti altri.

Così, spesso, ci siamo chiesti chi fosse questo Heisman, e quali incredibili imprese avesse mai compiuto in un’era che immaginiamo giustamente pionieristica e priva di resoconti storici davvero dettagliati. Il nome di Heisman, infatti, ha tutto il diritto di essere legato a quelli di Jim Thorpe, Walter Camp, Knute Rockne e i tanti altri innovatori di uno sport che ha vissuto le prima albe grazie proprio a personaggi come questi. Curioso, però, che molte delle descrizioni che gli storici del gioco si sono tramandati raccontino di un uomo capace di dispensare meno sorrisi di quanto non si possa immaginare, scontroso, arrogante e, in un certo senso, persino antisportivo. Ecco perché, come vedremo poi, il premio individuale sportivo più celebrato d’America porta il suo nome quasi più per una tragica coincidenza che altro.

Nato John William Heisman nel 1869 (anno in cui Rutgers e Princeton giocarono a New Brunswick la prima partita di football di sempre) a Cleveland ma cresciuto in Pennsylvania, il giovane Heisman si avvicinò al football già a diciassette anni nonostante la disapprovazione del padre il quale, non a torto, definiva questo sport come “bestiale”. Dopo due anni passati sui campi e tra i banchi della *Titusville High School *Heisman si diplomò ed iniziò a frequentare il college della Brown University per poi “scappare” a Penn State tra il 1890 e il 1891, biennio che gli permise di studiare legge e di calcare di nuovo i campi da football.

Nel 1892 abbandonò gli studi per cominciare da subito la carriera da allenatore che lo avrebbe visto passeggiare sulle sideline di 8 differenti università per 36 ininterrotte stagioni, sempre con un cappellino da baseball incollato sulla testa e sempre avaro di sorrisi per chiunque. L’occasione gli si presentò grazie all’offerta avanzata dalla piccola università di Oberlin, in Ohio.

Da subito Heisman mostrò un eccellente acume tattico e un grande spirito di innovazione. Autore di una formazione mai vista prima sui campi da football con entrambe le guardie che uscivano a bloccare in campo aperto, Heisman fu anche il primo ad adottare trick-play disegnati per far sparire il pallone dalla vista degli avversari e ad inserire uno schema ufficiosamente denominato all’epoca “double-lateral pass”. Non solo, durante la sua carriera di allenatore, Heisman trovò il tempo per battersi in favore della legalizzazione del lancio in avanti e suggerì di dividere la partita in quattro periodi di gioco, oltre ad essere riconosciuto come il primo a utilizzare una parola urlata dal quarterback per chiamare lo snap al centro (??“hike”?? o “hep” erano i termini utilizzati).

Eravamo però fermi al 1892, anno in cui l’Oberlin College assume il ventitreenne allenatore per la propria squadra di football messa in piedi solo un anno prima. E’ subito successo, Oberlin chiude 7-0 la prima stagione durante la quale sconfigge 40-0 Ohio State e 50-0 Michigan e va a chiudere con un rapporto punti segnati-subiti pari a 262-30. Akron seduce il giovane genio che lascia subito la propria squadra per tentare nuova fortuna. Nel 1893, con Akron, chiude 5-3, ma è di nuovo tempo di fare marcia indietro a sottolineare un carattere ancora instabile, emotivamente suscettibile e testardamente convinto di una eccellenza superiore a chiunque. Heisman fa ritorno infatti ad Oberlin dove affina le proprie armi tattiche prima di ripresentarsi in Ohio per una breve apparizione ad Akron e decidere poi, finalmente, di legarsi in maniera stabile con Auburn.

Con i *Tigers*5 stagioni, 13 vittorie e 3 sole sconfitte e così, all’alba del nuovo secolo, l’ennesimo trasloco, stavolta a Clemson, dove subito compila la seconda stagione perfetta della propria carriera (6-0). E’ però solo nel 1904 che John Heisman farà il passo più importante della sua vita, quello che affianca una maturità finalmente raggiunta in pieno e che lo legherà a Georgia Tech, suo vero grande amore e palcoscenico di quasi tutte le sue incredibili imprese. Con gli Yellow Jackets Heisman rimarrà fino al 1919 riuscendo a vincere il titolo nazionale (1917) e a stabilire una striscia di imbattibilità pari a 33 partite (31-0-2) tra il 1914 e il 1918.

