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Washington Redskins

E’ il lontano 1932 quando il fiero George Preston Marshall, proprietario di una catena di lavanderie, decide di allocare una franchigia di football americano nell’area di Boston dandole lo stesso nickname della squadra professionistica di baseball del luogo. Da sempre orgoglioso delle sue origini, Marshall sceglie di affidare a Lud Wray l’incarico di head coach, decisione accelerata dal fatto che lo stesso Wray aveva ricoperto il medesimo incarico all’università della Pennsylvania, alma mater del suo datore di lavoro. Il roster viene composto con i giocatori che si liberano in coincidenza della scomparsa di ben 3 franchigie, tra gli aderenti ci sono future stelle quali Cliff Battles, Jim Musick e Glenn “Turk” Edwards, in tutto vengono firmati 40 giocatori, ognuno dei quali viene prelevato a domicilio e condotto a Boston su un bus guidato dallo stesso Edwards.

Boston Braves

1932- il 2 ottobre i Boston Braves scendono in campo per la prima volta in un campionato professionistico, perdendo l’esordio contro i Brooklin Dodgers, altra squadra che aveva mutuato la propria denominazione dal baseball; la prima stagione di vita del nuovo team vede la prima vittoria arrivare contro i New York Giants per 14-6, ed il record finale è di 4-4-2: Marshall è tuttavia troppo ingombrante con la sua costante presenza sulle sidelines e la cosa spinge coach Wray a lasciare i Braves per andare ad allenare i Philadelphia Eagles.

Boston Redskins

1933/1936- l’esordio non è un successo né economicamente, né per affluenza di pubblico e Marshall decide di abbandonare il nome Braves in favore di Redskins pensando non solo di distinguere meglio le realtà sportive cittadine, ma di sfruttare nel contempo il fascino dalla storia delle tribù pellerossa: si ricomincia sotto le direttive di Lone Star Dietz, un allenatore di origini native americane (!), e si va a giocare al Fenway Park, impianto nel quale Dietz ottiene due stagioni consecutive in pareggio, 5-5-2 la prima, 6-6 la seconda. Nel 1935 viene assunto Eddie Casey per provare a far decollare la squadra dal punto di vista dei risultati, ma l’annata finisce in maniera disastrosa: i Redskins segnano solo 65 punti, perdono 8 partite su 11 e Casey viene immediatamente sostituito dal leggendario Ray Flaherty, eccellente talent scout che l’anno dopo, a seguito di un inizio stentato, vince le ultime tre gare di stagione regolare grazie ad una difesa che concede in quella striscia solamente 6 punti. Nonostante il primo record positivo, 7-5, il pubblico non risponde e Marshall, seccato, decide di giocarsi la supremazia della Nfl East contro i Packers al Polo Grounds di New York. I Redskins perdono la partita per 21-6, e dati i fallimentari tentativi di creare interesse per il football a Boston l’energico owner decide di trasferire la franchigia a Washington, principale sede della propria attività aziendale.

Washington Redskins

1937- ad una squadra che già conta su un ricevitore talentuoso come Wayne Millner, un Hall Of Famer, si aggiunge un quarterback texano che con gli indiani ha nulla a che vedere, Slingin’ Sammy Baugh : il cowboy contribuisce a rivoluzionare il ruolo di regista e contribuisce fondamentalmente allo sviluppo del concetto legato al passaggio in avanti. Baugh, in un’era contraddistinta dall’estrema versatilità dei giocatori, si rivela altresì essere il punter più efficace dell’intera lega.
Grazie alle loro armi offensive i Redskins vincono 7 delle prime 10 partite e si ritrovano a dover fronteggiare i New York Giants nell’ultima gara di campionato con una sconfitta in più rispetto a questi: in una giornata storica, Marshall guida un gruppo di 10.000 persone attraverso le strade di New York mentre risuona per la città l’inno “Hail To The Redskins”, scritto in onore della franchigia. Washington vince per 49-14 ed ottiene il diritto a disputare la finalissima al Wrigley Field di Chicago contro i Bears.
In un campo ai limiti della praticabilità Sammy Baugh lancia 3 TD, due dei quali per Wayne Millner, mentre Cliff Battles ne segna un altro su corsa; i Redskins vincono per 28-21 contro i titolatissimi avversari e si laureano campioni Nfl per la prima volta nella storia.

1938/1939- Si susseguono altri anni molto positivi, con stagioni dal bilancio vincente: nel ’38 e nel ’39 l’accesso al Championship sfugge all’ultima partita, in ambedue le occasioni per mano dei rivali Giants, mortificando annate rispettivamente di 6-3-2 ed 8-2-1.

1940- arriva il Championship dopo una stagione da 9 vittorie, a seguito di 7 successi consecutivi per cominciare il campionato, e di fronte ci sono nuovamente i Chicago Bears di George Halas; si gioca a Washington davanti ad una folla record di 36.000 persone, ma la partita è una delusione tremenda per i presenti, in quanto il 73-0 finale a favore dei Bears si rivela essere il più grande margine di sconfitta di tutti i tempi in una gara Nfl, ricordata dai posteri come The Humiliation.

1941- frastornati e dimezzati dai richiami alle armi, i Redskins concludono il campionato con 6 vittorie e 5 sconfitte e vedono restare in squadra sempre meno superstiti del mitico campionato del ’37: tuttavia Sammy Baugh è sempre al suo posto, e nuovi talenti come Andy Farkas e Bob Masterson entrano a far parte della compagnia.

1942- Washington vince 9 partite consecutive terminando il campionato con una sola frustrante sconfitta, per mano dei Giants, i quali marchiano quel confronto uscendone vincitori con una sola yarda di total offense all’attivo.
Il primo posto divisionale significa terzo Championship nel giro di pochi anni, e per l’ennesima volta gli avversari dei Redskins sono i Monsters Of The Midway, che arrivano imbattuti alla finale: durante il discorso pre-partita di coach Flaherty, George Preston Marshall entra di soppiatto nello spogliatoio scrivendo sulla lavagna un gigantesco “73-0”. La rivincita è servita, i Redskins si aggiudicano la sfida per 14-6 spinti da una grande difesa, dalle mete di Andy Farkas e Wilbur Moore, e diventano campioni Nfl per la seconda volta. Coach Flaherty abbandona la carica di head coach per intraprendere il servizio in accademia navale.

1943- il cambio di timone non modifica i risultati ottenuti sul campo, sotto Dutch Bergman la squadra comincia la stagione con 6 vittorie ed un pareggio, prima di perdere consecutivamente le ultime tre contese. I Redskins si trovano costretti a giocare una partita di playoffs per l’accesso alla finale contro i New York Giants , contro i quali hanno rimediato proprio due di quelle tre sconfitte: la partita non ha storia, Washington si vendica vincendo per 28-0 ed ottiene il diritto a giocarsi un altro Championship, ancora contro i Chicago Bears . Il sogno viene spezzato da una grande partita di Sid Luckman , che guida la sua squadra ad un 41-21 che fa imbufalire Marshall, il quale a fine gara viene scortato all’uscita a seguito di numerosi alterchi verbali.