E’ però durante questo regno, durante questo predominio nel football, che Heisman compie un peccato di anti-sportività che ne macchierà la leggenda finendo per farlo etichettare come persona quasi senza onore, volubile e capricciosa, indegna di qualsivoglia merito riconosciuto. Il 7 ottobre del 1916, Georgia Tech andò a giocare una partita ad Atlanta contro una squadra proveniente da Lebanon (Tennessee), i Bulldogs di Cumberland College (oggi Cumberland University) scuola dal programma di football poco seguito e senza solide basi. Vista però la multa di 3000 dollari che Cumberland avrebbe dovuto pagare in caso di ritiro, in Tennessee si fece di tutto per organizzare una squadra per l’evento. Solo19 (per alcune fonti 14) furono i giocatori che i Bulldogs riuscirono a presentare al Grant Field e quello che avvenne dopo è semplicemente (o tristemente, fate voi) storia.

Si dice che Heisman fosse arrivato sul posto deciso a vendicare il 22-0 che la squadra di baseball di Georgia Tech aveva subito l’anno prima proprio da Cumberland, ma quanto uscì da quella partita non poté davvero trovare logica in una semplice rivincita per i fratelli del “batti e corri”. La partita terminò 222-0, il più ampio margine di scarto nella storia del gioco, gli Yellow Jackets segnarono 32 touchdown e 30 extra point (due furono incredibilmente sbagliati), non lanciarono mai il pallone ma corsero per 440 yards (con 20 mete) segnando sempre entro il terzo down di ogni drive.

Cumberland fu ridicolizzata e i suoi giocatori vennero colpiti pesantemente per tutta la gara senza riuscire a convertire un solo primo down. Dalle 27 corse tentate uscì un guadagno (si fa per dire) di -42 yard, mentre dai lanci arrivarono 2 completi su 18, con 14 yard conquistate e ben 6 intercetti. Oltre alle palle parse via aerea, i Bulldogs si fecero sfuggire 9 fumble, mentre gli Yellow Jackets riuscirono a conquistare anche 220 yard su ritorno di punt e altrettante su kick off segnando 12 mete tra special team e difesa.

Una inutile esagerazione di Georgia Tech, una corsa al massacro contro un avversario che, quantomeno, avrebbe meritato l’onore delle armi vista la fatica impiegata anche solo per essere parte dell’evento. Ed invece, loro malgrado, i Bulldogs si trovarono a scrivere una pagina di storia leggendaria, anche se dalla parte sbagliata del racconto.

La cosa che però fece perdere molta considerazione nei confronti di Heisman, oltre a quanto accaduto sul campo, fu quello che uscì dalla sua bocca negli spogliatoi a fine primo tempo sul parziale di 126-0 e trapelato grazie alle dichiarazioni fatte in seguito da alcuni giocatori. Un discorso atto a caricare i suoi, a galvanizzarli all’inverosimile, a spingerli al massacro dell’avversario. Discorsi che, forse, se sentiti per intero oggi farebbero persino sorridere, e che andrebbero contestualizzati all’interno di un’epoca burbera, rude, di un sogno americano ancora giovane e vissuto su campi spesso improponibili senza ritegno per niente o per nessuno, a volte nemmeno per la salute, o la vita, dei giocatori stessi.

L’anno dopo Heisman vinse il titolo e, probabilmente, non sorrise nemmeno quel giorno in cui gli onori furono finalmente tutti per lui e per la sua squadra. Nel 1920 tornò a “casa”, Penn State, per tre anni, poi una stagione alla Washington & Jefferson e infine fu il momento di Rice, nel 1924. Nel 1927 disse basta, con un record di 185 vittorie, 70 sconfitte e 17 pareggi che ancora oggi gli vale un posto tra i 25 allenatori più vincenti di sempre, più un titolo nazionale e la partita vinta col più pesante risultato di ogni epoca (parliamo di Stati Uniti, parliamo di college football).

Dopo la carriera da allenatore Heisman accettò l’incarico di direttore atletico del Downtown Athletic Club, circolo sportivo creato nel 1926 e capace di offrire, negli anni, impianti per il tennis, lo squash, il nuoto, la ginnastica ed altro. Nel 1935 il DAC istituì il premio per il miglior giocatore di football della nazione e nel 1936 il premio prese il nome di John Heisman, il celebre allenatore scomparso pochi mesi prima, esattamente il 3 ottobre di quello stesso anno.