1944- l’esuberanza dell’owner porta ad un cambio di rotta, Dudley De Groot sostituisce Bergman nonostante gli ottimi risultati di quest’ultimo. Il campionato segue la linea dell’annata precedente, a 6-1-1 i Redskins escono sconfitti per mano dei Giants in entrambe le partite che concludono la stagione regolare. Questa volta, il record non è però sufficiente a qualificarsi alla finale.

1945- l’iniziale ed inaspettata sconfitta contro i Boston Yanks accende gli animi dei giocatori, che vincono 6 partite consecutive e concludono con un record di 8-2, con ben 4 shut out inflitti alle avversarie. Sammy Baugh lancia 11 passaggi da TD e supera le 1.700 yards in tempi dove si corre e basta, guida anche la classifica degli intercetti con 4.
Per Washington c’è l’ennesimo Championship di questo ciclo vincente, ma contro i Cleveland Rams arriva una dolorosa sconfitta per 15-14, in quanto il field goal tentato allo scadere da Joe Aguirre si schianta sul palo.

1946- Ray Flaherty, espletati i doveri militari, si rende nuovamente disponibile, ma Marshall decide di non riassumerlo, consegnando a Turk Edwards, ex componente del roster, la guida della squadra. La scelta si rivela controproducente, il record finale è di 5-5-2. E’ l’inizio di un lunghissimo periodo di crisi causato dalla scarsa oculatezza di Marshall nel gestire la franchigia, nonché dal suo rifiuto di integrare giocatori di colore in squadra: il peso del suo ego porterà a tre stagioni vincenti nell’arco di 22 anni.

1947- a dimostrazione della scarsa gestione del team, Washington seleziona il running back Cal Rossi per la seconda volta consecutiva, dopo che nel ’46 il giocatore aveva deciso di rimanere al college; Rossi non giocherà una sola partita di Nfl, semplicemente perché il football non rientra nei suoi piani. Nonostante un’ottima stagione di Sammy Baugh e di Hugh Taylor, il miglior ricevitore della squadra, arrivano solo 4 vittorie a fronte di 8 sconfitte.

1948- l’ultimo anno di Turk Edwards sulla panchina si conclude con un 7-5, la squadra sbanda dopo un’ottima partenza perdendo le tre gare conclusive e non riesce a raggiungere la postseason.

1949/1951- sotto le direttive di John Welchel, durato 7 partite, e di Herman Ball, che tiene le redini del team sino alla fine del ’51, si accumulano solamente delusioni. Il record complessivo del triennio è un deficitario 12-23-1, nonostante l’acquisizione del campione “Bullet” Bill Dudley.

1952- nel tentativo di risollevare le sorti della franchigia viene assunto il leggendario Curly Lambeau, responsabile del ciclo vincente dei Green Bay Packers. La mossa non produce i risultati sperati, i Redskins finiscono ancora con 4 vittorie ed 8 sconfitte, a fine stagione arriva l’annuncio della fine della carriera di Slingin’ Sammy Baugh , una carriera durata 16 anni che porta con sé tantissimi records Nfl dell’epoca.

1953/1954- Eddie LeBaron è il nuovo quarterback ma si rivela un’autentica delusione lanciando 3 mete e ben 17 intercetti al suo primo anno da titolare; Curly Lambeau rassegna le sue dimissioni alla fine del suo secondo anno da head coach, dopo il 6-5-1 che sancisce la fine di un quadriennio perdente. 3-9 sarà il record del 1954, che vede l’esordio sulle sidelines di Joe Kuharich.

1955- arriva il secondo bilancio vincente nel giro di tre anni, tuttavia l’8-4 con cui termina l’annata è sufficiente per il secondo posto della Nfl East, ma non per i playoffs.

1956/1958- continua il periodo oscuro, il mandato di Kuharich finisce con una stagione in pareggio (6-6) e due in consecutivamente in negativo (5-6-1; 4-7-1), l’head coach riceve di conseguenza il benservito.

1959/1961- la franchigia tocca il suo punto più basso, sotto Mike Nixon compila un 3-9 il primo anno, ed un miserabile 1-9-2 nel secondo. Nixon è istantaneamente sostituito da Billy McPeak, che nel ’61 registra il peggior record di sempre, 1-12-1. I Redskins scelgono il quarterback Norm Snead ignorando clamorosamente Fran Tarkenton; il sesto regista selezionato in 10 anni non cambia assolutamente le sorti della squadra. Il 13 ottobre del 1960 Washington vince per 26-14 contro Dallas: è la prima partita della storia tra le due franchigie, la rivalità tra Redskins e Cowboys diventa una delle più fiere della Nfl. La stagione 1961 è la prima ad essere giocata in un nuovo stadio, più capiente, battezzato Dc Stadium: l’impianto prenderà il nome definitivo di Rfk Stadium otto anni più avanti, in ricordo di Robert Fitzgerald Kennedy.

1962- prima dell’inizio del campionato George Preston Marshall viene emesso alle strette dalla Nfl e dal District of Columbia: i Redskins sono l’unica squadra della lega a non aver integrato alcun giocatore di colore, l’uso del nuovo stadio viene messo in pericolo in caso di assenza di provvedimenti in merito e Marshall finalmente si arrende.
Washington scambia la prima scelta assoluta con i Cleveland Browns per il wide receiver Bobby Mitchell, primo giocatore di colore a mettere piede in campo con l’uniforme dei Pellerossa. Nonostante il 5-7-2 accumulato, l’annata di Mitchell è straordinaria, 1.384 yards ricevute ed 11 touchdowns.

1963- in un campionato avaro di vittorie, 3, l’unica notizia confortante riguarda ancora Bobby Mitchell, che riceve per 1.436 yards e 7 mete. Norm Snead è disastroso, e finisce il campionato con 27 intercetti.

1964/1965- il front office si muove molto bene sul mercato, con due trades i Redskins si portano a casa il quarterback Sonny Jurgensen ed il linebacker Sam Huff. Le prestazioni sul campo però non cambiano, ed il quinquennio di Billy McPeak finisce con record perdenti in tutte le sue stagioni di permanenza alla guida del team. Due 6-8 consecutivi sanciscono il suo licenziamento definitivo. Nel 1964 Charley Taylor vince il premio di rookie offensivo dell’anno.

1966- un altro grandissimo del passato viene selezionato per dare l’attesa svolta, è il turno di Otto Graham. L’accoppiata Jurgensen/Mitchell funziona a meraviglia, la partenza è buona e sembra addirittura che la crisi di risultati possa essere superata, finchè 4 sconfitte nelle ultime 6 partite non spazzano via tutto. Il bilancio è in pareggio, 7-7, da ricordare la vittoria contro i Giants per 72-41, punteggio il cui totale rappresenta un record Nfl.

1967- di playoffs ancora non ne se parla, ma i Redskins hanno l’opportunità di scrivere un bilancio vincente per la prima volta in 12 anni vincendo l’ultima gara di campionato contro i neonati New Orleans Saints; Washington perde clamorosamente l’incontro per 30-14, e termina a quota 5-6-3, al terzo posto della nuova Capital Division della Nfl.
E’ l’anno dell’esplosione definitiva per Charley Taylor e Jerry Smith, rispettivamente wide receiver e tight end, che con Bobby Mitchell vanno a formare un terzetto in grado di catturare 27 delle 31 mete lanciate da Jurgensen.

1968- Otto Graham viene licenziato dopo l’ennesima stagione perdente, 5-9, la difesa, nonostante la presenza di campioni del calibro di Sam Huff e Chris Hanburger, è un colabrodo e concede 358 punti.

1969- dopo una lunghissima malattia, che ne aveva colpito le capacità mentali da sette anni, muore George Preston Marshall, the Big Chief; la squadra viene venduta a Edward Bennett Williams, un avvocato di successo di fama nazionale. La recente storia perdente della franchigia ha finalmente termine quando arriva in città nientemeno che Vince Lombardi , la leggenda vivente, che accetta la carica di head coach alla condizione di possedere una quota di compartecipazione nella proprietà.
Acclamato come eroe, Lombardi pone fine a 14 anni consecutivi senza un bilancio vincente con un 7-5-2, valevole per il secondo posto divisionale e miglior risultato dal 1955. Jurgensen dichiarerà di aver imparato di più da Lombardi in cinque giorni che non negli ultimi 12 anni sommati assieme.

1970- Vince Lombardi viene tragicamente stroncato dal cancro poco prima della partenza della stagione 1970, ed il suo posto viene preso da Bill Austin, con il quale la squadra vince 6 partite e ne perde 8, arrivando ultima nella nuova Nfc East, division che viene condivisa da Dallas, St. Louis, Philadelphia e New York Giants . Larry Brown, running back al secondo anno, diventa il primo Redskin di sempre a rompere il muro delle 1.000 yards stagionali.
Il periodo di mediocrità dei Pellerossa ha fine quando George Allen diventa il loro nuovo allenatore. La nuova filosofia di Allen è “Il futuro è adesso”, motivo per cui, storicamente, il coach usa fidarsi di veterani comprovati piuttosto di matricole alle prime armi. Da qui nasce l’appellativo “Over The Hill Gang”, con il quale vengono ricordate le formazioni di quegli anni.

1971- la prima stagione di Allen è contraddistinta di 5 vittorie consecutive per iniziare il campionato, una ad una cadono St. Louis (due volte), New York Giants , Dallas e Houston. Dopo qualche passo falso, l’undicesima settimana di gioco rappresenta l’inizio di un’altra mini-striscia positiva, le tre vittorie consecutive che ne scaturiscono garantiscono alla franchigia il primo, agognato, accesso ai playoffs dal 1945, dopo addirittura 26 anni di sofferenze per i tifosi locali.
Con Billy Kilmer, acquisito in una trade, al posto dell’anziano Jurgensen ed una difesa che riesce ad intercettare 30 passaggi avversari, arrivano dunque 9 vittorie, 4 sconfitte ed un pareggio. Washington termina il suo campionato perdendo in postseason per 24-20 contro i 49ers.

1972- la gang di George Allen infila un’impressionante serie di 9 vittorie nella parte centrale del campionato, battendo rivali divisionali e non. Due sconfitte consecutive contro Dallas e Buffalo nelle ultime due giornate non precludono, con 11-3, la qualificazione alla postseason, l’attacco è sempre sostenuto dalle gambe di Brown, che con 1.126 yards su corsa e 479 su ricezione, assieme a 16 touchdowns totali, guadagna il premio di Mvp offensivo della stagione. Da ricordare anche le annate di Jerry Smith, 7 mete su ricezione, e del backup Charlie Harraway, 567 yards su corsa e 6 segnature.
Nella prima gara di playoffs giocata a Washignton in trent’anni, i Redskins sconfiggono i Green Bay Packers per 16-3, la difesa emerge prepotentemente e concede il bis nella finale di Conference contro i rivali Dallas Cowboys, che escono sconfitti per 26-3.

Nella prima partecipazione di sempre al Super Bowl, i temibilissimi avversari sono gli imbattuti Miami Dolphins, guidati dal quarterback Bob Griese e dalle corse di Larry Csonka.
Il Super Bowl VII si gioca al Coliseum di Los Angeles, la vecchia casa di George Allen, ex allenatore dei Rams: il dominio dei Dolphins è chiaro sin dalle prime battute, la loro “No Name Defense” limita Larry Brown, mentre Kilmer termina la prima metà di gioco con sole 23 yards all’attivo, oltre a due intercetti.
Il punteggio rimane di 14-0 in favore di Miami sino a pochi minuti dal termine, quando il difensive back Mike Bass raccoglie uno sventurato passaggio del kicker Garo Yepremian, il cui calcio era stato bloccato, riporta in endzone il pallone catturato per 49 yards.
Un sack subito da Kilmer a tempo oramai scaduto dopo che la difesa aveva forzato un punt pone fine alla partita, e consegna alla leggenda la Perfect Season dei Miami Dolphins del grande Don Shula.

1973- guidati dal tandem formato da Kilmer e Jurgensen, nonché da un Larry Brown capace di 14 mete totali, i Redskins vincono 5 delle prime 6 partite battendo consecutivamente ciascuna rivale divisionale e quindi, dopo due stop contro New Orleans e Pittsburgh, terminano la regular season con altri 5 successi. In ben otto occasioni la difesa tiene gli avversari a punteggi in singola cifra, lasciando a bocca asciutta Chargers e Lions; Ken Houston, safety acquisita dagli Oilers in una trade durante la offseason, è il leader incontestato delle secondarie.
Washington esce però al primo turno di playoffs, in virtù della sconfitta per 27-20 contro i Minnesota Vikings.

1974- la stagione è la copia carbone della precedente, i Redskins vincono 6 delle ultime 7 partite per chiudere la stagione nuovamente a 10-4, ma vengono nuovamente sconfitti ai playoffs per 19-10 dai Los Angeles Rams. E’ l’ultimo campionato di Sonny Jurgensen, che si ritira a fine anno lasciando definitivamente il posto a Joe Theismann, quarterback da Notre Dame prelevato dalla Cfl appena un anno prima. La squadra viene venduta a Jack Kent Cooke.

1975- i Redskins si mettono nuovamente in posizione per qualificarsi alla postseason, ma prima di festeggiare devono affrontare i Dallas Cowboys nella penultima di campionato: Washington perde per 31-10 al Texas Stadium e finisce per venire sconfitta anche una settimana dopo dai Philadelphia Eagles, nella partita in cui Charley Taylor stabilisce il record di ogni epoca per numero di ricezioni effettuate. 8-6 è il bilancio finale.