Un premio che di fatto non avrebbe dovuto portare il suo nome e che fu consegnato, effettivamente, con altri dati anagrafici, ma che legandosi all’improvvisa morte di Heisman ne prese in prestito il nome per onorare l’ex allenatore e cominciare a scrivere la propria storia. Un trofeo ideato da un circolo privato che divenne, da subito, il più ambito per ogni giocatore di football, forse grazie proprio al nome che gli fu appiccicato, forse solo perché il primo di una lunga serie di riconoscimenti, onorificenze, premi e quant’altro, ma pur sempre il primo. Ma un premio anche legato alla storia di un uomo introverso, che amava citare Shakespeare nei suoi discorsi ai giocatori, burbero nei modi e poco incline a una vita sociale troppo in vista o anche solo troppo lontana dal football.
Esiste una frase che può probabilmente spiegare fino in fondo il carattere e la passione di quest’uomo, una frase recitata ai suoi giocatori ogni anno all’inizio della stagione e dei reclutamenti, una frase ripetuta, ogni volta, con un pallone in mano. Questa frase, di poche parole, spiega l’animo di John William Heisman meglio di qualsiasi altro aneddoto.

Mostrando quel pallone che teneva in mano, avrebbe cominciato con una domanda retorica: “Cos‘è questo?”

“Uno sferoide oblungo, una sfera allungata” avrebbe poi risposto a sé stesso, “una di quelle palle su cui un rivestimento esterno di pelle ricopre completamente un piccolo tubo di gomma”.

Poi, dopo una pausa melodrammatica per come la ricordarono i testimoni successivamente, avrebbe chiosato il finale che, ci scommettiamo, non fu preparato nemmeno la prima volta in cui lo disse.

“Meglio morire quando si è giovani che perdere questo pallone” (to fumble this football” nell’originale).

Il premio. Cenni storici e curiosità.

Quando si parla di premi individuali, di premi assegnati da una giuria di uomini e dunque del tutto soggettiva, pochi trofei sembrano avere il valore che ha l’Heisman Trophy per gli sportivi statunitensi. Riconoscimento che attira a sé le attenzioni mediatiche e dei tifosi ogni dicembre e che come evento sale alla ribalta quasi quanto i bowl di gennaio, l’Heisman sembra essere l’unico premio individuale per cui valga la pena spendere più di due parole e il solo, in un certo senso, capace di regalare l’immortalità a chi lo vince, a prescindere dal proseguire della carriera.

Non sembrano infatti avere lo stesso spessore tutti i premi individuali assegnati nei vari sport e nelle varie categorie, tanto che la stessa stagione del football americano negli USA, per quel che riguarda questo genere di onorificenze, attende con molta più ansia l’elezione di The Heisman piuttosto che di quella del MVP della Nfl.

Per cercare di dare più credibilità possibile al premio le votazioni coinvolgono un numero impressionante di persone sparse per tutto il territorio degli Stati Uniti. Immaginiamo ora la cartina degli USA divisa in sei regioni (Far West, Mid Atlantic, Mid West, North East, South e South West) all’interno delle quali vi è un responsabile che designa 145 votanti scelti tra i rappresentanti dei vari media (televisioni, radio, giornali…) per ogni regione per un totale di 870 voti. A questo si aggiungano i voti dei precedenti vincitori del titolo (inseriti dal 1988) e una parte di votazione pubblica. Ogni votante esprime tre preferenze, ove il primo giocatore indicato raccoglie tre punti, il secondo due e il terzo, ovviamente, uno. Inutile dire che questo sistema non ha evitato al premio di subire le critiche che ogni riconoscimento deciso da una giuria di elettori si merita. In fin dei conti si parla sempre di soggettività per quanto poi alla fine si possa o meno essere d’accordo con la scelta.

Tra i più antichi premi della storia americana l’Heisman Memorial Trophy Award (questo il nome completo) è stato assegnato nella sede del Downtown Athletic Club di Manhattan a New York sin dalla sua nascita, spostandosi nel 2001 al New York Marriott Marquis a causa dei tragici eventi dell’11 settembre che portarono poi al fallimento stesso del DAC. Nel 2002 la sede di premiazione si è trasferita allo Yale Club di New York, cercando di volta in volta una sede più appropriata. Nel 2008 è attesa l’apertura dello Sports Museum of America (sempre nella Grande Mela) che diventerebbe, tra le altre cose, la nuova e definitiva sede per le premiazioni.