1976- il ritorno ai playoffs è immediato, per la terza volta nella gestione Allen i Redskins toccano quota 10 vittorie e per la terza volta l’uscita di scena è al primo turno, ad opera ancora dei Vikings. Mike Thomas, il nuovo running back, è il rookie offensivo dell’anno con 1.101 yards e 5 segnature, Kilmer e Theismann finiscono per giocare metà stagione ciascuno. John Riggins, un running back prelevato dai New York Jets, corre per 572 yards e segna 3 touchdowns.

1977- la squadra cerca di recuperare un inizio difficile, contraddistinto da 4 vittorie ed altrettante sconfitte, ma nonostante i tre successi consecutivi che arrivano a chiudere la regular season il tie breaker elimina i Pellerossa dalla corsa ai playoffs, sancendo il licenziamento di George Allen nonostante 7 stagioni vincenti consecutive e 5 partecipazioni alla postseason.

1978- sotto il nuovo capo allenatore Jack Pardee, un tempo membro della Over The Hill Gang, la squadra intraprende un triennio di assenza dai playoffs; nel ’78, dopo una partenza fatta di 7 vittorie e 2 sconfitte, i Pellerossa chiudono la regular season con 5 insuccessi consecutivi, che producono a fine anno un bilancio pari di 8-8. Joe Theismann subisce ben 41 sacks.

1979- Theismann prende maggiore confidenza e gioca molto bene, lanciando 20 passaggi vincenti e segnando per 4 volte su corsa, accompagnando il tutto con 2.797 yards, John Riggins conclude invece sopra le 1.000 yards per la seconda stagione in fila producendo 12 segnature totali, incluse 3 su ricezione. Gli sforzi positivi per ottenere un record vincente vengono smorzati da una clamorosa rimonta nel derby con Dallas, quando i Cowboys di Roger Staubach riescono a segnare due mete nel quarto periodo dopo essere stati abbondantemente sotto per tutto il match. Il 35-34 finale sancisce l’eliminazione dalla corsa alla postseason, il pur positivissimo 10-6 viene pareggiato da altre due squadre della Nfc, che risultano migliori dei Redskins nel calcolo del tiebreaker.

1980- i Redskins soffrono tantissimo l’assenza di John Riggins quando questi decide di farsi da parte per tutta la stagione in virtù di una disputa contrattuale. Il draft porta nella capitale nientemeno che Art Monk, wide receiver da Syracuse, che all’esordio accumula 797 yards e 3 touchdowns. Il deludente 6-10 costa il posto a Jack Pardee.

1981- con tutta l’intenzione di rinnovare il ciclo di successi Jack Kent Cooke affida la guida del team all’ex offensive coordinator dei Chargers Joe Gibbs, il cui nome si legherà indissolubilmente alla città di Washington.
Il primo anno non è un granchè in virtù di 5 sconfitte consecutive per cominciare il campionato, i Redskins finiscono terzi nella Nfc East ad 8-8, i tifosi rumoreggiano a vorrebbero già la testa del nuovo coach. Riggins fa rientro in squadra dopo l’annata sabbatica, si presenta davanti a Gibbs in tenuta mimetica e con una birra in mano dopo aver terminato una battuta di caccia con un amico. L’incontro è caratterizzato da una delle frasi più famose dell’estroverso running back: “You need to get me back there. I’ll make you famous”. Quindi Riggins regala una perla anche ai giornalisti, sintetizzando un’intervista con un semplice “I’m bored, I’m broke, and I’m back.”. Il suo rientro produce 13 mete personali su corsa.

1982- l’amalgama del roster ed il lavoro di Gibbs cominciano a farsi sentire agli albori del 1982, quando i Redskins cominciano la stagione 2-0 prima di fermarsi per due mesi di sciopero generale dei giocatori; al rientro in campo arrivano altre 6 vittorie, l’unica sconfitta è inflitta dai nemici di Dallas. L’attacco di Joe Theismann funziona a meraviglia grazie alle mani affidabili di Art Monk e Charlie Brown, ed il supporto delle corse del potente Riggins. La linea offensiva composta da Russ Grimm, Jeff Bostic, Mark May, Joe Jacoby e George Starke, oltre ai tight ends Don Warren e Clint Didier, si fa notare per le eccellenti prestazioni: nasce il mito degli “Hogs”, termine coniato da Joe Bugel, coach della linea stessa. La difesa è un autentico terrore per i quarterbacks avversari, grazie alla straordinaria classe di Dexter Manley ed all’ostinato lavoro sporco del tackle Dave Butz.
Mark Mosley entra nella storia della Nfl diventando il primo (ed unico) kicker a vincere il premio di Mvp stagionale, grazie a 4 calci che sanciscono, in momenti differenti, il successo per i suoi colori.

Le 8 vittorie su 9 partite della stagione dimezzata sono il miglior record della Nfc, nei playoffs Washington demolisce un avversario dopo l’altro: non c’è storia né per i Lions e né per i Vikings, che cadono sotto i colpi di Riggins, si registrano vittorie rispettivamente per 31-7 e 21-7; il Championship della Nfc si svolge contro i Dallas Cowboys all’Rfk Stadium, Riggins corre per 140 yards, il suo parziale nei playoffs è di 444 in tre gare; i Pellerossa si impongono per 31-17 e si qualificano per il Super Bowl XVII.

Al Rose Bowl di Pasadena va in scena un rematch atteso da dieci anni, contro i Miami Dolphins, che sancisce la battaglia degli “Hogs” contro i “Killer Bees” di Don Shula, la miglior difesa della Nfl.
Miami segna per prima con un lungo TD pass di David Woodley per Jimmy Cefalo, ed è davanti per 17-10 al rientro negli spogliatoi, in virtù di un ritorno di kickoff di 98 yards effettuato da Fulton Walker, che arriva appena dopo il pareggio momentaneo dei Redskins grazie alla ricezione vincente di Alvin Garrett, ricevitore emerso nei playoffs dopo una regular season completamente anonima.
Il terzo quarto è tutt’altro che spettacolare, la difesa di Washington prende il sopravvento e finisce per concedere un solo completo a Woodley nella seconda parte della gara; dall’altra parte anche Theismann è in netta difficoltà e viene intercettato per due volte nel solo secondo tempo; Washington si accontenta di un field goal di Mosley.
Mancano 10 minuti alla fine della partita quando Gibbs deve prendere una decisione delicata su un quarto down ed una yarda da prendere: la scelta cade su una corsa sicura di John Riggins, che prende molto più che un semplice primo down, il disperato tentativo di placcaggio di Don McNeal non riesce a fermare una galoppata di tutta potenza di 43 yards per il 20-17, l’inerzia della partita gira completamente.
Una ricezione vincente di Charlie Brown appena dopo il 2 minute warning sancisce il 27-17 finale, le 276 yards su corsa ottenute da Washington sono un record per il Super Bowl: il Vince Lombardi Trophy, per la prima volta, appartiene ai Pellerossa.