L’idea del premio venne a Willard Prince , uno degli amministratori del DAC, mentre la statua in bronzo che rappresenta un giocatore che porta palla in pieno stile runningback con caschetto in pelle e un braccio proteso ad allontanare un eventuale avversario, è di Frank Eliscu, un giovane neolaureato del Pratt Institute che lavorò sul premio come prima commissione ricevuta in carriera. La giuria che decise se il premio fosse o meno adatto alla situazione era composta, oltre a importanti membri del consiglio di amministrazione del DAC, da Jim Crowley (uno dei Four Horsemen di Notre Dame), l’allora allenatore di Columbia Lou Little e lo stesso Heisman.

Il premio è quasi sempre vinto da un giocatore offensivo (in particolare quarterback o runningback) e solo una volta è stato vinto dallo stesso giocatore per due volte consecutive. Prima di entrare nel dettaglio dei nomi più significativi tra i vincitori del premio, però, qualche appunto sparso: Notre Dame, Ohio State e USC hanno ricevuto il premio ben 7 volte attraverso i propri atleti. Yale è stato il primo college a vincere il premio due volte di fila (1936-37). Dal 1937 si assegna anche il Maxwell Award, che ha lo stesso scopo dell’Heisman, ossia premiare il giocatore migliore di Ncaa, ma che non conta assolutamente sullo stesso successo del fratello più vecchio benché venga scelto attraverso i voti “autorevoli” di giornalisti e commentatori sportivi con l’aggiunta degli head coach Ncaa. Dal 1967 si è aggiunto anche il Walter Camp Award, assegnato dalla fondazione che porta il nome del grande Camp e che conta sui voti di alcuni coach di Division I-A. Anche per quest’ultimo premio la visibilità e il blasone sono infinitamente inferiori rispetto all’Heisman Trophy.

Auburn è l’unico college allenato da Joe Heisman ad aver avuto un atleta in grado di vincere il premio, e questo è accaduto due volte grazie a Pat Sullivan nel 1971 e Bo Jackson nel 1985. Sono soltanto due i giocatori di Division I-FCS (ex I-AA) ad essere saliti sul podio, un risultato da considerarsi certamente straordinario. Steve McNair (Alcorn State) e Gordie Lockbaum (Holy Cross) giunsero al terzo posto rispettivamente nel 1994 e nel 1987. Solo una volta il vincitore non era né nella classe junior né in quella senior; nel 2007, infatti, è toccato al sophomore Tim Tebow di Florida, abbattere anche questo tabù.

H3. Nomi che hanno fatto la storia.

1935 – Jay Berwanger, HB, Chicago University La storia di Berwanger sembra scritta da uno sceneggiatore. La stella di Chicago è il primo giocatore a vincere l’Heisman (anzi, potremmo quasi dire il primo ed il solo a vincere il DAC Trophy) e subito dopo divenne il primo giocatore scelto nell’esordiente draft Nfl . Philadelphia lo scelse, ma Berwanger non entrò mai nei professionisti. Nel 1949 si disputò uno dei Rose Bowl più discussi di sempre per via di un touchdown del fullback di Northwestern Art Murakowski il quale perse il pallone poco prima (o poco dopo) essere entrato in contatto della linea di meta. Una giocata che creò più di una polemica e che fu decisiva nel 20-14 rifilato a California University. Ad alzare le braccia al cielo indicando il touchdown, fu il field judge che, quel giorno, rispondeva al nome di (sì, avrete già capito) Jay Berwanger.

1936 – Larry Kelley, E, Yale Kelley è il primo a vincere il trofeo con il nome “giusto”, e il primo end (ruolo offensivo di un certo spessore all’epoca). Dopo di lui solo un altro atleta nello stesso ruolo riuscirà nell’impresa, Leon Hart di Notre Dame nel 1949.

1938 – Davey O’Brien, QB, TCU Primo quarterback a vincere il trofeo. Il premio assegnato ogni anno al miglior QB della nazione porta il suo nome.