1983- i Redskins sono favoriti per ripetersi e non deludono le attese segnando 541 punti, finiscono 14-2 perdendo entrambe le gare di un punto, compreso un rocambolesco 48-47 contro i Green Bay Packers. E’ la stagione della carriera per Joe Theismann, eletto Mvp, che registra massimi in carriera per yards lanciate e passaggi da touchdown, così come John Riggins, dominante dall’alto delle sue 1347 yards condite da 24 segnature:Washington sembra un’armata inarrestabile, Butz, Manley e Tony McGee mettono a segno 32.5 sacks, Mark Murphy capeggia la classifica degli intercetti con 9.

La vittoria della Nfc East porta allo scontro con i Rams nei Divisional Playoffs, la partita è un massacro, i Redskins infliggono 51 punti agli avversari subendone 7. Riggins corre per 119 yards e 3 mete, segna anche la difesa grazie al rookie Darrell Green, che riporta un intercetto per 72 yards.
Il Championship vede il confronto con Joe Montana ed i suoi 49ers, Washington comanda i primi tre quarti di gioco segnando 3 mete tenendo contemporaneamente all’asciutto l’attacco di Golden Joe; Montana guida i Niners a tre touchdowns nel solo quarto periodo, risolve un field goal di Mosley (che in precedenza aveva fallito quattro calci) che fissa il finale sul 24-21 per i Redskins, è Super Bowl per la seconda stagione consecutiva.
Washington deve arrendersi ai Raiders ed a Marcus Allen, che corre per 191 yards e segna un TD da 74, in quell’epoca record della manifestazione; i Redskins non sono mai in partita e perdono per 38-9.

1984- Washington vince nuovamente la Nfc East con il record di 11-5, le ultime due partite di stagione regolare vengono entrambe vinte con uno scarto di due punti rispetto alle avversarie, Dallas e St. Louis. La corsa si infrange contro i Chicago Bears , che violano l’Rfk Stadium vincendo per 23-19. Le 106 ricezioni stagionali di Art Monk sono un record Nfl.

1985- la carriera di Joe Theismann finisce nel peggiore dei modi, quando nel Monday Night contro i Giants è vittima di un “sandwich sack” di Lawrence Taylor ed Harry Carson che gli procura due fratture contemporanee nella parte bassa della gamba destra. L’espressione di orrore di Taylor mentre chiede immediati soccorsi alla panchina dei Redskins rimane impressa nella storia del Monday Night.
Una stagione partita in sordina si raddrizza nella seconda parte con Jay Schroeder in regia, tuttavia il record di 10-6 è beffardo e Washington è ancora vittima del tiebreaker.
A fine campionato, John Riggins annuncia il suo ritiro.

1986- Schroeder supera le 4.000 yards stagionali, a fare compagnia ad Art Monk vi sono ora Gary Clark e Ricky Sanders, uno dei terzetti di ricevitori più prolifici della storia. Dexter Manley registra 18.5 sacks, lo segue a ruota Charles Mann a quota 10.
La stagione parte con 11 vittorie nelle prime 13 partite, il record finale è di 12-4, due di queste sconfitte sono opera dei New York Giants : nei playoffs Washington supera i Los Angeles Rams per 19-7 e sbanca il Soldier Field battendo i favoriti Bears per 27-13, prima di capitolare nel gelo delle Meadowlands ancora contro i Giants, futuri campioni Nfl, vincenti per 17-0.

1987- gli anni dei lockouts si dimostrano sempre fortunati per i Pellerossa, che vincono 6 delle prime 7 partite grazie anche al contributo dei giocatori di riserva, che operano al posto dei titolari in sciopero di ciascuna delle franchigia Nfl. Nonostante un 11-4 e l’ennesimo primo posto della Nfc East, Gibbs è costretto a scegliere Doug Williams come titolare a causa dell’infortunio di Jay Schroeder, creando incertezza nel ruolo proprio in prossimità dei playoffs.
Nei Divisional Playoffs le strade di Washington e Chicago si incrociano nuovamente, i Redskins vanno sotto per 14-0 ma riescono a pareggiare prima dell’intervallo, quindi Darrell Green segna la meta decisiva grazie ad un ritorno di punt di 52 yards.
La settimana successiva sono i Vikings ad opporsi nel Championship della Nfc, ma Washington supera anche questa prova grazie ad una meta di 5 yards di Gary Clark, che a cinque minuti dal termine sancisce il 17-13 finale.

Il Super Bowl XXII si gioca al Jack Murphy Stadium di San Diego, Doug Williams diventa il primo quarterback afro-americano a partire da titolare nella finalissima, e marchia questo evento storico con 4 passaggi da TD. I Redskins sono sotto per 10-0 nel primo quarto e vengono costretti al punt in ogni loro possesso, ma nel secondo quarto l’attacco esplode e segna 35 punti, un record, così come lo sono le yards accumulate ed i passaggi da TD lanciati, 4. Un altro record viene battuto in quel 42-10 finale, quando lo sconosciuto Timmy Smith corre per 204 yards togliendosi la soddisfazione della meta. Per Ricky Sanders ci sono due mete rispettivamente da 80 e 50 yards, segnano pure Gary Clark e Clint Didier. Doug Williams è l’Mvp della partita, ed è il primo quarterback di colore di ogni epoca a vincere il Super Bowl.

1988- segue una stagione perdente, 7-9, dettata tra le altre cose dalle difficoltà attraversate dal gioco di corsa, molto stagnante, e da Doug Williams, che tra infortuni e brutte prestazioni finisce per perdere il posto a favore di Mark Rypien, che convince e diviene titolare a tempo pieno. Tra le cose da ricordare, i 9 intercetti di Darrell Green e le 73 ricezioni per 1.348 yards con 12 mete di Ricky Sanders.

1989- per l’ennesima volta nella storia non bastano 10 vittorie a qualificarsi per i playoffs, a causa del tiebreaker. L’annata viene ricordata per la sconfitta patita contro Dallas il 5 novembre, che rappresenta l’unica gara vinta dai Cowboys in quella stagione e si rivela determinante per l’esclusione dalla postseason.

1990- l’infortunio di Mark Rypien condiziona la stagione, sotto la conduzione del backup Stan Humphries l’attacco fatica a girare; dopo l’alternanza di vittorie e sconfitte Rypien fa ritorno in campo, i Redskins vincono 4 delle ultime 5 partite e rientrano nel giro playoffs terminando la corsa a 10-6. Nella Wild Card Washington vince in trasferta a Philadelphia per 20-6, una settimana più tardi soccombe contro i lanciati 49ers, vincenti per 28-10 in una partita con poca storia.

1991- si presenta in campo una delle migliori edizioni ogni epoca della squadra, l’attacco segna valanghe di punti, la difesa è granitica e concede pochissimo. Rypien gioca una stagione stellare fatta di 3.564 yards, 28 mete ed 11 intercetti, Gary Clark ed Art Monk combinano per 2.389 yards e 18 ricezioni vincenti, Earnest Byner sorpassa quota 1.000 yards segnando 6 touchdowns totali, uno dei quali su lancio. Tre nuovi Hogs fanno parte del roster, Raleigh McKenzie, Jim Lachey e Mark Schlereth, in difesa il linebacker Wilber Marshall porta a casa 5 intercetti, una meta e 5.5 sacks, ottime anche le annate di Charles Mann, 11.5 sacks, Darrell Green, Kurt Gouveia e Monte Coleman, colonne di un reparto che lascia l’avversario a zero in tre singole occasioni.
I Redskins sono delle macchine, vincono le prime 11 partite di fila prima di fermarsi dinanzi ai Cowboys, per poi continuare il loro percorso ottenendo un 14-2, miglior record di tutta la Nfl; in 4 occasioni la squadra segna più di 40 punti, contro gli Atlanta Falcons vincono per 56-17 in una gara dove Rypien lancia per 442 yards e 6 mete.

Washington ed Atlanta si incrociano nuovamente nei Divisional Playoffs, i Redskins non dominano come nell’occasione precedente ma infliggono comunque 6 palloni persi agli avversari, finisce per 24-7 con Ricky Ervins a macinare 104 yards ed una segnatura. Senza storia è anche il Championship contro i Detroit Lions, vinto per 41-10, Barry Sanders viene tenuto a 59 yards totali. Segnano Clark e Sanders su ricezione, Gerald Riggs aggiunge due corse vincenti, chiude Darrell Green con un ritorno di intercetto ai danni di Erik Kramer. Per Wilber Marshall ci sono 3 sacks.

Washington domina anche il Super Bowl XXVI contro i Buffalo Bills, l’attacco si infiamma dopo un primo quarto senza segnature e firma 17 punti consecutivi con mete di Byner e Riggs, i Bills arrivano vicini alla redzone in una sola occasione, ma una penalità contro Andre Reed li porta fuori dal raggio per calciare. Dopo 16 secondi del secondo tempo Jim Kelly si fa intercettare per la seconda volta, Kurt Gouveia riporta il pallone sino alla linea delle 2 yards di Buffalo e Riggs segna nuovamente. Il tentativo di rimonta dei Bills viene definitivamente smorzato dal touchdown di 30 yards di Gary Clark, ai quali si sommano 2 field goals di Chip Lohmiller. I due passaggi da TD di Kelly nel quarto periodo servono solamente a diminuire i toni della sconfitta, il punteggio finale è di 37-24 per i Redskins, Mark Rypien è l’Mvp della partita.

1992- Rypien, distratto da problemi contrattuali, gioca molto al di sotto delle sue possibilità e la squadra va in difficoltà in special modo nella seconda parte del campionato, il 9-7 conclusivo è appena sufficiente per giocare la Wild Card. Il 13 ottobre, in una vittoria per 34-3 contro i Denver Broncos, Art Monk entra nella leggenda catturando la ricezione numero 820 di carriera, record Nfl. I Redskins riescono ad espugnare il Metrodome di Minneapolis vincendo per 24-7, ma l’eliminazione arriva poco dopo a San Francisco, dove Washington perde per 20-13.
Alla fine della stagione, Joe Gibbs annuncia il suo ritiro dopo 3 vittorie del Super Bowl in 12 anni.

1993- la squadra viene affidata a Richie Pettibone, ex-assistente di Gibbs, Rypien si rompe dopo due settimane di gioco ed a fine stagione viene comunque rilasciato, non è più lo stesso giocatore di prima. Da ricordare solamente una splendida vittoria per 35-16 nel Monday Night che apre la stagione contro Dallas, ma il 4-12 finale è deprimente.

1994/1995- Norv Turner succede alla brevissima panchina di Pettibone, il primo anno è disastroso, 3-13, il secondo è migliore ma sempre perdente, 6-10. In quest’ultimo, l’unica soddisfazione arriva dallo sweep stagionale dei Cowboys, squadra per cui Tuner faceva da assistente in precedenza. I Redskins prendono una topica colossale selezionando il quarterback Heath Shuler, il cui posto verrà preso ben presto da un altro rookie selezionato molto più tardi, Gus Frerotte. Le uniche note liete arrivano dalle 1.309 yards e 10 mete di Terry Allen, e dalle 56 ricezioni per 1.005 yards di Henry Ellard, ambedue statistiche ottenute nel 1995.

1996- la partenza è inaspettatamente ottima, 7-1, ma le cose precipitano quando il record si inverte in chiusura di stagione, facendo terminare il tutto ad 8-8. Nell’ultima partita giocata all’Rfk Stadium, i Redskins sconfiggono Dallas per 37-10.

1997- il nuovo Fed-Ex Field apre i battenti a Landover, Maryland, ma l’owner Jack Kent Cooke non riesce a vederlo in tempo perché viene a mancare il 5 aprile, cinque mesi prima dell’apertura della nuova stagione. I Redskins esordiscono nella nuova casa vincendo per 19-13 contro i Cardinals, la stagione finisce 8-7-1 ed i playoffs rimangono lontani.

1998- Trent Green subentra a Frerotte a stagione in corso dopo 7 sconfitte consecutive. Green gioca molto bene, ma l’annata è compromessa, finisce 6-10.

1999- a maggio la squadra passa di mano quando gli eredi di Cooke capiscono di non riuscire a gestire le economie della franchigia, il nuovo proprietario è Daniel M. Snyder, sotto il quale inizia un’epoca contraddistinta dallo sperpero di soldi in cerca di grandi nomi, poi incapaci di tradurre i grossi guadagni in prestazioni fruttifere sul campo.
La squadra parte forte, Brad Johnson risponde perfettamente alle attese collezionando a fine anno 4.005 yards, 24 TD ed il 61% di completi. E’ il migliore anno della carriera di Stephen Davis, 1.405 yards, (record di franchigia), e ben 17 segnature su corsa. Si distingue anche Michael Westbrook che dopo anni di delusioni registra 1.191 yards su ricezione e segna 9 volte. La linea difensiva formata da Dan Wilkinson, Marco Coleman, N.D. Kalu e Kenard Lang colleziona 24 sacks; il promettente rookie Champ Bailey ottiene 5 intercetti ed una meta su ritorno.
Il 10-6 finale significa vittoria della Nfc East e la prima qualificazione ai playoffs in sette anni: nella Wild Card i Redskins hanno ragione dei Detroit Lions per 27-13, ma cadono a Tampa dopo aver tenuto sotto i Buccaneers per più di metà partita. Il 14-13 finale è ancor più beffardo quando il field goal della possibile vittoria, seppur tentato da oltre 50 yards, non viene effettuato a causa di un cattivo snap di Dan Turk. Finisce un’epoca quando nella offseason il kick returner Brian Mitchell si trasferisce ai Philadelphia Eagles, dopo 9 anni passati nella capitale.