1945- Doc Blanchard, FB, Army Primo fullback (ruolo particolarmente diverso da oggi), primo junior (fino ad allora solo atleti nell’anno da senior avevano vinto) e ,soprattutto, primo di una Accademia Militare. Army, tra le altre cose, è in vantaggio 3 a 2 su Navy.

1948 – Doak Walker, HB, SMU Walker è stato il primo Heisman Trophy ad essere successivamente inserito anche nella Hall of Fame dei professionisti.

1956 – Paul Hornung , QB, Notre Dame Hournung è invece il primo giocatore che dopo aver vinto l’Heisman ha realizzato la doppietta di prima scelta assoluta per la Nfl e di ingresso nella Hall of Fame. Non solo, Hornung è stato anche il primo atleta vincitore di The Heisman ad essere eletto MVP in Nfl (1961). Questo gli consente, oltre ad essere stato il primo a compiere tali accoppiate, di essere il solo uomo ad avere in bacheca Heisman, prima scelta assoluta, Nfl MVP e Hall of Fame.

1961 – Ernie Davis, HB, Syracuse Il primo afroamericano a vincere il trofeo, Davis non riuscì a giocare nemmeno uno snap in Nfl stroncato giovanissimo dalla leucemia.

1963 – Roger Staubach , QB, Navy Primo vincitore dell’Heisman ad essere eletto successivamente MVP di un Super Bowl.

1966 – Steve Spurrier, QB, Florida Spurrier “lascia” il proprio premio alla scuola rinunciando di fatto a ritiralo e dividendolo con la facoltà tutta. Il gesto spingerà la scuola a raccogliere fondi per trovare un sostituo degno del quarterback. Da allora il DAC farà preparare due premi all’anno, uno per l’atleta ed uno per la scuola di appartenenza.

1972 – Johnny Rodgers, WR, Nebraska Il flanker di Nebraska è il primo ricevitore ad aggiudicarsi il trofeo. Dopo di lui solo Tim Brown (Notre Dame) e Desmond Howard (Michigan) nel 1987 e nel 1991 lo eguaglieranno.

1973 – John Cappelletti, HB, Penn State Il discorso di Cappelletti alla cerimonia di premiazione diventa il più celebre e commovente mai ascoltato durante la notte dell’Heisman. Cappelletti dedica il premio al fratello undicenne malato di leucemia e presente in sala con la famiglia. Parlando della sua battaglia sui campi da football Cappelletti conclude dicendo che “la differenza è che per me è solo di sabato (la battaglia, ndr) e solo d’inverno. Per Joseph è tutto l’anno, ed è una battaglia interminabile. (...) Penso che questo premio sia molto più suo che mio visto la fonte di grande ispirazione che è stato per me”. In sala era presente anche il vicepresidente americano Gerald Ford. Cappelletti rimase nove stagioni in Nfl ma commosse di nuovo l’America soprattutto grazie al suo libro autobiografico “Something for Joey” dedicato al fratellino morto nel 1976.

1975 – Archie Griffin, HB, Ohio State Vincendo questa edizione Griffin, che aveva già vinto l’anno prima, è finora l’unico giocatore ad aver vinto due Heisman Trophy.

1984 – Doug Flutie, QB, Boston College Il premio a Flutie non basta come passepartout, e il giocatore finisce all’undicesimo giro del draft. Flutie rifiuta una chiamata così bassa (la 285) e diventa il primo Heisman a esordire nella USFL piuttosto che nella NFL.

1997 – Charles Woodson, DB, Michigan Prima volta che il premio viene assegnato a un difensore, episodio che non si è ancora ripetuto. Woodson fu primo all’Heisman e quarta scelta al draft; la prima assoluta fu Peyton Manning, giunto secondo proprio nella stessa edizione dell’Heisman Trophy.

2005 – Reggie Bush, RB, USC Il primo RB a vincere dal 1999, in particolare l’unico non quarterback tra il 2000 e il 2007. La sua vittoria regala anche il secondo premio consecutivo a USC che diventa la quarta scuola (dopo Yale, Army e Ohio State) a vincere il premio due anni di seguito e la seconda a salire a 7 premi complessivi.

2007 – Tim Tebow, QB, Florida Il primo sophomore a vincere il premio. Mai un atleta di così basso grado scolastico era riuscito in tale impresa che sembrava riservata solo a junior e senior.

Legends | by Alessandro Santini | 02/02/08

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