2000- dal draft arrivano le selezioni di due colonne del team, LaVar Arrington e Chris Samuels, dalla free agency le firme di Bruce Smith e Deion Sanders, per Washington si parla addirittura di Super Bowl. Le cose precipitano ben presto quando Brad Johnson si infortuna e viene sostituito da Jeff George. Con il record a quota 7-6 ed i playoffs a rischio, Norv Turner viene inaspettatamente licenziato, ma la mossa si ritorce contro la dirigenza. Sotto l’interim coach Terry Robiskie finisce 8-8. Brad Johnson lascia la squadra da free agent.

2001- la gestione passa a Marty Schottenheimer, che parte con 5 sconfitte consecutive, compreso un umiliante 37-0 in un Monday Night contro i Packers. Dopo quella partita Jeff George viene tagliato per contrasti con il coach, Tony Banks è il suo sostituto. Washington diventa la prima squadra della storia a riportarsi al 50% di vittorie dopo aver perso le prime 5 partite, il resto della stagione è una continua altalena che termina nuovamente ad 8-8. Schottenheimer è sollevato dall’incarico. Le 741 yards su ricezione di Rod Gardner sono il miglior risultato di un pessimo gioco aereo, Stephen Davis supera il suo stesso record di franchigia con 1.432 yards, diventa il primo ed unico Redskin a correre per più di 1.000 yards in tre stagioni consecutive.

2002- Steve Spurrier, coach di fama vincente grazie ai trascorsi nella Ncaa a Florida, viene acclamato come il nuovo salvatore della patria, e definito da Snyder come l’innovatore offensivo che cambierà i destini della franchigia. Vengono messi sotto contratto Jeremiah Trotter e Jessie Armstead, altri nomi di richiamo che non scaturiscono risultati concreti sul campo. La stagione, giocata in casa con delle uniformi speciali per il 70mo anniversario della fondazione, è un completo fallimento: Spurrier usa un attacco sbilanciato alternando Shane Matthews, Danny Wuerffel ed il rookie Patrick Ramsey, mentre il potente gioco di corsa di Davis viene accantonato, ed il giocatore accumula solo 820 yards. La partenza di 2-4 getta presto ombre sul campionato, che finisce con un mediocre 7-9. Il Fed-Ex Field è il teatro dell’ultima partita di Darrell Green, che lascia il football dopo vent’anni passati con la stessa casacca e 7 apparizioni al Pro Bowl.

2003- dai Jets arrivano Laveranues Coles, John Hall e Chad Morton, i Redskins vincono l’opener contro New York per 16-13 proprio grazie ad un field goal di Hall. A causa della costosa rinuncia a Davis, che in Carolina gioca un campionato memorabile, il gioco di corsa ristagna, Trung Canidate racimola solo 600 yards ed una meta. Patrick Ramsey si deve arrendere ad un infortunio al piede, Tim Hasselbeck ne prende il posto per qualche partita. Dopo essersi assicurati 3 delle prime 4 partite, gli Skins vincono solamente in altre due occasioni al termine della stagione, causando le dimissioni da parte dell’inadatto Spurrier. Arriva un annuncio clamoroso quando Dan Snyder, nel bisogno di restituire alla franchigia la sua gloria passata, convince Joe Gibbs a ritornare sulla panchina della squadra che l’ha reso famoso. Champ Bailey viene mandato a Denver con una trade che porta a Washington il running back Clinton Portis.

2004- per sistemare la difesa vengono firmati il cornerback Shawn Springs, il linebacker Marcus Washington, nonchè i defensive linemen Philip Daniels e Cornelius Griffin, quindi dal draft arriva Sean Taylor, forte safety da Miami. Ciò non evita 8 sconfitte nelle prime 11 partite, il nuovo quarterback Mark Brunell viene retrocesso in panchina a favore di Patrick Ramsey, mossa che non cambia l’esito perdente della stagione. Gibbs ritorna in panchina con un deludente 6-10, Portis corre per oltre 1.300 yards ma segna solo 5 mete, Coles è il ricevitore più prolifico di squadra, ma riceve nulla più di un misero touchdown; lo stesso Coles viene rispedito ai Jets in cambio di Santana Moss.

2005- la scarsa produzione offensiva è controbilanciata da una difesa all’altezza delle migliori di tutto il campionato, le prime tre partite corrispondono ad altrettante vittorie, i Redskins vincono clamorosamente a Dallas dopo essere stati sotto per 13-0 per tutta la gara con due ricezioni di 39 e 70 yards di Santana Moss. L’annata prende una brutta piega nella parte centrale, quando a 5-6 i playoffs sono fortemente a rischio anche a causa di uno 0-4 contro le squadre della Afc West. Il rush finale è memorabile, arrivano 5 vittorie consecutive ed un 3-0 contro le avversarie di division, compreso un 35-7 contro Dallas grazie a 3 mete della rivelazione dell’anno, il tight end Chris Cooley. Clinton Portis infrange il muro delle 100 yards in ognuna delle ultime 5 apparizioni, e supera il record di franchigia con 1.516 yards, Santana Moss riceve per 1.483 yards, cancellando un massimo di franchigia durato32 anni. Il 10-6 finale significa il sesto posto assoluto della Nfc, la qualificazione ai playoffs è solamente la seconda degli ultimi 13 anni.
Nella Wild Card arriva l’opportunità di rivincita contro i Tampa Bay Buccaneers, che vengono sconfitti per 17-10 nonostante 120 yards di total offense. Diventano decisivi i turnovers provocati da LaVar Arrington e Sean Taylor.
I Redskins si arrendono una settimana più tardi sul campo dei Seattle Seahawks , che li superano per 21-10.

2006- i Redskins vincono ancora una volta il campionato della free agency dando contratti inesplicabili ad Antwaan Randle-El, Brandon Lloyd ed Adam Archuleta, quindi si inseriscono nella trade tra Denver ed Atlanta cedendo una prima scelta per avere il power back TJ Duckett, che finisce inutilizzato e rilasciato a fine stagione. L’assunzione del genio offensivo Al Saunders è insufficiente a smuovere l’attacco, mentre la difesa di Gregg Williams è il fantasma di quella vista un anno prima, ed i risultati sono scoraggianti.
A 3-6 e con la stagione compromessa Mark Brunell viene rimosso per far posto al secondo anno Jason Campbell, promettente quarterback da Auburn. Finisce con un mediocre 5-11, da ricordare le 1.154 yards di Ladell Betts, che sostituisce alla grande l’infortunato Portis, mentre Cooley si conferma come l’arma offensiva più pericolosa con le sue 734 yards e 6 mete. I Redskins, come consolazione, vincono un’altra rocambolesca gara contro Dallas al Fed-Ex Field.

2007- Washington detiene la quinta scelta assoluta, con la quale si assicura le prestazioni della feroce safety LaRon Landry: grazie al suo contributo, nonché all’arrivo da free agent del veterano London Fletcher, la difesa risorge. Jason Campbell, al primo anno completo da titolare, dirige un attacco improduttivo, un 3-1 di partenza diventa presto un record in negativo, il treno per i playoffs sembra perduto. La cattiva gestione delle partite contro Giants e Packers procura due sconfitte pesanti. Il 27 novembre la squadra è colpita da una tragedia: Sean Taylor, ferito gravemente in seguito ad un assalto di un intruso nella sua abitazione, perde la vita lasciando un vuoto enorme per staff, compagni e fans. I Redskins perdono la seguente gara con i Bills a causa di un doppio timeout chiamato da Gibbs. Con pochissime speranze di fare la postseason arriva pure l’infortunio per Campbell, tuttavia la riserva Todd Colllins guida la squadra a quattro vittorie consecutive, la qualificazione arriva all’ultima giornata di campionato. Clinton Portis corre per 1262 yards e segna 11 mete, Chris Cooley è il bersaglio più cercato con 66 ricezioni, buone per 786 yards ed 8 touchdowns.
L’avventura termina nel Wild Card Game a Seattle, dove i Seahawks si impongono per 35-14, la stagione viene dedicata alla memoria del compagno scomparso.
Il 7 gennaio 2008, citando il bisogno di stare vicino alla famiglia, Joe Gibbs annuncia il suo ritiro definitivo. Dopo un mese di ricerche, Dan Snyder annuncia la sorprendente assunzione di Jim Zorn, inizialmente incaricato di coordinare l’attacco, quale nuovo head coach. Gregg Williams ed Al Saunders vengono entrambi licenziati.

2008 – La prima stagione di Zorn non è delle più facili (e migliori), la squadra parte abbastanza bene dopo un brutto incontro d’esordio contro i campioni in carica NY Giants ma alla lunga molti atleti crollano affaticati o infortunati. La seconda metà di campionato è pessima, la squadra chiude 8-8 e rimane fuori dalla corsa al titolo.

I Washington Redskins sono una franchigia Nfl tra le più antiche, la cui storia è contraddistinta dai due campionati vinti a cavallo tra fine anni ’30 ed inizio anni ’40, nonché dalle tre vittorie conseguite al Super Bowl, in special modo quella del 1992, che ha lasciato alla storia una delle squadre più dominanti di tutti i tempi. I cicli vincenti legano indissolubilmente le diverse storie di Sammy Baugh , Ray Flaherty, Joe Theismann, Joe Gibbs, John Riggins, Art Monk, Darrell Green, gli Hogs e tantissimi altri personaggi, ognuno dei quali pedina fondamentale per il ricordo della tradizione di eccellenza a cui è legato il nome della squadra. Invischiati nel secondo periodo più oscuro dopo le lunghe sofferenze degli anni ’50 e ’60, i Redskins hanno cercato la via del successo tramite l’ingordigia dell’attuale owner Dan Snyder, il quale ha sperperato quattrini e scelte future per portare in città giocatori dai nomi altisonanti, ma inutili alla causa.
Il secondo mandato di Joe Gibbs ha acceso la fiamma della speranza scaturendo due viaggi ai playoffs in tre stagioni, ora tocca a Jim Zorn la difficile impresa di riesumare un passato che la città sente moltissimo, considerata la tradizione vincente sinonimo di una delle squadre più vecchie della Nfl.

Franchise book
Maglie ritirate ufficialmente: #33 Slingin’ Sammy Baugh ; #21 Sean Taylor.

Maglie ritirate non ufficialmente: #7 Joe Theismann; #9 Sonny Jurgensen; #28 Darrell Green; #42 Charley Taylor; #43 Larry Brown; #44 John Riggins; #49 Bobby Mitchell; #51 Monte Coleman; #65 Dave Butz; #81 Art Monk; #84 Gary Clark.

I componenti della Hall Of Fame che hanno vestito il burgundy & gold sono Cliff Battles (1937), Sammy Baugh (1937-1952), “Bullet” Bill Dudley (1950-1951, 1953), Turk Edwards (1937-1940), Ken Houston (1973-1980), Sam Huff (1964-1967, 1969), Deacon Jones DE (1974), Stan Jones (1966), Sonny Jurgensen QB (1964-1974), Paul Krause (1964-1967), Wayne Milner (1937-1941, 1945), Bobby Mitchell (1962-1968), John Riggins (1976-79, 81-85), Charley Taylor (1964-1975, 77), Art Monk (1980-1993), Darrell Green (1983-2002).

Tra gli allenatori vi sono Ray Flaherty (1937-1942), Joe Gibbs (1981-92, 2004-2007), Curly Lambeau (1952-1953), Vince Lombardi (1969), oltre all’owner George Preston Marshall (1937-69).

Il premio di Mvp stagionale è stato vinto da tre diversi giocatori, Larry Brown nel 1972, Mark Moseley nel 1982, e Joe Theismann nel 1983; John Riggins, Doug Williams e Mark Rypien sono stati invece i migliori giocatori del Super Bowl rispettivamente nel 1982, 1987 e 1991. Riguardo le matricole, Charley Taylor e Mike Thomas hanno vinto l’offensive rookie of the year nel 1964 e nel 1975. Gene Brito nel 1958 e Joe Theismann nel 1984 sono altresì stati Mvp del Pro Bowl.
Tra gli allenatori, Joe Kuharich è stato coach of the year nel 1955, George Allen nel 1971, Joe Gibbs nel 1982, 1983 e 1991.

Il record all-time della franchigia è di 560-511-27 (537-496-27 per la stagione regolare, 23-17 per i playoffs). Il maggior numero di vittorie è stato ottenuto contro i Philadelphia Eagles, superati in 77 occasioni, mentre il maggior numero di sconfitte è opera dei New York Giants, che hanno battuto i Redskins per 87 volte.
Il miglior record stagionale è di 14-2, ottenuto nel 1983 e pareggiato nel 1991, mentre il peggiore è 1-12-1, risalente al 1961.

All time leaders (offense)
Joe Theismann 25.206 passing yards
John Riggins 7.472 rushing yards
Art Monk 12.026 receiving yards

Con 154 vittorie Joe Gibbs è il coach più vincente nella storia della franchigia.

Tutti i dati, gli aneddoti e le immagini raccontati e mostrati in questa time-line provengono da siti storici quali pro-football reference, wikipedia, sports E-cyclopedia, la sezione storica di redskins.com, e dal libro “Hail Redskins” di Richard Whittingham.

Teams_timeline | by Dave Lavarra | 19/04/08

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